martedì 11 agosto 2009

Angelus, Francesco Botturi: «Libertà senza vincoli, idolatria del nostro tempo» (Mazza)


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«Libertà senza vincoli, idolatria del nostro tempo»

Salvatore Mazza

DA ROMA

I lager come «simboli estremi del male».
E poi quell’accostamento, da molti cri­ticato, tra nichilismo e individualismo come elementi di quella realtà «ampia e dif­fusa », spesso «dai confini sfuggenti», che provano a staccare l’uomo da Dio.
Elemen­ti, secondo Francesco Botturi, docente di filosofia morale all’Uni­versità cattolica del Sacro Cuore di Milano, certamente «non direttamente legati», ma «con una radice comune». Che è di «farla fi­nita » con i «vincoli dell’antropologia cri­stiana », in nome di un «uomo nuovo» che non vuole limiti, ma appare senza futuro.

Che cosa l’ha colpita nella riflessione del Papa?

Ci ho visto l’individuazione di una delle ra­dici della cultura europea, quel neopaga­nesimo radicale e aggressivo che in qual- che modo ha un suo progetto – porre un’al­ternativa radicale alla radice giudaico-cri­stiana – e che nel nazismo ha trovato in­dubbiamente il suo paradigma. Anche l’i­dea del razzismo mi sembra sia stata chia­ramente questa, strappare la radice giu­daico- cristiana, e il secondo atto sarebbe stato quello dello scontro diretto con le Chiese cristiane.

Molti hanno però criticato l’accostamento che il Papa fa tra questa realtà e l’indivi­dualismo.

Certamente l’individualismo radicale non discende dal nazismo. Non ne è una riedie­zione, né una metamorfosi. Però credo che abbia una radice comune antiumanistica, ed è in tal senso che il Papa si riferisce a un «umanesimo ateo». Per questo io parlerei di un umanesimo anti-umanistico rispetto al­la tradizione ebraico cristiana. Diversa­mente dal nazismo, qui non abbiamo più un movimento, un qualcosa di identificabile, ma piuttosto un atteggiamento culturale che poi si mescola a volte con altre cose. Un atteggiamento però che laddove è preso nel­la sua essenza, si vede che ha una marcata avversione per l’idea di umanesimo radica­ta nella tradizione ebraico-cristiana.

Avverso in che cosa?

È avverso proprio all’antropologia cristia­na che è un’antropologia della relazione e della generazione. Questo umanesimo, o anti-umanesimo, individualista, ha in sé so­stanzialmente questa idea di una libertà non in relazione 'con'. In altre parole, la libertà non è l’esercizio di una prossimità, ma è li­bertà di un potere che non ha idealmente veti. Queste però non sono le libertà mo­derne – e qui sta probabilmente l’equivoco distorsivo e ideologico – ma questa è la ra­dice di un libertarismo che un po’ come la zizzania nel campo delle libertà moderne.

Che cosa significa?

È evidente che per la libertà individualisti­ca, così interpretata, si tratta di farla finita con tutti i vincoli dell’umanesimo cristia­no. A chiunque abbia gli occhi per guarda­re, è evidente che su temi come quelli della nascita, della relazione eterosessuale, della famiglia, del confronto dell’uomo con la ma­lattia e la morte, in fondo il giudizio è net­tamente questo: facciamola finita con i vin­coli dell’antropologia cristiana. Non sono più letti, questi, come componenti integra­li dell’esperienza, ma come vincoli esterni. In questo senso c’è effettivamente un radi­calismo aggressivo: come gli utilitarismi e­rano un’ipotesi di uomo nuovo, qui c’è un’i­potesi di uomo nuovo rispetto a quello del­l’umanesimo cristiano, che è appunto quel­lo di una libertà che ha conseguito una cer­ta assolutezza individualistica.

© Copyright Avvenire, 11 agosto 2009

1 commento:

Scenron ha detto...

http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/77082_ratzinger_messa_in_piazza_paolo_vi/

=D