giovedì 3 settembre 2009

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Monsignor Fisichella: «Non parlo. E, dice Newman, se uno dovesse soffermarsi sulle interpretazioni non farebbe più nulla»

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

È il segno che forse si è superata la misura delle cose. Ma è anche il segno di qualcosa che va oltre l'irritazione. Ieri sera il direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi è intervenuto con una nota per smentire le ultime esternazioni del direttore de «il Giornale», Vittorio Feltri, su un presunto coinvolgimento della Gendarmeria vaticana nella disputa che lo contrappone al direttore dell'«Avvenire» Dino Boffo. Ma padre Lombardi non si è fermato qui e ha aggiunto che «viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse».
Insomma la tensione sale e il Vaticano non ci sta a farsi coinvolgere in una vicenda che sta assumendo toni esasperati e aumenta la confusione anche sul versante ecclesiale. Ieri mattina in una trasmissione radiofonica Feltri aveva sostenuto praticamente che la «pistola fumante» della falsa «informativa» che accusava Boffo, arrivata sul suo tavolo, sarebbe stata stata armata e fatta circolare «dai servizi segreti del Vaticano». Feltri successivamente si è difeso spiegando di avere appreso l'informazione da un quotidiano italiano. Ma la questione ha suscitato sdegno e contrarietà in Vaticano.
Così si è deciso di far intervenire il direttore della Sala stampa, il quale ha diffuso una nota non certo usuale per la tradizione della Santa Sede, che rararissimamente risponde a ciò che scrivono i giornali o dicono i loro direttori.
Ma questa volta non si poteva stare zitti. Padre Lombardi ha osservato che servizi segreti non ci sono in Vaticano, semmai ci sono servizi di sicurezza, cioè la Gendarmeria, qualche decina di poliziotti, da non confondere con le Guardie svizzere, che fanno capo al Segretario generale del Governatorato e sono preposti alla sicurezza della Città del Vaticano e alla persona del Papa quando si trova all'esterno del Palazzo apostolico. La Gendarmeria fa parte dall'anno scorso dell'Interpol e dunque la Città del Vaticano è il 187° Stato membro dell'organizzazione internazionale della polizia.
Perché Feltri ha ripreso la falsa notizia e l'ha rilanciata in una seguita trasmissione radiofonica della Rai? Il sospetto è che da qualche parte si sia deciso di alzare il tiro, come avevano già messo in conto uomini vicini al presidente della Cei Angelo Bagnasco il giorno di inizio della vicenda, venerdì scorso. Così padre Lombardi è intervenuto per smentire «nel modo più categorico» l'«infondata affermazione» di Feltri, ma poi ha aggiunto il contesto, appunto l'«intenzione di fomentare confusione».
Che per altro regna sovrana anche sulle presunte dimissioni del direttore di «Avvenire».
Ieri mattina «il Corriere della Sera» le dava per consegnate a Bagnasco e respinte dallo stesso presidente della Conferenza episcopale italiana.
In serata l'agenzia Apcom ha rilanciato spiegando che Boffo le dimissione le aveva già date appena uscito «il Giornale» con la pagina che lo accusava, e l'altro ieri le avrebbe solo riproposte in un colloquio a Roma direttamente con Bagnasco. Ma in entrambi i casi il cardinale le avrebbe respinte senza indugio. Un'altra agenzia, Il Velino, rivelava che Boffo avrebbe offerto le sue dimissione cinque - sei volte negli ultimi mesi.
Di certo ci sono le parole dello stesso Boffo al comitato di redazione di «Avvenire», e da questo riferite, che nel caso di dimissioni i giornalisti sarebbero i primi a saperlo. L'Apcom ha anche riferito di una lettera di Dino Boffo inviata al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Ieri il direttore di «Avvenire», che continua a ricevere la solidarietà di moltissimi lettori, ha incassato anche quella del vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, che per tanti anni è stato assistente nazionale dell'Azione Cattolica italiana.
Monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia università lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la vita, inseguito dai giornalisti alla Scuola estiva del Pdl a Frascati, dove doveva tenere una lezione su Chiesa e laicità, si è invece categoricamente rifiutato di rispondere alla domande sul caso Boffo-Feltri: «Voi conoscete la mia propensione a parlare con i giornalisti, ma quando non posso, non posso». Poi ha citato una frase di Newman: «Se uno dovesse soffermarsi sulle interpretazioni non farebbe più nulla».
Come per dire che occorre verificare bene i fatti, parlare poco, ma poi agire.
Il comportamento di monsignor Fischella è stato molto apprezzato, secondo quanto si apprende in serata in ambienti vaticani vicini alla Segreteria di Stato.

© Copyright Eco di Bergamo, 3 settembre 2009

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente una persona che sta al posto suo!

euge ha detto...

Io direi una persona che sà quando deve intervenire ed anche in maniera pungente quando occorre senza creare casini è un pò diverso!