venerdì 21 novembre 2008

Duro scambio epistolare tra don Verzè, novello "avvocato difensore" di Carlo Maria Martini, e Giuliano Ferrara


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E' in uscita il volume "Benedetto XVI e le sue radici. Ciò che ha segnato la sua vita e la sua fede" (Marcianum Press) del Prof. Alfred Läpple, ex docente di Joseph Ratzinger

Su segnalazione delle nostre Alessia e Gemma leggiamo:

Odi et amo

Duro scambio epistolare tra don Verzè e l’Elefantino. Il sacerdote lo accusa di manipolazione diffamatoria contro il cardinal Martini. Il pachiderma: il suo è un anatema a difesa del “relativismo cristiano”

Egregio Direttore, su Il Foglio del 10 novembre u.s. ho letto il Suo commento alla riflessione su “La vera vita” che S. Em.za il Cardinale Carlo Maria Martini mi aveva trasmesso per KOS e che io ho concesso integralmente in anteprima al giornale “Il Corriere della Sera”. Non sono assolutamente d’accordo con il Suo commento e so che S. Em.za il Cardinale Martini né lo approva, né avrebbe mai scritto quello che Lei ha virgolettato parafrasando le parole che non sono del Cardinale e basandosi sulle quali tende a dimostrare sua Eminenza come un relativista assoluto. Questa è anzitutto una diffamazione contro uno stimatissimo personaggio della Chiesa e un’offesa alla mia rivista KOS... Quale sacerdote e quale Direttore di KOS respingo, dunque, il Suo commento sulla riflessione del Cardinale, in quanto trattasi di manipolazione assurda e arrogante contro il pensiero di uno dei più grandi personaggi della Chiesa. Rispetto tutte le opinioni personali, ma depreco la evidente falsificazione virgolettata quale dimostrazione di leggerezza.
Sono certo che la Sua professionalità La obbliga alla immediata pubblicazione di questa mia su il Suo “Il Foglio”.
Le invio cordiali saluti
sac. prof. Luigi M. Verzé

Egregio don Verzè, converrà con me almeno su questo: tirare il sasso e nascondere la mano è poco cristiano. Voi, il cardinale e lei stesso, quelle cose sulla vita le pensate e le predicate, a modo vostro. Perché le nega? Perché le vuole sottrarre a un dibattito laico? Il titolo dello scritto di sua eminenza, e ogni titolo è una parafrasi, era questo: “Inizio e fine, i due misteri della vita - Carlo Maria Martini: difficile stabilire quando un essere umano si possa chiamare individuo o persona”. Sono anni che Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, i cardinali Caffarra, Ruini e altri si affannano a spiegare: la vita è un dono e un mistero divino, l’unica cosa chiara è che parte dal concepimento e finisce con la morte naturale. Il titolo redazionale del Corriere non è stato contestato, perché contesta la mia parafrasi? Bisognerebbe pensarci due volte prima di accusare a casaccio chi scrive su un giornale di “falsificazione
virgolettata, diffamazione, manipolazione assurda e arrogante” (specie se non lo si possa in alcun modo provare). Capisco che il cardinal Martini è, per usare il suo linguaggio un poco untuoso, uno “stimatissimo personaggio”, ma in una logica asciutta di relazioni culturali tra persone e posizioni pubbliche dovrebbe essere lecito polemizzare civilmente. Invece scagliare anatemi e deprecazioni contro uno dei quindici o sedici laici non credenti che in Italia ama gratuitamente la chiesa, rispetta la fede e ne difende il ruolo pubblico al fianco della ragione, è il sintomo diffuso tra certi preti di una malattia che si chiama “mancanza di autostima”. Odiate chi vi ama e incensate chi vi odia: peggio per voi, se non ne andasse di mezzo la battaglia per la saggezza e la vitalità della società moderna, e forse il significato di essere chiesa nel tempo e oltre il tempo. Non ho apprezzato, detto con franchezza, quel tanto di intimidatorio, di
burocraticamente stabilito ex cathedra di sac. prof., del suo intervento (solo apparentemente rettificatorio).
Quanto al virgolettato che riassume il pensiero di Martini, rieccolo: “Siccome credo nella vita eterna, su quella temporale, fisica, di questa terra, posso transigere, sfumare, variare a seconda dei tempi e della storia e delle culture, e alla fine nascere e morire sono misteri sui quali ciascuno può e deve giudicare secondo la propria sensibilità. Contro un’etica non negoziabile della vita, dal concepimento alla morte naturale, c’è il relativismo cristiano della libertà che decide”. La sfido in qualunque momento a dimostrare, davanti a un giurì di letterati, linguisti e professori (lei scriverebbe lett., ling., prof.), che questa parafrasi è una falsificazione, una diffamazione, una manipolazione assurda e arrogante.
Lei dice di sapere che il cardinale è d’accordo con lei e che si sente manipolato. Non discuto opinioni o sentimenti riferiti di seconda mano. Ogni parafrasi è a suo modo una manipolazione, questa è particolarmente accurata allo scopo di estrarre il vero e il chiaro da quel grigiore gesuitico (amo i gesuiti, non il grigiore) che avvolge in sfumature maliziose il pensiero. D’altra parte avevo correttamente avvertito, nell’articolo da lei incriminato e subito dopo il virgolettato maledetto: queste cose le ho lette su un giornale, e mi sono permesso di parafrasarle e metterle tra virgolette. Da parte mia nessun inganno. E da parte sua, don Verzé? E’ strano. L’articolo è uscito il 10 novembre, e in quel pezzo descrivevo il mio imbarazzo per il fatto di dover parlare della vita, del concepito, a una riunione di medici cattolici nella diocesi dell’arcivescovo emerito di Milano, il cardinal Martini. La riunione si è regolarmente tenuta il 15 novembre, ho parafrasato e detto la mia con rispetto e senza grigiori di alcun tipo, sono stato a mia volta rispettato. E’ questo autentico dialogo che dura da anni in tante chiese, in tante assemblee, in tante pagine di libri e di giornali, ciò che lei vuole interrompere? E il suo anatema lo pronuncia da prete e da organizzatore di una università e di laboratori di ricerca che ha avuto la bontà di schierare contro (sempre nel grigiore, ma contro) la battaglia sulla fecondazione artificiale e il magistero della sua chiesa in merito alle questioni etiche, specie quelle riguardanti la vita? Ecco, a me ora dispiace essere stato rispettoso e un poco duro, ma se la sua lettera fosse un interdetto poco evangelico al dialogo, questa rispettosa durezza la meriterebbe tutta.
Con osservanza e cordiali saluti

Giuliano Ferrara

© Copyright Il Foglio, 21 novembre 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Giuliano!

euge ha detto...

:-)))))!

Anonimo ha detto...

Io invece sono d'accordo con don Verzé. La "sintesi" di Giuliano Ferrara stravolge completamente il senso delle affermazioni del card. Martini, che non voleva certo teorizzare il relativismo.