giovedì 29 ottobre 2009
I giardini vaticani dal medioevo al Novecento. Novità architettoniche a ogni orto di Papa (Osservatore Romano)
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I giardini vaticani dal medioevo al Novecento
Novità architettoniche a ogni orto di Papa
Mercoledì 28 a Palazzo Barberini, a Roma, viene presentato il volume Gli orti dei Papi. I giardini vaticani dal medioevo al Novecento (Milano, Jaca Book, 2009, pagine 352, euro 130). Pubblichiamo uno stralcio dall'introduzione dell'autrice.
di Alberta Campitelli
Nell'attuale estensione a verde di circa 22 ettari, la metà dell'intero Stato del Vaticano, si alternano architetture e giardini, fontane e boschetti, monumenti e panorami, testimonianze di una storia di molti secoli, dell'avvicendarsi di personalità di committenti estremamente diverse, dell'evoluzione del gusto nell'arte dei giardini. Il viridarium, documentato fin dal Duecento all'interno della cinta muraria fatta edificare da Leone iv, attesta trattarsi del più antico giardino di Roma pervenuto ai giorni nostri. Alla straordinaria continuità nei secoli corrisponde una complessa stratificazione di fasi costruttive, la cui ricostruzione è stata possibile grazie a un'indagine condotta a largo spettro, che ha permesso scoperte di grande interesse basate su una ricca documentazione inedita.
I giardini vaticani sono noti e famosi in tutto il mondo ma, nonostante ciò, non sono riscontrabili studi specialistici rivolti a indagarne la storia e le trasformazioni in modo complessivo, dalle origini duecentesche fino alle innovazioni che hanno fatto seguito al Concordato, stipulato tra il Regno d'Italia e la Chiesa nel 1929. Molti e approfonditi studi sono peraltro stati dedicati ai nuclei architettonici di maggior rilievo, in particolare al Palazzetto del Belvedere, al Cortile delle Statue, alle Logge e alla Casina di Pio iv, presi in esame, però, non come elementi di un complesso straordinario e non indagati, quindi, in connessione con gli spazi a giardino nei quali sono inseriti.
Per comprendere appieno la complessità dei giardini vaticani va considerato in primo luogo l'elemento caratterizzante costituito dalla successione di Pontefici di provenienza e famiglia diverse e quindi dalla discontinuità di committenza che si è verificata in un così lungo periodo temporale. L'appartenenza ininterrotta alla Chiesa potrebbe apparire come un fattore di continuità in analogia con quella di alcune ville nobiliari che per secoli sono state di pertinenza della medesima famiglia. Ne è un esempio, per restare in ambito romano, Villa Borghese, residenza della stessa famiglia per quattro secoli, dove ogni intervento promosso dai discendenti del cardinale Scipione, il primo committente, era mirato a esaltare la continuità con l'opera degli avi, in un processo di emulazione virtuosa che ha permesso l'evolversi armonico e organico dei giardini, pur nel mutare del gusto.
Completamente diverso è il caso dei giardini vaticani, la cui evoluzione è frutto della committenza di innumerevoli Pontefici, spesso succedutisi a cadenza molto ravvicinata, ciascuno dei quali era interessato a lasciare un segno individuale del proprio passaggio. Anche se non sono mancati interventi caratterizzati dalla volontà di continuità con l'opera del predecessore, la diversa impostazione politica, l'appartenenza a famiglie a volte in rivalità tra loro, hanno nella maggioranza dei casi indotto a promuovere opere originali e non sempre in armonia con l'assetto dei luoghi che si era ereditato. Si sono infatti verificati casi di brusche variazioni di progetti già avviati o appena conclusi e anche di traumatiche distruzioni di pregevoli elementi di arredo. Tra gli esempi più eclatanti di discontinuità va segnalata la vicenda della Casina di Pio iv, simbolo insuperato di armoniosa coesistenza di simbologia cristiana e di edonismo pagano, "moralizzata" una prima volta immediatamente dopo la conclusione dei lavori dal Pontefice Pio v, in accordo con il nuovo clima controriformista, e di nuovo nei primi anni dell'Ottocento da Leone xii, quale frutto di radicali mutamenti nella politica della Chiesa. Altre trasformazioni - con sostanziali modifiche dell'assetto precedente - sono da imputarsi invece a una evoluzione del gusto, come nel caso della sostituzione dello scenografico e vignolesco rustico fondale della Fontana della Galera con una piatta e banale parete a finto bugnato, realizzata a fine Settecento per volere di Pio vi, oppure la distruzione dello splendido pergolato del Giardino Segreto di Paolo IIi, per far luogo prima a ordinate e simmetriche aiuole e quindi a un assetto irregolare in omaggio alla moda all'inglese.
Esempio emblematico delle alterne vicende di continuità e discontinuità che hanno nei secoli caratterizzato i giardini vaticani è la storia del Giardino dei Semplici, l'Orto Botanico Vaticano impiantato nei pressi della Casina di Pio iv nel 1561 e smantellato nel 1659. In un primo tempo, dopo la sua realizzazione da parte dell'insigne naturalista Michele Mercati, per incarico di Pio v, il Giardino dei Semplici ha goduto di cure e attenzioni, con l'arrivo di piante esotiche e rare dalle Americhe, coniugando bellezza e ricerca scientifica. Nei primi decenni del Seicento, secondo una ricostruzione qui per la prima volta formulata, il Giardino accrebbe fama e splendore sotto la direzione di Johannes Faber, illustre membro dell'Accademia dei Lincei, confermato nel suo incarico da ben cinque Pontefici, il quale fu promotore di scambi internazionali di piante pregiate tra i maggiori collezionisti del tempo. Ma, nonostante così illustri precedenti, nel 1659 Alessandro vii ne decretò la fine, trasferendo l'Orto Botanico sul Gianicolo e privando i giardini vaticani di un'attrazione che aveva richiamato eruditi visitatori da tutta Europa.
Esempi di continuità hanno invece riguardato le opere di Donato Bramante, il quale, su incarico di Giulio ii, avviò la costruzione delle Logge, consolidate e riprese nella committenza di Paolo IIi, e del Cortile della Pigna, il cui Nicchione fu successivamente completato da Pirro Ligorio per volere di Pio iv. Indubbiamente risultava relativamente più semplice modificare aiuole, fioriture, arredi o decori piuttosto che architetture le quali, in genere, potevano essere ampliate e abbellite, suggellate da scritte e da iscrizioni celebrative del nuovo committente, ma non distrutte. Per lo stesso motivo si sono conservate nel sito originario le monumentali e architettoniche Fontane volute da Paolo v, mentre le fontane più semplici sono state rimosse, riesumate o spostate più volte con il mutare delle esigenze d'uso di cortili o giardini.
La trasformazione più rilevante risale però al secolo scorso ed è direttamente collegata a un radicale cambiamento dello scenario politico: dopo il Concordato, con il riconoscimento della Città del Vaticano come stato sovrano, tutta l'area compresa all'interno delle mura è stata interessata da una mole di interventi che ne hanno cambiato sostanzialmente l'assetto, con numerose nuove costruzioni disseminate su tutta l'area. In questo modo è stata purtroppo per sempre eliminata una caratteristica presente lungo tutta la storia dei giardini vaticani: ai giardini di delizia, in origine situati nei pressi dei Palazzi Apostolici, quindi estesi a occupare tutta l'area compresa tra questi e il Palazzetto del Belvedere, si affiancava la tenuta agricola. La presenza delle Mura leonine ha avuto, fino a tempi recenti, il ruolo di delimitazione tra i due settori distinti: da un lato fiori pregiati e spettacolari provenienti da Paesi lontani, boschetti di agrumi in varietà, pergolati, spalliere di rose e di mirto, elaborati parterres???, nei quali si inserivano fontane, statue, arredi antichi e moderni; dall'altro vigne e canneti, frutteti e orti, con attorno rustiche casupole usate come fienili, ricoveri di attrezzi, abitazioni dei coloni. I terrazzamenti coltivati che si succedevano nei terreni retrostanti la basilica, in contrasto con le curate aiuole dei giardini, sono ancora ben evidenti in alcune belle riproduzioni fotografiche di inizi Novecento, che confermano la duplicità di funzioni delle due aree che i documenti d'archivio attestano fin dal XIII secolo. Più nulla resta di questa tradizione produttiva, con la sola eccezione del minuscolo orto che le Clarisse curano per il Pontefice, situato accanto al loro convento.
L'immagine dei giardini vaticani oggi più diffusa e nota si basa sulle sistemazioni novecentesche, spesso revival spettacolari di tipologie molto più antiche, mentre le vestigia storiche, per essere individuate, richiedono attenzione e conoscenza delle vicende di trasformazione che si sono succedute nei secoli. Proprio questo è lo scopo di questo libro: ritessere il processo storico che ha determinato l'aspetto attuale dei giardini, riconnettere i vari elementi che li compongono, evocare quegli elementi oggi non più visibili ma che ne hanno determinato l'evoluzione e, in molti casi, lasciato un segno nella storia dell'arte dei giardini.
(©L'Osservatore Romano - 29 ottobre 2009)
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