martedì 11 novembre 2008

Cattolici-Ebrei: "La strada giusta". Intervista con il card. Kasper (Sir)


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EBREI-CATTOLICI - La strada giusta

Intervista con il card. Walter Kasper

Si sta svolgendo a Budapest in Ungheria, dal 9 al 12 novembre, il 20° incontro del Comitato internazionale per il collegamento ebraico-cattolico. Organismo costituito da una delegazione della Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo – presieduta dal card. Walter Kasper – e da una delegazione del Gran Rabbinato d’Israele per le relazioni con la Chiesa cattolica guidata dal rabbino David Rosen.
Due – spiegò lo stesso rabbino Rosen a papa Benedetto XVI incontrandolo la scorsa settimana a Roma – i temi centrali dell’incontro.
Il primo è il “ruolo della religione in una società secolare”. Il secondo tema è lo stato delle relazioni cattoliche ed ebraiche, in particolare, riguardo l’impegno comune nel combattere i nascenti radicalismi. L’incontro si è aperto con una commemorazione comune della “Notte dei cristalli” che si è tenuta al memoriale dell’Olocausto a Budapest. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre di 70 anni fa, la furia nazista divampava nelle strade di Germania e Austria.
“Più di 8.000 negozi sono stati distrutti, 1.400 sinagoghe bruciate e danneggiate, molte persone sono state uccise e migliaia deportate, ma il mondo non ha reagito”. “Se questa cosa è successa una volta, essa può succedere ancora”. È il grido di dolore e di denuncia lanciato in quella occasione dal card. Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate di Ungheria. La tragedia dell’olocausto – ha detto il cardinale Erdö – dimostra che “la storia funziona” così se “l'umanità scende a patti con il fatto che le persone sono represse, saccheggiate, discriminate o uccise. Ciò potrebbe accadere anche oggi, se reagiamo con indifferenza quando le vetrine dei negozi sono rotte violentemente, le automobili bruciate e quando le persecuzioni contro i cristiani continuano in diversi Stati membri di India”. Abbiamo chiesto al card. Walter Kasper un bilancio dell’incontro di Budapest.

Come sta andando l’incontro?

“Sta andando molto bene. È un incontro fiducioso e amichevole. Ci conosciamo ormai da anni e in questo tempo certamente è cresciuta la fiducia. Ora vogliamo andare avanti. Non c’è stata nessuna polemica e controversia”.

Partiamo dal primo tema centrale dell’incontro: il “ruolo della religione in una società secolare”. Che cosa è emerso in questo senso?

“Siamo convinti che ebrei e cristiani hanno molti valori comuni. C’è quindi tutto l’interesse a parlare insieme a questa società secolare e portare avanti i nostri valori, i valori della famiglia, la giustizia nel mondo, la lotta alla povertà. D’altra parte i dieci comandamenti fanno parte del comune patrimonio. Ci sono anche sfide comuni e sui problemi possiamo collaborare. Un altro punto molto importante è che abbiamo progetti comuni soprattutto nell’educazione, per trasmettere alle giovani generazioni tutto quello che abbiamo elaborato in questi 40 anni di dialogo. Abbiamo invitato per esempio a questa conferenza anche dei giovani che hanno avuto la possibilità di partecipare pienamente”.

Riguardo, invece, alla rinascita dei radicalismi?

“L’impegno per combattere l’antisemitismo è oggi anche impegno per combattere l’anticristianesimo. Il co-presidente ebreo si è espresso molto chiaramente sulle persecuzioni ai cristiani d’India manifestando la solidarietà degli ebrei, come noi siamo solidali con loro. A questo proposito, ebrei e cristiani hanno un’opinione comune: siamo contro ogni forma di discriminazione, sia sotto la forma dell’antisemitismo sia anche di anticristianesimo. In un mondo ormai globalizzato, in cui siamo molto vicini gli uni agli altri, dobbiamo accettare tutti”.

Lei prima diceva che non ci sono state polemiche in questi giorni. Vuol dire che non si è parlato della richiesta di apertura degli archivi vaticani relativi al periodo nazista né del processo di beatificazione di Pio XII? Temi che in qualche modo scuotono il dialogo tra cattolici ed ebrei.

“No, finora non se ne è parlato. Sugli archivi, credo che non se ne parlerà più perché è stato detto chiaramente che tra 6 o 7 anni gli archivi saranno aperti e questo è stato chiarito molto bene dal prefetto Sergio Pagano. Riguardo invece a Pio XII, io ho l’impressione che nessuno vuole una polemica. Gli ebrei riconoscono che la beatificazione è un affare interno alla Chiesa cattolica ma la ricerca storica va avanti e questo è anche chiaro. Credo, quindi, che ci sia una discussione più pacificata adesso. Certo, sui punti di vista storici ci possono essere diversi problemi e diverse domande. Ma questa è una cosa normale. La ricerca va avanti. Ma chi conosce la ricerca storica e oggettiva, va sempre più a favore di Pio XII”.

E la rassicurazione di Benedetto XII al rabbino Rosen circa i tempi di beatificazione?

“Sì, questa è una cosa buona e importante. Ho letto poi quanto il papa ha detto domenica scorsa all’Angelus sulla Kristallnacht (Notte dei cristalli) e gli ebrei sono stati molto riconoscenti. Erano veramente molto commossi dalle parole del Papa che sono state accolte in maniera molto grata”.

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