lunedì 10 novembre 2008

La condanna e il dolore di Benedetto XVI a settant'anni dalla «Notte dei cristalli» (Pinna)


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La condanna e il dolore di Benedetto XVI a settant'anni dalla «Notte dei cristalli»

Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO

Aveva solo undici anni quando nel suo Paese, la Germania, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, si scatenò la furia nazista contro sinagoghe, uffici, abitazioni e negozi di ebrei, in un preludio di sangue a quella che sarebbe stata la Shoah. Era la «Kristallnacht», la «Notte dei cristalli», un evento che – ha detto con forza e con passione Papa Ratzinger, ieri, al termine dell'Angelus domenicale – impone, con la sua memoria, che «mai più si ripeta» l'orrore dell'antisemitismo e della discriminazione razziale.
«Ancora oggi – ha confessato il Pontefice – provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza». Non è la prima volta che Benedetto XVI condanna con tale vigore il nazismo, ma le sue parole, pronunciate da un uomo divenuto Papa che visse sul lato opposto della tragedia e fu anche per legge arruolato nella «Gioventù hitleriana», appaiono come un ulteriore passo nella riconciliazione tra Chiesa cattolica ed ebraismo, importante specie in queste ultime settimane segnate da polemiche.

Un passato che brucia ancora

La «questione della Shoah» è tornata infatti a rannuvolare l'orizzonte delle relazioni bilaterali, in coincidenza con le celebrazioni, nell'ultimo mese, del cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII (Papa dal 1939 al 1958).
Proprio sabato scorso Ratzinger ha parlato del suo predecessore come di un «eccezionale dono» di Dio alla Chiesa: gli ebrei, studiosi, rabbini e persino ministri israeliani contestano invece il suo «silenzio» di fronte all'Olocausto e chiedono che la sua beatificazione sia bloccata, almeno finché non vi sarà un chiaro giudizio storico. Sabato, Benedetto XVI ha criticato chi legge il pontificato pacelliano solo in questa chiave «unilaterale», lasciando intendere che, a suo avviso, Pio XII meriterebbe gli onori degli altari. Proprio perché vi è un passato che continua a bruciare, Papa Ratzinger ha voluto non solo invitare tutti i cattolici a una «profonda solidarietà» con il mondo ebraico, ma anche spostare l'obiettivo su una comune mobilitazione futura per impedire che i mostri della storia possano tornare. «Ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e discriminazione, educando soprattutto le nuove generazioni al rispetto e all'accoglienza reciproca», ha esortato.

Il rabbino: parole importanti

Il rabbino David Rosen, presidente dell'«International jewish committee for interreligious consultations», ha definito quelle di Benedetto XVI «parole importanti», che «aiutano» il dialogo. L'esponente ebraico si trova a Budapest per un incontro tra le più importanti organizzazioni ebraiche mondiali e una delegazione di alto livello della Santa Sede, guidata dal cardinal Walter Kasper: tra i temi, il pericolo di un nuovo antisemitismo nel Paesi dell'Est Europa e la necessità di definire una strategia comune. Un argomento caldo, se si pensa che in Polonia, nonostante i ripetuti «mea culpa» di papa Wojtyla, l'antigiudaismo pre-conciliare continua a caratterizzare i settori più conservatori della Chiesa cattolica.

© Copyright Eco di Bergamo, 10 novembre 2008

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