martedì 11 novembre 2008

Santa Sede-La cura dei bambini. Conferenza internazionale in Vaticano dal 13 al 15 novembre (Sir)


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SANTA SEDE - La cura dei bambini

Conferenza internazionale in Vaticano dal 13 al 15 novembre

“Cinquant’anni fa la mortalità infantile mondiale era stimata a 20 milioni ogni anno. Grazie a Dio oggi i numeri sono considerevolmente più bassi. Infatti si parla di 9,7 milioni di infanti morti per anno. Benché siano stati fatti evidenti progressi, siamo ancora lontani dal traguardo, basti pensare che ogni anno 4 milioni di neonati muoiono entro i primi 26 giorni della loro vita".
Lo ha detto il card. Javier Lozano Barragan presentando la XXIII Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute da lui presieduto, sul tema "La pastorale nella cura dei bambini malati" (13-15 novembre, Vaticano) alla quale parteciperanno 625 specialisti tra medici, studiosi, ricercatori, bioeticisti, teologi, sociologi, pastoralisti, provenienti da decine di Paesi, con 41 relatori internazionali. Barragan ha ricordato che "nell'ultimo decennio 2 milioni di bambini sono stati uccisi nel corso di conflitti armati, 6 milioni sono rimasti invalidi, decine di migliaia sono stati mutilati dalle mine anti-uomo, mentre di recente sono stati reclutati 300 mila bambini soldato”.

Il ruolo della povertà.

“La povertà resta la causa principale delle malattie dell'infanzia. Un miliardo e 200 milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Perfino nei paesi più ricchi un bambino su sei vive sotto il livello di povertà": così ha poi detto il card. Barragan, aggiungendo che "altri fattori si sono fatti più preoccupanti. Il problema della droga si è esteso in proporzioni allarmanti. Il 30% dei bambini con meno di 5 anni soffrono la fame o sono mal nutriti, mentre il 50% di tutta la popolazione dell'Africa sub-sahariana non ha accesso all'acqua potabile". Barragan ha anche riferito che "250 milioni di bambini al di sotto dei 15 anni lavorano, tra questi circa 60 milioni in condizioni di pericolo" e ha anche sottolineato che nei paesi più sviluppati "molti bambini e adolescenti sono abbandonati a se stessi e ai loro istinti davanti a tv, internet dove navigano senza alcun tipo di guida morale. Commercio sessuale, pedofilia, violenza nelle scuole, crimini, bande organizzate sono fenomeni sempre più in espansione". Secondo il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, "molte famiglie hanno rinunciato al loro dovere educativo e quindi la Chiesa si interroga su come contribuire ad aiutare i tanti bambini che poi si vengono a trovare in condizione di malattia, disagio o emarginazione".

Decalogo per i bambini malati.

Il segretario del Pontificio Consiglio, mons. José Redrado, ha proposto un “Decalogo di assistenza integrale del bambino malato” che tra l’altro recita così (nostra sintesi): 1) la cura è il primo e principale dovere; 2) sottomessi alla verità scientifica; 3) non ledere la dignità del bambino; 4) i sanitari agiscono come delegati dei genitori; 5) nel dubbio consultare livelli adeguati; 6) nessun condizionamento per razza, religione ecc; 7) anche l’incurabile ha diritto di vivere (no eutanasia); 8) dare tutte le informazioni necessarie; 9) promuovere la prevenzione; 10) sostegno a OMS e Unicef.

La questione delle staminali.

“Una certa propaganda giornalistica aveva presentato le cellule staminali embrionali come la panacea di tutti i mali. In realtà fino ad oggi si è dimostrato che non servono a nulla perché non è mai stata fatta una guarigione con esse".

Così il card. Barragan al quale è stato poi chiesto se il Vaticano sia preoccupato della presa di posizione del presidente eletto degli Usa Obama, che ha annunciato un rilancio della ricerca.

Il cardinale non ha risposto direttamente alla giornalista americana che ha posto il quesito, ma ha ribadito la visione della Chiesa sull’argomento, aggiungendo che "dai ripetuti interventi dei mass media sulle staminali embrionali si desume una mentalità strettamente maltusiana perché diminuiscano la nascite nei paesi poveri.
La Chiesa invece ribadisce il concetto che non si può usare l'uomo come mezzo, anche nel suo stadio di embrione. L'uomo è sempre un fine” ha concluso. "Nell'ambiente medico – ha poi affermato Alberto Ugazio, coordinatore del Dipartimento di medicina pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, presente in conferenza stampa in quanto relatore della conferenza internazionale – ci stupiamo sempre sull'insistenza dei mass media circa le cellule embrionali fetali, delle quali devo confermare l'inefficacia. Non esiste un solo studio che dica infatti il contrario. Invece è necessario affermare che risultati anche significativi sono riscontrabili a vasto raggio dall'uso di cellule staminali ematopoietiche, cioè del midollo o del cordone ombelicale, come pure di quelle cutanee, o epatiche o di altri organi".

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