giovedì 3 dicembre 2009

Lo sconfitto svizzero. Così monsignor Brunner si allea coi protestanti a favore dei minareti e vuole abolire il celibato (Rodari)


Vedi anche:

Lo spaghetti western di Flores contro il “disinvolto semantico” B-XVI (Maurizio Crippa)

E' "diplomazia dei libri" fra il Papa ed il Patriarca Kirill. Mosca sempre più vicina (Asca)

A Firenze tornano in cattedra i credenti. Ossia i grandi classici cristiani (Magister)

L'Osservatore apre una querelle con un mensile ebraico: "forte pregiudizio nei confronti delle conversioni dall'ebraismo" (Asca e Apcom)

Edith Stein, una martire per due popoli: Lucetta Scaraffia risponde ad un articolo di "Pagine ebraiche" (Osservatore Romano)

Il grazie del Papa alla Chiesa ortodossa russa per il libro sull'Europa (Zenit)

Il Papa ai teologi: "In questo momento vogliamo pregare perché il Signore ci dia la vera umiltà. Ci dia la grazia di essere piccoli per poter essere realmente saggi; ci illumini, ci faccia vedere il suo mistero della gioia dello Spirito Santo, ci aiuti a essere veri teologi, che possono annunciare il suo mistero perché toccati nella profondità del proprio cuore, della propria esistenza" (Monumentale omelia del Santo Padre alla Commissione Teologica Internazionale)

Morto il gesuita Blet: svelò la verità su Pacelli, il nazismo e gli ebrei. L'ultima intervista: Pio XII e Hitler, lettere fantasma (Filippo Rizzi)

Gli sforzi ed i successi ecumenici di Papa Benedetto: sorprendente articolo di "The Guardian"

Doppiopesismo d’Europa.«Gli svizzeri non hanno bocciato le moschee luoghi di preghiera,ma i minareti.La Ue che non vuole i crocifissi sia più prudente

Le élites del Vecchio Continente sospese tra croci censurate e fede degli altri (Luca Volontè)

Benedetto XVI esalta Wojtyla: richiamò il valore della penitenza (Izzo)

Il Papa celebra ad orientem con la Commissione Teologica (Cantuale Antonianum)

Il Papa: l'amore è vera sapienza, ma impararlo richiede impegno (Izzo)

Benedetto XVI: “Si vive solo nell’amore e per amore” (Sir)

Il Papa: "Non è forse vero che noi conosciamo realmente solo chi e ciò che amiamo? Senza una certa simpatia non si conosce nessuno e niente. E questo vale anzitutto nella conoscenza di Dio e dei suoi misteri, che superano la capacità di comprensione della nostra intelligenza: Dio lo si conosce se lo si ama!" (Straordinaria catechesi del Santo Padre)

Il Papa: la scelta di fondo è amare Dio (Sir)

Card. Ruini: «L'ateismo ci distrugge. Nella Chiesa c'è bisogno di coerenza e credibilità» (Vecchi)

Il Papa: Umiltà, virtù dei teologi. La ragione «non si metta sopra Dio» (Cardinale)

La Svizzera e il tabù della reciprocità con l'islam. Dove si muore per la fede (Il Foglio)

Benedetto XVI ai teologi: Dio si lascia comprendere dai più umili (Zenit)

Svizzera, cosa si cela dietro la scelta popolare (Sergio Soave). La sconfitta del politicamente corretto

Così monsignor Brunner si allea coi protestanti a favore dei minareti e vuole abolire il celibato

di Paolo Rodari

Roma.
Uno dei principali trascinatori dell’episcopato svizzero su una decisa presa di distanza dal risultato del referendum che ha detto “no” ai minareti nel paese è stato monsignor Norbert Brunner. Vescovo di Sion (Canton Vallese), la diocesi più antica della Svizzera, presidente designato della Conferenza episcopale elvetica – dal prossimo gennaio il mandato diverrà effettivo e durerà due anni – Brunner ha definito “inaccettabili” i contenuti della campagna anti minareti. Una posizione, la sua, in linea con il Vaticano, stando almeno alle dichiarazioni rilanciate l’altro ieri dalle agenzie di stampa (ma precedenti al risultato del referendum svizzero) di monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio consiglio dei Migranti.
Brunner ha portato avanti le sue posizioni assieme ai vescovi cattolici del paese (tutti concordi con lui) e ai principali esponenti del mondo del protestantesimo elvetico.
Tra questi Thomas Wipf, presidente della Federazione delle chiese evangeliche svizzere, e Max Schläpfer, presidente delle chiese evangeliche libere. I tre hanno insistito sul fatto che proibire la costruzione di minareti in un paese in cui i musulmani sono una minoranza pacifica e ben integrata altro non è che un autogol. Nel senso che, a loro dire, l’unico effetto sarebbe stato quello di esacerbare le diverse posizioni creando conflitti mai verificatisi in precedenza.
Brunner ha combattuto sui contenuti del referendum convinto che la maggior parte dei cittadini condividesse il suo sentire.
Mentre minore importanza ha dato alla forma, ovvero alla modalità con la quale i promotori del referendum hanno chiesto al popolo il voto contro i minareti. Questi hanno tappezzato le città svizzere di manifesti che i musulmani hanno ritenuto offensivi. Ma Brunner, come in precedenza aveva mantenuto una linea accondiscendente verso i manifesti affissi dall’Associazione dei liberi pensatori nei quali si affermava che “Dio probabilmente non esiste. Godetevi la vita”, anche in questo caso ha ritenuto che non fosse necessario vietare i manifesti perché il modo migliore attraverso il quale reagire sarebbe stato quello d’intervenire sul contenuto del referendum stesso. Una linea, alla prova dei fatti, perdente.
Le posizioni pubbliche di Brunner sono sostanzialmente condivise dai suoi confratelli vescovi. E, anche se la Conferenza episcopale elvetica non ha il peso nei confronti delle istituzioni che ha quella italiana, le sue dichiarazioni sono sempre ascoltate. Particolare attenzione nell’operato dei vescovi svizzeri e, in virtù del suo nuovo ruolo, nell’operato di Brunner, pone anche la Santa Sede.
Oltre Tevere, infatti, la Conferenza episcopale elvetica – la stessa cosa vale ad esempio per le Conferenze episcopali tedesca e austriaca –, è osservata con un certo occhio di riguardo perché la tendenza a smarcarsi da Roma in nome di una propria autonomia d’azione e di governo è sempre possibile.
Un esempio in questo senso sono le recentissime dichiarazioni in merito al celibato sacerdotale rilasciate proprio da monsignor Brunner. Questi, poche ore dopo la designazione a succedere a monsignor Kurt Koch, vescovo di Basilea, alla guida dell’episcopato del paese, in un’intervista alla Nzz am Sonntag ha affermato che “non c’è legame sostanziale tra celibato e sacerdozio”.
E ancora: “Ordinare preti uomini sposati dovrebbe quindi essere possibile. Il celibato dovrebbe essere volontario. Credo – ha detto ancora – che la Conferenza episcopale sia quasi all’unanimità dell’opinione che in Svizzera debba essere possibile ordinare sacerdoti uomini sposati”. Subito i quotidiani del paese hanno ripreso l’uscita del vescovo, per la maggior parte titolando così: “Sì ai sacerdoti cattolici sposati. E’ la proposta del presidente dei vescovi svizzeri”.
L’eco delle dichiarazioni di Brunner sul celibato sono arrivate in Vaticano dove sempre, dopo uscite del genere, si ricorda il fatto che Benedetto XVI più volte, pur consapevole del fatto che il celibato sacerdotale non è un dogma bensì una norma disciplinare, ha insistito sulla preziosità del celibato stesso e sul fatto che l’ordinazione di preti sposati non è una controffensiva valida alla carenza di vocazioni. Per questo, le dichiarazioni di Brunner non sono state del tutto digerite. E anche perché augurarsi l’abolizione del celibato sacerdotale all’inizio di un mandato pubblico così delicato come è quello di Brunner viene letto come un messaggio politico lanciato a chi, nella chiesa, la pensa diversamente.
In queste ore i vescovi elvetici sono riuniti in summit. E’ probabile che ne escano con un comunicato dedicato, tra le altre cose, anche al voto del referendum sui minareti. Più difficile che possano spendere parole congiunte sul celibato. Infatti, non è scontato che sull’argomento i presuli la pensino tutti come Brunner. A conti fatti la cosa potrebbe concludersi come si concluse il “caso Hummes”. Il cardinale brasiliano Claudio Hummes, quando arrivò in Vaticano a guidare la congregazione del clero, aprì il proprio mandato con dichiarazioni a favore dell’abolizione del celibato sacerdotale. Ma poi, in successive interviste, tornò sui propri passi.

© Copyright Il Foglio, 2 dicembre 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

Ottimo articolo di Rodari.
Se fossi nel signor vescovo svizzero adotterei la linea del prudente, saggio, dorato, silenzio.
Non mi pare che sia nella posizione di opporsi al Papa. Mi risulta infatti che proprio nella sua diocesi vadano per la maggiore i Lefebvriani (perche'?) e che le chiese non brillino per pienoni. Per non parlare del flop dei vescovi svizzeri sul referendum sui minareti.
Pensiamo meno al matrimonio dei preti e piu' all'evangelizzazione
.
R.

4 commenti:

Frank ha detto...

La posizione dei Vescovi nell'ambito del dibattito sui minareti era di gran lunga la più articolata e coerente, non certo motivata secondo il presunto sentire della gente! Sono stufo, stufo, stufo di sentir calare giudizi dall'estero sul nostro voto e sul nostro episcopato da giornalisti e personaggi che non hanno seguito la campagna nel suo svolgimento e non conoscono il contesto svizzero. I manifesti in questione sono stati vietati e combattuti in diverse città, e questo non ha fatto che suscitare grandi polemiche e fare il gioco di chi, avendo lanciato l'iniziativa, ha potuto gridare alla "censura", oltre che, naturalmente, procurare ai manifesti un sacco di pubblicità gratuita (una tattica, del resto, che lo stesso partito ha usato più volte).

Batolomeo ha detto...

Pensiamo meno al matrimonio dei preti e piu' all'evangelizzazione.


Condivido il tuo pensiero Raffaella ed aggiungeri anche di cominciare a valutare quella reciprocità di cui tanto non si parla o se ne parla in mniera distorta e falsata.
La solfa del matrimonio dei preti ormai è un argomento usato ogni qualvolta si voglia remare contro il Papa; è ora che i sacerdoti e vescovi ( indipendentemente dal paese di origine ), rientrino nei binari e si adoperino senza tanti grilli per la testa, in maniera seria alla loro missione di pastori; quella missione per cui sono stati ordinati giurando fedeltà al Papa ed ai suoi successori.

Anonimo ha detto...

A mio parere però è ora che la S.Sede attraverso gli organi competenti prenda sei provvedimenti contro i religiosi che periodicamente vengono fuori con queste "genialate": qui non stiamo parlando di ignoti curati di campagna, ma di un vescovo che presiederà la Conferenza episcopale elvetica che dunque avrà un ruolo di primo piano. A quando si avranno veramente a cuore le anime dei fedeli? Cmq è vero che le conferenze epicopali sono una discutibile trovata. Matteo

Anonimo ha detto...

Dopo il prossimo rientro degli anglicani tradizionalisti (e spesso sposati) nella Chiesa di Roma, non pochi religiosi cattolici consacrati hanno ritenuto giunto il momento di "rincorrere le sottane delle donne", mettendo il sesso prima di Cristo. Sta determinandosi una sorta di "fregola", come succede periodicamente per altri mammiferi della specie umana, in certe fasi dell'anno.
Le tentazioni della carne, nel nostro tempo, sono tremende; ma coloro che liberamente a suo tempo, dopo attenta riflessione, scelsero di farsi ministri di Dio rinunciando alle attrazioni sentimentali e sessuali del gentil sesso, dovrebbero ricordarsi dei voti sacramentali; di aver scelto di riservare "il loro amore" a Cristo, come suoi ministri, per la causa della Chiesa e per la dispersione "platonica" del loro amore su tutti i fratelli.Buttare le promesse alle ortiche, sia pure in momenti di oggettive difficoltà quando il bombardamento mediatico quotidianamente si occupa "di belle curve femminili esibite ed ostentate", comprendo, è difficile. Soprattutto perché nei religiosi "deboli" è venuta meno la preghiera intensa e il fascino spirituale di Cristo. Il religioso consacrato che avverte in maniera incontrollabile il "bisogno di donne" si avvia su di un percorso terreno (oserei dire terrestre)nel quale la carne prevarrà sempre sullo spirito, nel quale percorso la possibilità di deviare dalla prima donna ad altre donne diventerà sempre più facile. IL religioso perderà la sua identità spirituale, la sua fisionomia ministeriale: diventerà "un impiegato" godereccio della Chiesa.