sabato 24 gennaio 2009

La revoca della scomunica ai Lefebvriani e la cifra del Pontificato di Benedetto XVI (Bordero)


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La cifra di un pontificato

di Gianteo Bordero

Benedetto XVI, con la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, scrive un'altra pagina importante del suo pontificato.

Una pagina destinata a rimanere e, probabilmente, a diventare la cifra del papato ratzingeriano. Sanare uno scisma, infatti, significa medicare la ferita più profonda che possa essere inferta all'unità del corpo mistico di Cristo, la Chiesa: la divisione tra le sue membra.

Dividere è facile, unire è molto più difficile. Papa Benedetto, rispondendo all'esortazione di Gesù nel Vangelo di Giovanni («Che siano una sola cosa affinché il mondo creda»), si avvia a chiudere definitivamente una delle vicende più dolorose nella storia della Chiesa degli ultimi due secoli. «Uno scisma piccolo - afferma Gianni Baget Bozzo intervistato dal Foglio - ma che ha avuto un ruolo importante nel post-Concilio».

I segnali di una pacificazione definitiva tra Roma ed Ecône (la cittadina svizzera nella quale monsignor Lefebvre aveva fondato il suo seminario alla fine degli anni Sessanta dopo la rottura definitiva con il Vaticano a causa delle riforme conciliari) si erano intensificati sin dai primi mesi del pontificato di Benedetto XVI: già sul finire dell'agosto 2005, infatti, Ratzinger aveva incontrato a Castel Gandolfo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X.
I comunicati ufficiali scaturiti da quell'incontro - sia quello della Santa Sede che quello dei lefebvriani - sottolineavano il desiderio reciproco di procedere gradualmente ad un riavvicinamento nel nome del comune amore per la Chiesa.

Ma l'evento decisivo è stato senz'altro la promulgazione del motu proprio «Summorum pontificum», del 7 luglio 2007, con il quale Benedetto XVI ha deciso di «liberalizzare» l'uso del messale romano di San Pio V (nella sua ultima versione risalente al 1962, Giovanni XXIII regnante) affermando che esso non è stato abrogato dalla riforma liturgica del 1970 e che il nuovo messale di Paolo VI rappresenta la forma ordinaria, ma non esclusiva, della liturgia cattolica.
Un gesto, questo, che ha provocato numerose contestazioni all'interno della Chiesa, soprattutto da parte di coloro che - per usare un'espressione dello stesso Papa Ratzinger - considerano il Vaticano II come un momento di «rottura» rispetto al passato, una sorta di rifondazione della Chiesa scaturita dal compromesso con la modernità.
Le contestazioni hanno assunto forme più o meno eclatanti, soprattutto in Francia (patria di Lefebvre), e lo stesso Benedetto XVI, durante il suo viaggio a Lourdes dello scorso anno, ha dovuto richiamare i vescovi transalpini al rispetto del motu proprio.

Ma le diffuse proteste non hanno fermato Papa Ratzinger. Anzi. Dopo aver ricevuto lo scorso 15 dicembre fa una lettera di monsignor Fellay che chiedeva la revoca della scomunica promulgata da Giovanni Paolo II nel 1988 («Siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l'attuale situazione» scriveva Fellay nella missiva) e dopo aver appreso che la Fraternità San Pio X ha organizzato per il Natale 2008 una preghiera del rosario volta a «ottenere dalla Madonna il ritiro del decreto», ha valutato che i tempi erano maturi per il passo decisivo.

Il testo della revoca è stato diffuso questa mattina dalla sala stampa vaticana.
In esso la Santa Sede afferma che «con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l'unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione. Si auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorità del Papa con la prova dell'unità visibile».
Vedremo ora, dunque, se gli auspici del Vaticano troveranno rapida realizzazione.

Ma quello che sin d'ora si può dire è che Benedetto XVI, che già quand'era come cardinale alla guida dell'ex Sant'Uffizio aveva provato ripetutamente a raggiungere un accordo con i lefebvriani, ha compiuto un gesto di alto valore storico ed ecclesiologico.

Riammettendo i vescovi ordinati da Lefebvre alla piena comunione con Roma, egli chiude definitivamente un'epoca, si lascia alle spalle la deleteria spaccatura post-conciliare tra tradizionalisti e progressisti, riconosce che anche i primi avevano delle ragioni che solo le mode teologiche del momento hanno impedito di valutare sino in fondo.
Riprendendo un'immagine usata da Jean Guitton in un suo famoso saggio, potremmo dire che, con la sua decisione, Papa Ratzinger contribuisce a ricucire la veste di Cristo dilacerata nella storia dagli scismi e dalla divisione tra i cristiani.
Guitton sostiene che gli strappi, sin dalla grande eresia ariana, hanno sempre fatto assumere alla Chiesa maggiore coscienza di sé e della sua missione. Ora che uno di questi strappi si appresta ad essere sanato, è augurabile che i motivi che l'hanno causato possano essere finalmente letti alla luce della ritrovata unità delle membra, e non con le lenti di un fanatismo ideologico e teologico che ha fatto solo tanto male alla Chiesa in questi ultimi decenni.

© Copyright Ragionpolitica, 24 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Gianni Gennari alias Malpelo non condivide la scelta del Papa. Vedi il blog di Galeazzi.
Mi stanno cadendo le braccia, per non parlare del resto.
Alessia

Raffaella ha detto...

Mamma mia, cara Alessia...
Intanto ti annuncio che stanno arrivando fulmini da parte ebraica.
Basta guardare il sito del Corriere...

Anonimo ha detto...

Il Rabbino Rosen dimentica che GPII desiderava ardentemente la riconciliazione con i lefebvriani. E comunque le reazioni ebraiche non devono stupire.
E' Gennari quello che mi delude di più. Nei commenti Galeazzi aggiunge altri pezzi dell'intervista che francamente trovo inaccettabili. Alla faccia del rispetto e dell'obbedienza al Papa
Alessia

Anonimo ha detto...

Avete letto Gennari da Galeazzi?

"Dai lefebvriani uno schiaffo a Wojtyla"

Il grido d'allarme del teologo Gianni Gennari, testimone diretto della stagione conciliare

GIACOMO GALEAZZI

Il teologo Gianni Gennari, testimone diretto della stagione conciliare avverte: "Attenti a fidarsi dei lefebvriani. Ricordiamoci tutti l’accordo che era stato firmato con Roma il 5 maggio. Il 6 monsignor Lefebvre se lo è rimangiato e lo ha deriso. Ai tempi delle ordinazioni del 1988 eseguite da Lefebvre contro la volontà del Papa, c’erano canonisti che negavano persino la loro validità perché per la validità dei sacramenti serve l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, ma dal momento che Lefebvre considerava la Chiesa completamente fuori gioco a causa del Concilio Vaticano II, le ordinazioni di per sè non solo sarebbero illecite ma serebbero adirittura invalide. Milingo, che più volte ho pubblicamente contestato, di fronte ai vescovi lefebvriani è un fiore di ortodossia, perché ha commesso una cosa illegittima ma non ha contestato nessun punto di fede. Lui contesta la legge del celibato che non è certamente una legge di fede. Sono scandalizzato, turbato, addolorato per la revoca della scomunica ai vescovi scismatici lefebvriani. Ci sono dietro almeno 40 anni di calunnie verso i Papi. Maolo VI lo chiamavano, come era scritto sui manifesti a Roma dai lefebvriani, Papa bastardo, messa bastarda. Per anni. I preti sono stati picchiati dai lefebvriani. Alla parrocchia della Natività di Roma hanno rotto la testa a un sacerdote, hanno bruciato la porta della parrocchia, hanno fatto cacciare don Luigi Della Torre semplicemente perché era il liturgista più noto che aveva lavorato per la messa in italiano, poi le calunnie contro monsignor Bugnini, contro il Concilio Vaticano II. La rivista ufficiosa dei lefebvriani italiani «Sì sì, no no» per anni ha riempito le pagine di calunnie, anche di carattere personale, scrivendo che la sede era vacante, che l’ultimo Papa era Pio XII. Con la demonizzazione di qualsiasi tentativo di ecumenismo. E' ancora più sconvolgente presentare la revoca della scomunica nel giorno in cui si chiude la settimana per l’unità dei cristiani e nel giorno in cui si celebrano i 50 anni dall’indizione del Concilio Vaticano II, cui ero presente a cinque metri da Giovanni XXIII. 50 anni dopo, nello stesso giorno, si fa un discorso del genere e mi meraviglio come il cardinale Re (creatura di Paolo VI e di monsignor Benelli) abbia potuto firmare un decreto simile. Non so se è vero che qualche altro vescovo abbia rifiutato la propria firma al documento, ma questo sarebbe stato un atto di coscienza. Tutto ciò è uno schiaffo a Giovani Paolo II. Se le cose sono andate come dice il superiore dei lefebvriani Fellay, oggi ad essere clamorosamente smentito è proprio Karol Wojtyla. Il 30 giugno 1988, il giorno della scomunica, il cardinale Jospeh Ratzinger mandò un telegramma molto chiaro e netto a monsignor Lefebvre per bloccare le consacrazioni vietate dal Papa. Qui c’è qualcosa che non fila. Io non so cosa ci sia dietro, chi ha indotto Benedetto XVI, chi lo ha costretto. Il Papa sa bene quanto gli voglio bene, quanto gli sono grato, ma resto scandalizzato dalla revoca delle scomuniche. Dire, come ha fatto monsignor Bernard Fellay, che adesso è stata ripristinata la dottrina cattolica, significa dare uno schiaffo direttamente a Giovanni Paolo II che ha sancito la scomunica, ma anche al cardinale Ratzinger, a Paolo VI, a Giovanni XXIII, che per i dissidenti erano dei traditori della dottrina. C’era bisogno che loro rientrassero il 24 gennaio 2009 perché si ripistinasse la dottrina cattolica? Serviva aspettare che questi quattro vescovi non fossero più scomunicati? . Ma stiamo scherzando? Ma di cosa parliamo? Mi viene da piangere, non è tollerabile una cosa del genere. C’è qualcosa che non funzione. La fede in Cristo e nella Chiesa eretta da Lui rimane, ma se dipendesse soltanto da gesti umani ci sarebbe soltanto da dire "arrivederci e grazie." Siamo di fronte a una vergogna, una vera vergogna. Questa insistente, sottile, spregiudicata opera di calunnia che per quarant’anni i lefebvriani hanno fatto contro tutti e tutti non può essere cancellata con un colpo di spugna. I cardinali Casaroli, Silvestrini, Martini sono stati tacciati di esseri dei lupi che disperdevano il gregge dei fedeli, dei banditi. I seguaci di Lefebvre hanno accusato tutti in Curia di essere massoni, persino Poletti e Ruini. Ma come è pensabile riprenderli nella Chiesa come se nulla fosse? Dicono di riconoscere l’autorità del Papa. Ma quale? E perché solo adesso? S per il documento di revoca delle loro scomuniche? Gli fa comodo? O noi non sappiamo qualcosa? Mi auguro che ci siano delle condizioni che sono state messe ai lefebvriani, in cui devono rinnegare esplicitamente quattro decenni di calunnie, di violenza, di menzogne , di insulti. Se non fanno questo non è credibile nulla. Oppure loro si serviranno di questo decreto come fece Lefebvre il 5 maggio 1988, firmando un accordo e rimangiandoselo il giorno dopo. Né fece nulla in risposta ai tentativi del cardinale Ratzinger di scongiurare uno scisma. A cosa stiamo assistendo? Qui c’è un mistero che non capisco. Per non disperare ci vuole tutta la fede, che non dipende per fortuna dai preti e neppure dai Papi. Questa è una cosa sconvolgente".

mariateresa ha detto...

bisogna che tutti tiriamo un respiro e aspettiamo un po'. Dispiace che Lupo non lo abbia fatto.
Ci sono altre cose che penso che oggi non dirò.
Il suo modo di volere bene al papa è davvero singolare.

Anonimo ha detto...

Sempre Gennari:
«Uno schiaffo a Giovanni Paolo II» che fino all’ultimo «scongiurò » il vescovo anti-conciliare Marcel Lefebvre di non consacrare nuovi presuli. È a dir poco «turbato» e non usa mezzi termini Gianni Gennari, ex prete del dissenso, nel condannare la revoca della scomunica inflitta da papa Wojtyla il 30 giugno 1988 ai quattro vescovi lefebvriani,: «è una tragedia, la sconfitta totale della Chiesa». «Mi vergogno dell’esito di questa faccenda. Sono deluso, sbalordito, scandalizzato», afferma Gennari all’ANSA, trattenendo a stento la rabbia e le lacrime, e dichiarando di essere in possesso di un’ampia documentazione di quanto accadde all’epoca, «compreso un telegramma dell’allora cardinale Ratzinger» a Lefebvre. «Non so se si deve vergognare anche il papa, questo spetta alla sua coscienza. È un grande teologo e non capisco cosa sia successo. Mi dispiace perchè io gli voglio bene», aggiunge l’ex prete oggi sposato e apprezzato giornalista sulle colonne di ’Avvenirè con lo pseudonimo di ’Rosso Malpelò. «Non so se qualcuno abbia imbrogliato il papa, ma qui la misericordia di Cristo non c’entra niente, perchè la misericordia si usa con chi si pente». Ma i lefebvriani non si sono mai pentiti, anzi «per 40 anni hanno parlato di ’papi bastardì, ’messa bastardà, hanno addirittura dato del bastardo a Paolo VI, sputando veleno e calunnie. Hanno compiuto violenza anche fisica nei confronti di preti, colpevoli soltanto di essere fedeli al Concilio Vaticano II». E soprattutto, li accusa Gennari, si ritengono i depositari della vera dottrina cattolica: «Non c’è niente di più satanicamente orgoglioso di questa dichiarazione. Sono loro - contesta - che si sono ricongiunti con la Chiesa, non il contrario». «Anche Milingo - aggiunge azzardando un paragone - ha consacrato quatto vescovi, ma non ha mai rifiutato la dottrina cattolica. In confronto a loro lui è un religioso modello». La «speranza» dell’ex sacerdote è che la decisione di revocare la scomunica sia stata presa a una condizione: quella di «un chiarimento» tra la Santa Sede e i diretti interessati, «un documento preciso con cui il Vaticano chieda a questi signori (Bernard Fellay, Alfonso de Gallareta, Tissier de Mallerais e Richard Williamson, ndr) il pieno riconoscimento della validità del Concilio Vaticano II e dei suoi decreti».
P.s. si comporta come Luca Brandolini all'uscita del MP. Quasi quasi gli regalo uno stock di fazzoletti.
A parte gli scherzi, la mia delusione è infinita. Non so se riuscirò ancora a leggerlo con lo stesso animo di prima, non so neppure se lo leggerò ancora.
Alessia

mariateresa ha detto...

visto che stasera dobbiamo inghiottire delle brutte pillole, vi segnalo questo:Di Enzo Bianchi

http://www.pontifex.roma.it/index.php/interviste/religiosi/1228-la-revoca-della-scomunica-ai-tradizionalisti-un-atto-di-misericordia-del-papa-ma-i-lefebvriani-accettino-il-vaticano-ii-condizione-per-la-piena-comunione-con-il-papa-e-la-chiesa-il-messale-antico-non-e-antisemita-e-sullaborto-obama-ha-iniziato-male



come indirizzo web non c'è male.
Mentre lo leggevo mi sono addormentata.
Più ci penso non giustifico Lupo.
No, neanche un po'.
Sembra preda del complesso del complotto. C'è qualcosa che non va e se mi viene lo sbuzzo, glielo dirò.
Invece per il rabbino Rosen mi dispiace e spero che chi di dovere spieghi.Io credo chela posizione del rabbino fosse dovuta.
Ma quella di Lupo no.
E mi sto chiedendo da quando matura.Perchè che risalga da oggi da oggi non ci credo.

Raffaella ha detto...

Cara Mariateresa, anche io, per stasera, evito di commentare perche' sono un tantinello nervosa e voglio riflettere bene prima di dare fiato alla bocca e di muovere il mouse.
Dispiace che altri non abbiano la stessa accortezza.
R.

Anonimo ha detto...

Aldo Maria Valli ha appena distorto in maniera palese le parole di Mons Fellay “Noi siamo pronti a scrivere il Credo con il nostro sangue, a firmare il giuramento antimodernista…”, trasformandole in “Noi siamo pronti a firmare col nostro sangue il giuramento antimodernista” . Spero che l’errore sia stato frutto di una leggerezza, poichè tutto sommato lo stimavo , il Dott Valli...non lo facevo così goebbelsiano. Spero si sia solo sbagliatol Lo spero proprio. Altrimenti...

gemma ha detto...

e intanto, per protesta contro chi ha offeso gli altri papi si "dà" addosso a questo papa (avanti..c'è posto..chi non lo aveva ancora fatto può cogliere l'occasione al balzo ora. Il tiro alle intenzioni di Ratzinger è un gioco irresistibile al quale alla prima occasione cedono tutti. Basta solo aspettare ). Senza nemmeno capire se arriveranno chiarimenti a questo provvedimento e quali.
Se i lefebvriani si pentono delle offese ai papi, rientrano nella chiesa, accettano il concilio, l'ecumenismo... , sono fratelli verso cui si può esercitare il perdono cristiano esattamente come tutti gli altri. O il perdono e la misericordia nella Chiesa seguono canali selettivi, esattamente come nelle correnti di partito?
Premetto che non sono simpatizzante dei lefebvriani, i cui toni in passato mi hanno spesso lasciato perplessa ed amareggiata . Avrei preferito attorno a questa vicenda una decisione meno silenziosa, preceduta da dichiarazioni pubbliche concilianti con propositi di fedeltà e rispetto nei confronti della chiesa e di tutti i suoi papi (in tutti i sensi) da parte dei vescovi lefebvriani, compreso qualche chiarimento da parte del presunto negazionista, ma non riesco ad immaginare da parte cristiana l'esistenza di contrasti e ripicche eterne. Come possiamo riempirci la bocca di dialogo per i litiganti di Gaza, dove da anni scorre letteralmente e fisicamente il sangue, se non sappiamo nemmeno dialogare, perdonare e provare a camminare insieme tra noi?
Ora si ipotizza pure che il Papa si sia fatto raggirare, che sia tenuto sotto scacco chissà da chi...E queste non sono offese personali, non al papa e alla sua autorità, ma all'uomo Ratzinger? A quando la richiesta di interdizione? E mi si perdoni se gli voglio molto bene e mal digerisco le offese alla sua persona, esattamente come accade ad altri nei confronti di precedenti papi.
Suvvia...si è detto che è un gesto di misericordia ...
Aspettiamo un attimo prima di bruciare i fantocci
Sarà che provengo da un mondo molto "laico" ma prese di posizione così rigide e prevenute non le ho mai capite e mi fanno muovere molto a disagio in questa chiesa. Scoprirla così litigiosa, organizzata quasi in correnti di partito e poco accogliente verso chi vi fa ritorno mi disorienta.
In quanto a monsignor Lefebvre, forse dovremmo cominciare a considerare il fatto che non c'è più e anche la sua scomunica e suoi eventuali pregi e difetti sono già passati ad altro giudizio, superiore al nostro.

Anonimo ha detto...

Cara Gemma che dire? hai detto già tu tutto quanto!

Rimango stupito ma, più che altro amareggiato, di come si stia dipingendo questo atto di misericordia del Papa e soprattutto, come si stia dipingendo la sua persona ed il suo modo di agire. Evidentemente anche chi gli vuole bene o dice di volergli bene non ha capito che se ha preso questa decisione così difficile ha i suoi buoni motivi. Chi gli vuole bene dovrebbe anche avere estrema fiducia nel suo operato ma, come hai detto tu, ogni occasione è buona per dargli addosso. E' triste vedere che molti dichiarati sostenitori sono pronti a passare meschinamente dall'altra parte offendendo ed irridendo la sua persona. Riguardo a Milingo non è per nulla un fiore di ortodossia; visto che operava i suoi riti di esorcismo pubblicamente senza nessuna riserva spacciandole per messe normali nelle quali, molto spesso, venivano coinvolte persone che di esorcismo non ne sapevano nulla provocando degli scok psicologici non indifferenti e duri da superare.
Sono amareggiato e mi stringo più forte a Papa BenedettoXVI rinnovandogli la mia vicinanza spirituale e la mia gratitudine per avermi riportato verso Gesù!
P.s Prima che qualcuno in questo clima avvelenato pensi che sia un estremista tradizionalista, voglio dirvi che siete del tutto fuori strada. Sono semplicemente un fedele che ha avuto fiducia ed ha fiducia e rispetto incondizionato per il suo Pontefice, dopo ventisei lunghi anni di completa lontananza da Dio e dalla Chiesa.

Anonimo ha detto...

il fatto è che tutte queste polemiche sono di grande scandalo alla fede dei semplici.
Preghiamo in quest'ora per il Santo Padre, affinchè non fugga davanti ai lupi...ne avrà bisogno nei prossimi giorni, il peggio deve ancora arrivare...

Anonimo ha detto...

riguardo al Milingo religioso modello: non credo che aderire alla setta del reverendo Moon, mentre si sta servendo la Chiesa, sia cosa da religioso modello, in linea con l'ortodossia cattolica e con la fedeltà al papa. Ma forse in questo riferimento all'ineccepibilità di Milingo, con relativa assoluzione, c'è molto di orticello personale, vista la battaglia per l'abolizione del celibato sacerdotale. Le scomuniche non dovrebbero essere mai giudicate per commistione di interessi personali. E chi le emana o le revoca se ne assume in prima persona la responsabilità di fronte a Dio, indipendentemente da quel che pensano i teologi tutti