sabato 11 luglio 2009
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La sorpresa di un impegno a ritoccare il proprio programma
Andrea Lavazza
Un protocollo rispettato nelle sue prescrizioni, stemperato da sorrisi calorosi e da una visibile seppur trattenuta emozione da parte del presidente e di sua moglie Michelle.
Ma un colloquio che sembra essere stato tutt’altro che formale ed esplorativo, assai cordiale e denso di contenuti, tra le due massime autorità – spirituale l’una e politica l’altra – che si incontravano per la prima volta.
La visita di Barack Obama in Vaticano, per gli osservatori, è analizzabile a caldo solo tramite il comunicato ufficiale della Sala stampa della Santa Sede e le dichiarazioni del suo responsabile, padre Federico Lombardi. Ciò che emerge è la precisa volontà di Benedetto XVI di mettere al centro del dialogo le preoccupazioni sue e della Chiesa per «la difesa e la promozione della vita e il diritto all’obiezione di coscienza» definite «questioni che sono nell’interesse di tutti e costituiscono la grande sfida per il futuro di ogni nazione». Non è un caso che tali temi siano stati posti in apertura del resoconto, mentre in precedenti udienze a presidenti americani prevalevano gli scenari geo-politici.
Due paiono le specifiche ragioni di tale enfasi. Da una parte, il rilievo e l’importanza che papa Ratzinger accorda all’esperienza storico-politica dell’America, Paese a forte e crescente presenza cattolica, faro culturale planetario, in cui è solida una tradizione di laicità positiva, in cui la religione, pur separata dallo sfera statale, ha ampio margine di intervento nello spazio pubblico. Un modello che ha molti pregi di fronte all’Europa spesso tentata dal laicismo intollerante. Di qui il timore che la nuova Amministrazione democratica faccia nuovamente soffiare il vento "liberal" dei diritti individuali, spesso prevalenti sui principi di difesa della vita dal concepimento alla fine naturale. E che quindi venga meno una sponda alla battaglia cattolica.
Un secondo motivo potrebbe essere dato dalla necessità di "coprire" la maggioranza dell’episcopato statunitense, fortemente critico con le scelte di Obama in tema di aborto, ricerca con cellule staminali embrionali e obiezione di coscienza, ma che qualcuno collocava più "a destra" dello stesso Vaticano nell’approccio al nuovo capo della Casa Bianca.
Qualche diversità di accento poteva cogliersi soltanto enfatizzando alcuni articoli e alcuni interventi di cardinali già di Curia, caratterizzati dal riconoscimento della buona fede del presidente. Con il dono "fuori programma" dell’Istruzione Dignitas Personae, Benedetto XVI ha reso evidente che nessuna concessione viene fatta sulla frontiera della vita.
La risposta dell’ospite sarebbe stata, tuttavia, pronta e, persino, sorprendente, con l’impegno a diminuire il numero delle interruzioni di gravidanza nel suo Paese. Un impegno, certo, da verificare, ma non scontato, dato che soltanto una simile dichiarazione può avere un costo politico in termini di consensi per un leader che è stato eletto grazie a un programma che andava in direzione diversa.
Non basterà comunque questa espressione di intenti per smussare le divergenze che oggi obiettivamente esistono e che avranno il primo banco di prova con le norme sull’obiezione di coscienza. Obama ha infatti promesso, già nell’intervista ad Avvenire, che esse garantiranno la possibilità per i sanitari di astenersi da pratiche che moralmente disapprovano.
Maggiore sintonia sembra emersa sui temi internazionali, in particolare sul Medio Oriente, dove la minore disponibilità del presidente americano a dare carta bianca a Israele incontra le posizioni della Santa Sede sui due popoli e due Stati nella regione. Significativo poi il richiamo del Papa ai ricongiungimenti familiari degli immigrati: negli Usa il problema è spinoso, soprattutto per le espulsioni che hanno separato genitori dai figli e mariti dalle mogli in un quadro legislativo severo, cui la Casa Bianca dovrà mettere mano anche per risolvere il problema dei milioni di clandestini.
Gli aiuti allo sviluppo e le misure contro la crisi del capitalismo finanziario potranno essere gli altri ambiti di convergenza tra la sensibilità vaticana e i progetti dell’Amministrazione, anche alla luce dell’enciclica che il presidente ha pure ricevuto in dono dal Papa. In che misura ciò potrà accadere, quanto la spontanea cordialità di ieri potrà approfondirsi, dipenderà proprio dall’accoglienza che Obama vorrà dare ai contenuti dei due brevi e decisivi testi che adesso ha nelle proprie mani.
© Copyright Avvenire, 11 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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