lunedì 10 novembre 2008

Cracovia, l'ultima sinagoga è deserta e nessuno più fa memoria di quella notte (Bobbio)


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Cracovia, l'ultima sinagoga è deserta e nessuno più fa memoria di quella notte

nostro servizio

Alberto Bobbio

Cracovia

L'antico quartiere ebraico di Kazimierz, a Sud della città vecchia appena sopra la riva della Vistola, adesso racchiude memorie perdute. Qui abitavano gli amici di Karol Wojtyla, qui, tra queste case di mattoni rossi e pietre bianche, colui che diventerà l'uomo più grande della Polonia aveva imparato a vivere con i «suoi fratelli maggiori», ad amarli e rispettarli. Accadeva prima della guerra, prima della tragedia immane della Shoah. A Cracovia un terzo della popolazione era di origine ebrea. Il grande re polacco Casimiro aveva accolto oltre sei secoli fa gli ebrei che fuggivano dal pogrom dell'Europa d'occidente. Mai nessuno aveva avuto problemi a vivere con ebrei. Per Wojtyla era naturale avere amici ebrei. Per Wojtyla era stato naturale, da vescovo, cardinale e poi Papa, vivere con nel cuore e nei gesti l'amicizia per il popolo di Gesù.
Ora il quartiere ebraico è vuoto, popolato da fantasmi di uomini e donne e bambini uccisi dalla follia dell'uomo, schiantanti dall'ideologia del nazismo, che massacrò nelle strade e nei campi di concentramento oltre tre milioni e mezzo di ebrei polacchi. A Cracovia non sono più tornati. Il Paese fatica a fare i conti con le sue memorie. L'antico quartiere oggi è stato stato trasformato in una zona «cool», locali e ristoranti alla moda. Le memorie riaffiorano qui e là. C'è il museo ebraico, restano sette delle innumerevoli sinagoghe che servivano il culto di oltre 70 mila ebrei. Neppure del ghetto, costruito appena al di là della Vistola, vi sono memorie troppo chiare, le guide turistiche non ne parlano, nessuna insegna ne indica i confini.
Nessuno ricorda qui la «Notte dei cristalli», l'avvio della follia, quando esattamente 70 anni fa i nazionalsocialisti di Hitler andarono all'assalto dei negozi degli ebrei e bruciarono i loro libri, per rapirne la storia, per rubarne l'anima fino in fondo. Ci sono un centinaio di ebrei a Cracovia e nessun rabbino a pregare per ricordare l'orrore. E allora sono loro, questi ragazzi arrivati dalle scuole di Roma, a inchiodare la memoria di una città, a riportare alla mente gli anni di Wojtyla, quando giovani ebrei e giovani cattolici polacchi insieme vivevano e insieme studiavano, suonavano e insieme facevano teatro.
È il viaggio della memoria, viaggio sulle orme dell'orrore infinito, che oggi li porterà ad Auschwitz insieme al sindaco Gianni Alemanno, che viene qui per la prima volta. Li aveva inventati Francesco Rutelli questi viaggi, li aveva proseguiti Walter Veltroni e ora anche Alemanno conferma «che se non si ricordano le tragedie del passato nessun futuro potrà essere migliore». Lo dice nella notte, appena sceso dall'aereo che viene da Roma.
C'è un silenzio assoluto nell'antica sinagoga di Kazimierz, l'unica ancora aperta al culto. Parla l'ingegner Leone Paserman, fino a pochi mesi fa capo della comunità ebraica di Roma. Parla l'ex rabbino di Venezia Rav Della Rocca. La sinagoga brilla di luci. L'hanno restaurata dopo che i nazisti l'avevano trasformata in stallaggio per i cavalli dei soldati. Qualche anziano ebreo vede i giovani che l'affollano e si affaccia. Per loro non c'è nessuno che questa sera faccia memoria di quella notte tragica.
Paserman racconta delle parole di Ratzinger pronunciate all'Angelus, spiega che il Papa ha detto di provare ancora dolore, osserva che ha pronunciato parole «di grande fermezza, condanna totale e senz'appello dell'antisemitismo». Qualcuno traduce per i pochi ebrei di qui. Della Rocca torna a quella notte: «Quando si bruciano i libri sacri c'è il rischio che si giunga a bruciare gli uomini. Ed è accaduto. I nazisti hanno messo al rogo la libertà di pensiero, ma anche la libertà di Dio». I ragazzi ascoltano.
Oggi ad Auschwitz vedranno il male assoluto, quello che qui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno chiesto che mai più si ripetesse.

© Copyright Eco di Bergamo, 10 novembre 2008

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