mercoledì 12 novembre 2008

Il cardinale Rylko: la cultura dominante vuole cristiani invisibili, assenti dalla cultura e dalla politica (Radio Vaticana)


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Il cardinale Rylko: la cultura dominante vuole cristiani invisibili, assenti dalla cultura e dalla politica

“Una vera pietra miliare per il laicato cattolico del nostro tempo”. Così il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, definisce la Christifideles Laici, il documento nel quale venti anni fa Papa Giovanni Paolo II raccolse le indicazioni del Sinodo dei Vescovi dedicato alla vocazione e alla missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. A questo testo, vera Magna Charta dell’apostolato dei laici, e agli sviluppi che ne sono seguiti, è dedicata l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio che si apre domani a Roma. Vi prendono parte una sessantina di persone tra cui trentacinque laici, rappresentativi delle diverse aree geografiche, culture ed esperienze ecclesiali. In particolare si discuterà della partecipazione e della corresponsabilità dei fedeli laici nella comunità cristiana e del contributo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità nelle Chiese particolari. Ma anche si discuterà della responsabilità dei fedeli laici nei diversi ambiti della vita pubblica, e dell’efficacia della loro presenza nelle società di oggi: dalla promozione della vita e della famiglia, al lavoro e all’economia, all’educazione e all’impegno in politica. Ci sono nuove sfide che il mondo post-moderno pone, osserva ancora il cardinale Rylko, intervistato da Pietro Cocco:

R. - Una delle grandi sfide che interpellano i laici cattolici oggi è l’audacia di una presenza visibile e incisiva nella nostra società, l’audacia cioè di essere veramente “lievito evangelico”, “sale e luce” del mondo. La cultura dominante, infatti, pretende di rendere i cristiani invisibili, assenti dalla vita sociale, dalla cultura, dalla politica, vorrebbe rinchiudere la fede in un ambito strettamente privato. Il Papa spesso incoraggia i cattolici a partecipare attivamente alla vita pubblica dei propri Paesi, contribuendo con la competenza, l’onestà morale e lo slancio profetico del Vangelo. E ci sono tanti segni positivi in tale senso. Ad esempio, sta portando abbondanti frutti la “nuova stagione aggregativa dei fedeli laici”. Le numerose aggregazioni laicali, e in modo particolare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, stanno formando una nuova generazione di laici, caratterizzati da identità cristiane forti e coerenti, animati da uno straordinario slancio missionario. E’ un grande segno di speranza!

D. - Cardinale Rylko, non pensa che anche la comunità ecclesiale talvolta fa difficoltà a riconoscere quanto stanno facendo tanti fedeli laici per una risposta ai problemi di oggi?

R. - Dobbiamo tutti aprirci molto di più all’opera straordinaria dello Spirito Santo nei nostri tempi e non dare troppo ascolto ai “profeti di sventura”. Sì, c’è una forte erosione della fede che sfocia nell’ indifferenza religiosa di non pochi battezzati, in particolare nella nostra vecchia e stanca Europa. Ma molti altri tornano alla fede, mentre si nota un grande salto di qualità nella vita cristiana di tanti laici, uomini e donne, giovani e adulti. Le Giornate Mondiali della Gioventù - ad esempio - dimostrano che sta nascendo una nuova generazione di giovani adulti, che riscopre la gioia e la bellezza di essere cristiani. Credo che le nostre comunità ecclesiali dovrebbero essere molto più aperte a questa novità che lo Spirito Santo genera per i nostri tempi. Occorre che le nostre comunità ecclesiali escano coraggiosamente dalla loro autoreferenzialità, dal loro ripiegamento su se stesse, per riscoprire il coraggio della fede e lo slancio missionario.

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