sabato 5 settembre 2009
Nel palazzo dove «nacque» il Conclave la prima tappa della visita di Papa Ratzinger (Cinelli)
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il luogo
Nel palazzo dove «nacque» il Conclave la prima tappa della visita di Ratzinger
DA VITERBO
Nella sua visita a Viterbo nella mattinata di domani Benedetto XVI si fermerà anche in uno dei luoghi-simbolo della città laziale che custodisce la memoria del periodo sicuramente più esaltante della sua storia: il Palazzo dei Papi.
Nel XIII secolo, in un periodo di forte crisi tra Impero e Papato, Viterbo divenne sede papale a testimonianza del prestigio acquisito dalla città, cara a diversi Pontefici anche per le acque termali.
Cuore del palazzo è la Sala del Conclave in cui, tra il 1261 e il 1281, vennero eletti ben cinque successori di Pietro. La sala deve però la sua fama, la stessa che appartiene da allora all’intera città, all’episodio del Conclave più lungo della storia da cui è stata coniata la stessa parola usata per definire l’assemblea cardinalizia che elegge i Pontefici. La vicenda risale al 1268, al momento dell’elezione del successore di Urbano IV, sul cui nome però i cardinali non riuscivano ad accordarsi, tanto da suscitare l’impazienza dei viterbesi che nel 1271, stanchi di quasi tre anni di attesa, chiusero i diciassette cardinali a chiave nella sala grande del Palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto per costringerli, esposti al sole e alle intemperie, a prendere una decisione. Da qui il vocabolo «cum clave» – con la chiave – oggi divenuto a tutti familiare. Dopo l’estrema e clamorosa azione dei viterbesi, i cardinali, sollecitati anche dalle notizie sull’aggressività di Carlo d’Angiò verso la Chiesa, si accordarono sul nome del nuovo Pontefice individuato nella persona di Gregorio X, lo stesso che dopo il secondo Concilio di Lione del 1274 decreterà la necessità dell’isolamento dei cardinali per garantire la validità dell’elezione del Papa e scongiurare i pericoli dei lunghi tempi di sede papale vacante.
Nel libro Viterbo e i Papi di Salvatore Del Ciuco, realizzato dalla diocesi in occasione della visita di Benedetto XVI, viene pubblicata per la prima volta la foto a colori della pergamena che i cardinali chiusi in Conclave scrissero per ottenere di far uscire un cardinale malato. (A.Cin.)
© Copyright Avvenire, 5 settembre 2009
Tre porte nuove in Cattedrale
I manufatti bronzei verranno benedetti da papa Ratzinger.
Figure e simboli che evocano la storia di santità della diocesi. E l’evento di domani
DA VITERBO
AUGUSTO CINELLI
Un sogno divenuto realtà che il vescovo Lorenzo Chiarinelli ha voluto realizzare a ricordo della visita di Benedetto XVI a Viterbo, facendo dono alla città di un’opera d’arte che manterrà viva la memoria dello storico evento.
Sono le tre nuove porte di bronzo della Cattedrale di San Lorenzo che papa Ratzinger benedirà e inaugurerà domani mattina nel corso della sua visita pastorale nel capoluogo dell’Alta Tuscia laziale. Un’opera che, in realtà, era già iniziata nel 2005 con l’inaugurazione della porta centrale, opera del maestro Roberto Joppolo, e che adesso viene completata con la realizzazione delle due porte laterali, più strettamente legate alla venuta del Pontefice.
La porta già pronta quattro anni fa è stata chiamata Porta della luce, perché il suo progetto prende nome dai nuovi misteri del Rosario voluti da Giovanni Paolo II. Nella parte alta dell’opera sono rappresentati i cinque episodi della vita pubblica di Gesù entrati a far parte della celebre preghiera mariana. Essi si diramano da una croce centrale, a simboleggiare i raggi offerti al mondo dal sacrificio di Cristo. Dalla base della porta si alzano le figure – a grandezza naturale – dei patroni di Viterbo, santa Rosa e san Lorenzo, che, come tutti i santi, a quei «misteri di luce» hanno ispirato la propria esistenza, facendo da battistrada per coloro che scelgono di seguire il Signore annunciato dalla Chiesa, rappresentata nell’opera dai diciassette cardinali di quel lungo Conclave del 1286 che ha reso famosa la città di Viterbo, allora sede papale. Le due nuovissime porte laterali che completano il trittico ricordano l’evento storico della riunificazione delle antiche diocesi di Viterbo, Tuscania, Montefiascone, Bagnoregio e Acquapendente nell’unica di Viterbo. E papa Ratzinger è il primo Pontefice a far visita alla diocesi dopo la nascita della nuova realtà ecclesiale datata 1986. In esse sono scolpiti i simboli delle quattro concattedrali, insieme alla scritta, dettata dal vescovo Chiarinelli, che in latino recita: «Da una moltitudine di persone formiamo un solo corpo». La porta sinistra reca lo stemma di Benedetto XVI, la figura di san Bonaventura, cui il Papa renderà omaggio nel pomeriggio di domani, con lo sfondo di Civita di Bagnoregio, il borgo dove nacque il santo, la facciata del Santo Sepolcro di Acquapendente e il finestrone di san Martino al Cimino.
Sulla porta destra si trovano lo stemma del vescovo Chiarinelli, la facciata del santuario della Madonna della Quercia con la Madonna patrona della nuova diocesi, altra tappa della visita del Papa, la cupola di Santa Margherita di Montefiascone con santa Lucia Filippini, originaria di Tuscania che sul finire del Seicento diede vita alle Maestre Pie Filippini, religiose impegnate in ambito educativo, e al centro il rosone di san Pietro a Tuscania. Le porte bronzee rimarranno per tutta la città segno visibile della fede di un popolo che il successore di Pietro viene a confermare e testimonianza viva delle radici e della più che ventennale storia della nuova diocesi.
© Copyright Avvenire, 5 settembre 2009
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