sabato 18 aprile 2009

Religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani in udienza dal Papa a 800 anni dall'approvazione della prima Regola da parte di Innocenzo III


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Religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani in udienza dal Papa a 800 anni dall'approvazione della prima Regola da parte di Innocenzo III

Tremila religiosi dei quattro Ordini che compongono la Famiglia francescana sono stati ricevuti questa mattina in udienza da Benedetto XVI a Castel Gandolfo. L’occasione: la conclusione del cosiddetto “Capitolo delle stuoie”, celebrato ad Assisi, durante il quale tutti i Francescani e le Francescane hanno riflettuto sul carisma del loro fondatore a 800 anni dalla prima approvazione della Regola. Siate i “testimoni della bellezza di Dio”, è stato uno degli inviti del Papa ai religiosi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“…Poi, compiuto il Capitolo detto delle Stuoie presso Santa Maria della Porziuncola, al quale intervennero cinquemila fratelli, Santo Francesco confortandoli tutti in bene (…) con la benedizione di Dio e la sua li mandò alle loro province tutti consolati di letizia spirituale”. E’ la scena descritta in uno dei Fioretti del Poverello d’Assisi: a migliaia, già 800 anni fa, i frati accampati sotto delle stuoie - perché era impossibile dare un tetto a tutti - radunati in ascolto delle parole di Francesco.

Hanno voluto rivivere quell’esperienza i frati del terzo millennio, sotto un tendone allestito all’esterno della Chiesa della Porziuncola dal 15 aprile a oggi, per poi concludere il loro ritiro in Vaticano dal “Signor Papa”. Benedetto XVI ha usato questa tipica espressione di San Francesco accogliendo con gioia e parole di grande stima circa tremila religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani. “Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di Frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo”, ha ricordato il Papa riferendosi al viaggio che Francesco e i suoi primi compagni fecero a Roma, ottenendo da Innocenzo III l’approvazione orale della prima Regola. Un fatto, ha osservato il Pontefice, che dimostra come carsima e istituzione siano "sempre complemnetari per l'edificazione della Chiesa":

“Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. (…) Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo ‘noi’ che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande ‘noi’ della Chiesa una e universale”.

“Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione universale del Vangelo”, ha riconosciuto Benedetto XVI, che si è soffermato sull’estrema aderenza tra la vita e lo stile di Cristo e quello che il Santo di Assisi incarnò durante la sua vita:

“E qui veniamo al punto che sicuramente sta al centro di questo nostro incontro. Lo riassumerei così: il Vangelo come regola di vita. ‘La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo’: così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata. Egli comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità”.

Ma l’attualità di un carisma ha tuttavia bisogno di essere sempre riscoperta. Il Papa ha invitato “ogni fratello” e “ogni sorella” francescani a custodire, sull’esempio del Serafico Padre, “un animo contemplativo, semplice e lieto”. E come Francesco seppe celebrarla nel suo Cantico, anche voi, ha detto il Pontefice ai Francescani - che al termine dell'udienza hanno rinnovato le loro promesse - “siate testimoni della ‘bellezza’ di Dio”:

“Come Francesco e Chiara d’Assisi, anche voi impegnatevi a seguire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti”.

Infine una esortazione, col la quale Benedetto XVI ha legato uno degli episodi dell’antica conversione di San Francesco a uno degli avvenimenti più recenti che hanno segnato la cronaca e la coscienza collettiva degli italiani:

“Nei giorni scorsi, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra “rovina” che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità! Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare”.

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