venerdì 21 agosto 2009

Acquistare è sempre un atto morale e non solo economico. I commenti di Paolo Landi e Sergio Marelli sulla Caritas in veritate (Radio Vaticana)


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Acquistare è sempre un atto morale e non solo economico. I commenti di Paolo Landi e Sergio Marelli sulla Caritas in veritate

“È bene che le persone si rendano conto che acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico”: è la riflessione di Benedetto XVI nella Caritas in veritate, che dedica un intero paragrafo alla realtà dei consumatori e alla loro responsabilità sociale. Il Papa mette l’accento sull’educazione dei consumatori al rispetto dei principi morali, che non sono mai contrari alla razionalità economica dell’acquisto. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Benedetto XVI rileva che la “interconnessione mondiale ha fatto emergere un nuovo potere politico, quello dei consumatori e delle loro associazioni”. Si tratta, scrive il Papa, di un fenomeno “che contiene elementi positivi da incentivare e anche eccessi da evitare”. È bene, è l’esortazione della Caritas in veritate, “che le persone si rendano conto che acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico”. C'è dunque, aggiunge l’Enciclica, “una precisa responsabilità sociale del consumatore, che si accompagna alla responsabilità sociale dell'impresa”. I consumatori vanno perciò “continuamente educati al ruolo che quotidianamente esercitano e che essi possono svolgere nel rispetto dei principi morali, senza sminuire la razionalità economica intrinseca all'atto dell'acquistare”. Nell’attuale momento di crisi, “in cui il potere di acquisto potrà ridursi e si dovrà consumare con maggior sobrietà – rileva il Pontefice - è necessario percorrere altre strade, come per esempio forme di cooperazione all'acquisto”. Il Papa indica l’esperienza delle “cooperative di consumo, attive a partire dall'Ottocento anche grazie all'iniziativa dei cattolici”. Ed auspica la realizzazione di “forme nuove di commercializzazione di prodotti provenienti da aree depresse del pianeta per garantire una retribuzione decente ai produttori”. E ciò, tuttavia, “a condizione che si tratti veramente di un mercato trasparente, che i produttori non ricevano solo maggiori margini di guadagno, ma anche maggiore formazione, professionalità e tecnologia, e infine che non s'associno a simili esperienze di economia per lo sviluppo visioni ideologiche di parte”. Benedetto XVI auspica infine “un più incisivo ruolo dei consumatori” come “fattore di democrazia economica”.

Il Papa invoca dunque una responsabilità etica del consumatore nell’atto dell’acquisto. Esortazione su cui si sofferma il segretario generale dell’Adiconsum, Paolo Landi, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. – Oggi viviamo in una società dove la pubblicità ci induce ai consumi più vari, al consumismo più sfrenato, anche laddove non abbiamo bisogno di comprare delle cose, pur di acquistare l’ultimo modello, l’ultima novità … Bene, in questa Enciclica c’è un’affermazione importante del consumo responsabile, un’attenzione sull’educazione al consumo responsabile; su tutto il tema dell’energia, un uso responsabile del denaro rispetto ad un consumismo sfrenato … E credo che questa sottolineatura dell’etica negli acquisti sia un dato importante, in quello che è l’insegnamento della Chiesa e ci fa veramente piacere!

D. – L’etica non è contro la razionalità economica in un acquisto …

R. – Assolutamente no! Soprattutto dopo quello che è successo: quando abbiamo verificato che l’economia, la finanza non erano più finalizzate allo sviluppo ma al business in quanto tale, alla speculazione in quanto tale, e abbiamo visto i disastri che questo ha fatto. E’ evidente che l’economia, se è finalizzata al benessere della popolazione è una cosa importante, è una cosa positiva. Per questo è opportuno evidenziare l’etica non soltanto nelle scelte sociali, ma anche da parte dei consumatori, perché i consumatori, con le loro scelte, possono orientare l’economia, possono privilegiare quei consumi dove c’è chiaramente il rispetto delle norme internazionali, il rispetto del lavoro minorile, piuttosto invece che le imprese che operano utilizzando il lavoro minorile, utilizzando questi fenomeni speculativi.

D. – Il Papa auspica una maggiore sobrietà nello stile di vita …

R. – Sì. Io credo che questa crisi economica, questa recessione che è in atto, porterà anche ad un ripensamento degli stili di vita. Pensiamo alla questione telefonini: oggi siamo in piena recessione e il consumo telefoni sta aumentando comunque, tutti alla rincorsa dell’ultimo modello anche se quello precedente funziona egregiamente. Io credo che qui vada ripensato il nostro modo di consumare; io credo che ci sia bisogno di recuperare una dimensione che sia quella della qualità della vita, che sia quella della solidarietà. E in questo, credo che l’insegnamento dell’Enciclica dia veramente contenuti importanti.

Un commercio equo è la condizione necessaria per far sì che i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo vedano riconosciuti i propri diritti. Ma questo è possibile solo attraverso una responsabilizzazione del consumatore. E’ quanto sottolinea Sergio Marelli, direttore generale di Volontari nel mondo-Focsiv, al microfono di Alessandro Gisotti:

R. – Non bisogna mai dimenticare – e a questo mi sembra che il Santo Padre ci richiami – che acquistando dei prodotti, in qualche modo noi contribuiamo a favorire un commercio più giusto oppure delle regole che fino ad oggi hanno in qualche modo imperato nel commercio internazionale, che tendono ad “avvantaggiare” quelle imprese che, proprio violando i diritti umani e sfruttando i lavoratori, hanno massimizzato in questi anni i loro profitti. Quindi, acquistare un prodotto significa anche contribuire a dare la possibilità a milioni di produttori nei Paesi poveri di poter vivere di quanto producono.

D. – Non è solo una questione economica, dunque: è una questione culturale, di cambio di mentalità?

R. – Assolutamente sì! E’ una questione di cambio culturale a livello individuale ma con la consapevolezza che se ognuno di noi assume questa nuova cultura, questo atteggiamento responsabile, contribuisce anche a modificare delle regole, dei giochi che sembrano passare sopra la nostra testa. Insomma, il consumatore è un po’ come l’auditel per le trasmissioni televisive: più singolarmente si contribuisce a privilegiare quei prodotti che sono stati ottenuti anche con il rispetto della dignità della persona, con il rispetto della giusta retribuzione che bisogna riconoscere ai produttori, e più si condizionano anche i grandi circuiti internazionali.

D. – Com’è possibile questa inversione di tendenza in una società che oggi potremmo addirittura definire degli sprechi piuttosto che dei consumi?

R. – Io penso che sia possibile proprio assumendo questo atteggiamento che, attraverso delle scelte individuali quotidiane, seppur piccole, si abbia questa consapevolezza di poter influire sui grandi meccanismi che regolano il commercio a livello internazionale. E’ per questo che noi sosteniamo molto, per esempio, il Commercio equo e solidale, che è proprio questo modo di commerciare e di consumare dei prodotti che, eliminando gli intermediari che massimizzano i profitti, danno una più giusta retribuzione ai produttori.

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