giovedì 29 gennaio 2009

Il Papa che accoglie e perdona tira dritto e lavora per l'unità della Chiesa


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

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Il Papa che accoglie e perdona tira dritto e lavora per l'unità della Chiesa

Aprire le braccia, chiedere scusa, ripetere per l'ennesima volta la stessa cosa, sopportare la durezza, non pesare troppo l'astuzia, separare tra polemica e sostanza…
Fare il Papa è un mestieraccio. Lo dev'essere tutti i santi giorni che Dio manda in terra, e specialmente certi giorni, come quelli che stanno capitando.
Al Papa, infatti, sta toccando di navigare tra la colpevole grettezza di qualcuno (come il vescovo negazionista) l'astuzia di alcuni (i media e certe forze che vogliono alimentare il dissido tra ebrei e cattolici proprio alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Israele), il risentimento di altri (certi esponenti del mondo ebraico che a ogni piè sospinto si vestono da vittime). E navigare è il suo compito, essendogli affidata la gran barca della Chiesa. E nessuno garantì né a Pietro né ai suoi successori una navigazione tranquilla. La Chiesa non è un pedalò.
L'unità tra persone diverse non è una passeggiata.
Ma il Papa mi pare non abbia lasciato ambiguità né abbia girato il timone: apertura e riammissione ai Lefebvriani come inizio di un percorso che essi devono fare; riaffermazione dell'abbraccio ai fratelli ebrei, pur nella differenza e nella autonomia (per questo non è comunque accettabile porre come condizione la "defenestrazione" di un vescovo come gesto riparatore); rilancio del dialogo sul quel che accomuna più che insistenza su quel che divide. Questo Papa sta lavorando per l'unità della Chiesa, e non a parole ma con gesti significativi. E i gesti che hanno un peso non sono mai privi di conseguenze. Lo sappiamo tutti. È proprio della vita normale. Quando ad esempio fai un passo verso un figlio, con la coda dell'occhio vedi che spesso l'altro un poco si adombra. E così il gesto di riapertura ai lefebvriani, maturato con pazienza e lavoro serissimo di dialogo, può aver creato qualche ombra comprensibile in altri figli, e viceversa in altri casi. La Chiesa non è un pedalò. Ma di certo, mentre vediamo altrove spettacoli a volte tragici, a volte grotteschi di continua divisione, frammentazione e rotture, la riunione con fratelli che se ne erano andati è un fatto controtendenza, da difendere con la verità e la pazienza. Senza paura delle tensioni, ma rilanciando sempre, con precisione e forza per l'unità. È quello che sta facendo il Papa, in mezzo a durezze di ogni genere ben comprensibili, e senza reagire nemmeno di fronte ad affronti e a pericolose ambiguità. E mai stancandosi di fare il Papa, il servo dei servi, e dell'unità dei cristiani.

© Copyright Il Tempo, 29 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido ogni parola. non è mai stato facile fare il Papa, ma sembra che per Benedetto XVI e in questo tempo sia ancora più difficile.Non è il caso e non sono i giochi di palazzo (vaticani)ad averlo sceltoe per questo siamo sicuri che ce la farà; del resto da ogni tempesta esce a testa sempre più alta, nonostante i tentativi, da tutti i fronti, di farlo affondare. continuiamo a pregare per lui, perchè non si stanchi mai di lottare per la Verità. Maria Pia

euge ha detto...

Vorrei vedere che non tirasse diritto per la sua strada...... Ci mancherebbe altro che si lasciasse intimorire da questi trabocchetti giocati trasversalmente.