mercoledì 28 ottobre 2009

Il Papa fa lezione agli artisti (Martino Cervo)


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Il Papa fa lezione agli artisti

Martino Cervo

«In un popolo sempre il genio illumina aspetti dell’esistenza, assicurando a tutti e a ciascuno una più matura coscienza delle evidenze ed esigenze elementari del cuore».
Don Luigi Giussani non parlava di cristiani, parlava di Giorgio Gaber. Allo stesso modo, Giovanni Paolo II non parlava solo ai cristiani, quando spiegava - dieci anni fa - che «la Chiesa ha bisogno dell’arte». Riproponendo quasi la grande domanda di Eliot («È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?»), Wojtyla rivolgeva un vero e proprio appello agli artisti, invitandoli a contemplare il mistero della vita umana: «Molti sono gli stimoli che possono ispirare il vostro talento.
Auguro a tutti voi di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmetterete sia tale da destare stupore nelle generazioni!». Proprio dieci anni dopo, Ratzinger chiama a sé il club della bellezza.
Il grande evento sarà il 20 e 21 novembre, ma l’attesa è già altissima. Soprattutto per chi ci sarà, e per chi non ci sarà. I più grandi artisti del mondo si troveranno faccia a faccia col Pontefice nella mattina del 21. Nessun intruso: né parenti né amici. Solo gli artisti e il Papa. Il programma è fissato: il 20 visita al padiglione di arte contemporanea dei musei Vaticani voluto da Paolo VI (quest’anno ricorre il 45esimo dal primo, storico incontro dello stesso Montini con gli artisti). Quindi buffet, poi - il giorno dopo - il conclave alla Sistina. Ad accoglierli, le musiche del coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” che eseguirà i capolavori di Palestrina. Nessuna deroga, in pieno stile Ratzinger, a chi sognava adattamenti modernizzanti: Palestrina non si tocca, è stata la risposta a chi ha proposto arrangiamenti giudicati poco ortodossi.
Nella Sistina, però, i posti sono quelli che sono. È possibile che i 480 inviti diramati da monsignor Ravasi, “ministro della cultura” del Vaticano, siano in leggero overbooking, in modo tale da coprire eventuali gran rifiuti. Uno di questi, in effetti, ci sarebbe già stato. In attesa di sbrogliare il delicatissimo nodo degli artisti israeliani (da Yehoshua a Grossman), per i quali qualsiasi scelta si presterebbe a polemiche di segno uguale e opposto, lo scrittore Andrea Camilleri avrebbe cortesemente declinato l’invito. Non avendo notoriamente denti chi è dotato di pane, sono in moltissimi a essersi fatti vivi, raccontano in Vaticano, per chiedere spiegazioni: come mai non ci è arrivato il biglietto? Non è stato semplicissimo spiegare che non si trattava di disguidi postali ma di semplici scelte, affidate a un comitato ristretto al lavoro da settimane.
Nel registrare la sorpresa sul fatto che l’unico serio tentativo di impostare un dialogo laico sul senso dell’esperienza artistica viene dalla Chiesa “oscurantista” e “dogmatica” del «modesto teologo» Ratzinger (Scalfari dixit), è partita la grande corsa - giornalistica, ma degli stessi artisti - a conoscere la top list del Club della bellezza. La quale, se pure non salverà il mondo, a entrare alla Sistina ci tiene.
Al momento di certo ci sono le cinque categorie dell’arte: 1) pittori e scultori, 2) architetti, 3) scrittori e poeti, 4) musicisti e cantanti, 5) registi e attori di cinema e teatro, fotografi, ballerini. La lista, ovviamente, è tanto pronta quanto segreta. Qualcosa però, vuoi per aperta ammissione degli interessati, vuoi per indiscrezioni di altro tipo, trapela. E dunque: ci saranno lo scultore Arnaldo Pomodoro, il compositore Ennio Morricone, i registi Giuseppe Tornatore, Bob Wilson e - forse - Liliana Cavani, autrice del celebre “Galileo”, non proprio tenero con la Chiesa. Tra gli scultori, e qui i nomi sono davvero sorprendenti, spiccano i sì quasi certi di Jannis Kounellis e soprattutto di Anish Kapoor, il quotatissimo indiano che sta esponendo alla Royal Academy of Arts lo spettacolare cannone che ogni 20 minuti spara palle di cera rossa che si spiattellano contro la parete antistante.
Per l’architettura, ci dovrebbero essere Paolo Portoghesi e Mario Botta. Al capitolo musica, poi, resta da chiarire il mistero Barenboim, che secondo alcuni potrebbe essere stato “nominato”, mentre è pressoché certo il sì di Claudio Abbado. Riccardo Muti, ovviamente invitato, vede la data del 21 cadere nel bel mezzo di un prestigiosissimo tour de force americano che ne rende quasi impossibile la presenza a Roma. In effetti, il poco tempo tra la diramazione degli inviti e la manifestazione ha creato qualche malumore.
Mentre è atteso Roberto Benigni, resta tutto da sciogliere il giallo Cattelan, ieri non reperibile.
Il quotatissimo autore di opere choc come quella di Papa Wojtyla abbattuto da un meteorite, stando a quanto riportato da Panorama, sarebbe stato raggiunto da un invito ma all’indirizzo sbagliato. Ipotesi non esattamente realistica, ma comunque utile a ulteriore pubblicità. Girano, intanto, altri nomi pesanti. Se il grande Cormac McCarthy fosse raggiunto da un invito potrebbe decidere di interrompere il suo esilio texano, come già fatto in un paio di (mondanissime) occasioni. E Jeff Koons? Altro “papabile”, così come Damien Hirst. Intanto, l’attesa cresce. Entro la prossima settimana, parte del mistero sarà diradato. Nel frattempo, la certezza: il papa non vuole bravi cattolici, vuole artisti veri.

© Copyright Libero, 28 ottobre 2009 consultabile online anche qui.

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