venerdì 11 settembre 2009

Messaggio per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani uniti per sconfiggere povertà ed estremismo che si impossessa del nome di Dio (R.V.)


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Messaggio per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani uniti per sconfiggere povertà ed estremismo che si impossessa del nome di Dio

“Il povero ci interpella, ci sfida, ma soprattutto ci invita a collaborare per una nobile causa: quella di vincere la sua povertà”: è l’esortazione contenuta nel messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso “agli amici musulmani”, in occasione della fine del Ramadan. Tema del documento, a firma del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano, è appunto: Cristiani e musulmani, insieme per vincere la povertà. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“La povertà umilia e genera sofferenze intollerabili”: è quanto denuncia il messaggio per la fine del Ramadan, a firma del cardinale Jean-Louis Tauran. Queste sofferenze, scrive il presidente del dicastero per il dialogo interreligioso, “sono spesso all’origine di isolamento, di ira, addirittura di odio e di desiderio di vendetta”. Ciò, si legge nel messaggio, “potrebbe spingere ad azioni di ostilità con tutti i mezzi disponibili, cercando di giustificarli anche con considerazioni di ordine religioso: impossessarsi, in nome di una pretesa ‘giustizia divina’, della ricchezza dell’altro, ivi compresa la sua pace e sicurezza”. Per questo, scrive il porporato, “respingere i fenomeni di estremismo e di violenza esige necessariamente la lotta contro la povertà attraverso la promozione di uno sviluppo umano integrale”, che Paolo VI definì come “il nuovo nome della pace”.

“L’attenzione, la compassione e l’aiuto che tutti, fratelli e sorelle in umanità, possiamo offrire a colui che è povero per ridargli il suo posto nella società degli uomini – prosegue il messaggio – è una prova vivente dell’Amore dell’Altissimo, poiché è l’uomo in quanto tale che Egli ci chiama ad amare e ad aiutare, senza distinzione di appartenenza”. Il cardinale Tauran ricorda inoltre che l’ultima Enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, mette in luce “la necessità di una nuova sintesi umanistica” giacché un autentico sviluppo “non potrà non essere ordinato a tutto l’uomo ed a tutti gli uomini”. Ancora, il messaggio distingue tra due tipi di povertà: una “da combattere” e una “da abbracciare”. La povertà da combattere, viene ribadito, “è sotto gli occhi di tutti: la fame, la mancanza di acqua potabile, la scarsità di cure mediche e di alloggi adeguati, la carenza di sistemi educativi e culturali, l'analfabetismo, senza peraltro tacere dell'esistenza di nuove forme" di miseria. La povertà da scegliere è invece “quella che invita a condurre uno stile di vita semplice ed essenziale, che evita lo spreco, rispetta l’ambiente e tutti i bene della Creazione”. E’ questa una povertà che “predispone ad uscire da noi stessi e dilata il cuore”.

“Come credenti – afferma il cardinale Tauran - desiderare la concertazione per cercare insieme soluzioni giuste e durature al flagello della povertà significa anche riflettere sui gravi problemi del nostro tempo e, quando è possibile, impegnarsi insieme per trovare una risposta”. É necessario, in tale contesto, che “il riferimento agli aspetti della povertà legati alla globalizzazione delle nostre società rivesta un senso spirituale e morale, poiché condividiamo la vocazione a costruire una sola famiglia umana nella quale tutti – individui, popoli e nazioni – regolano i loro comportamenti secondo i principi di fraternità e responsabilità”. A proposito dei rapporti tra cristiani e musulmani, nota infine il messaggio, è stato raggiunto “un importante traguardo”: in diversi luoghi, infatti, partendo “da un vissuto comune e da preoccupazione condivise” si è “passati dalla tolleranza all’incontro”.

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