lunedì 24 novembre 2008

Crocifisso a scuola: quale laicità nella decisione del giudice spagnolo? (Campoleoni)


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CROCIFISSO A SCUOLA - Paura di guardare in faccia

Quale laicità nella decisione del giudice spagnolo?

Alberto Campoleoni

Un giudice, in Spagna, ha deciso che il crocifisso nelle aule scolastiche non ci può stare. È successo a Valladolid, nel Nord della Paese.
Qui un genitore e l’immancabile associazione locale “per la scuola laica” – come riportano le cronache – nel 2005 avevano fatto richiesta che nella scuola pubblica Macias Picavea venisse rimosso il simbolo cristiano. Da notare che il Consiglio d’istituto della stessa scuola si era pronunciato contro la richiesta, ritenendo che il crocifisso potesse stare dove si trovava. Adesso il giudice ha deciso per la rimozione: il crocifisso esposto nelle aule potrebbe dare la sensazione, ai minori che le frequentano, che lo Stato sia più vicino alla religione cattolica rispetto ad altre. Questo minerebbe la sostanziale laicità dello Stato spagnolo che, secondo la Costituzione, garantisce la libertà di religione e di culto ma rimane laico e neutrale rispetto a qualsiasi confessione.
L’accaduto può lasciare ragionevolmente perplessi. In Italia ci sono già stati casi di feroce contestazione alla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici e nella fattispecie nelle aule scolastiche. La soluzione del nostro Paese – semplificando – è stata quella di considerare il simbolo cristiano “super partes”, valorizzandone il richiamo culturale e ai principi del cattolicesimo che fanno parte del patrimonio storico dello stesso popolo italiano. Non dunque la manifestazione di una scelta religiosa da parte dello Stato, ma il legame con una tradizione che in buona parte ha dato sostanza allo stesso pensiero della laicità.
Naturalmente la storia della Spagna non è la stessa dell’Italia, anche e specificamente per quanto riguarda il rapporto con la religione. Tuttavia, la sentenza spagnola fa riflettere su un orientamento che serpeggia in Europa e che tende a relegare sempre di più la religione nell’ambito del privato. Un atteggiamento che si accompagna alla progressiva “perdita di memoria” rispetto a tradizioni e valori che hanno dato sostanza all’Europa stessa che sembra oggi, talvolta, avere paura di guardare in faccia alla dimensione religiosa e al suo radicarsi storicamente nelle pieghe dei popoli e degli Stati.
È difficile pensare al crocifisso spagnolo come a una minaccia per l’educazione e lo Stato laico. Ma forse per certi versi è vero: in un’Europa che sembra credere in una laicità disincarnata, nell’equidistanza indifferente ai temi forti che pure, invece, continuano a formare le identità, anche il crocifisso fa paura. Il problema però è che, se soprattutto là dove si educa, nelle scuole, con i ragazzi e i giovani, non si affrontano le questioni legate alle appartenenze e alle tradizioni, anche religiose, con più difficoltà si potranno elaborare gli strumenti culturali ed etici – perché no? – per affrontare lo sviluppo di una società che oggi appare sempre più variegata e spesso disorientata.

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2 commenti:

mariateresa ha detto...

cara amica ti segnalo questo scritto, per me commovente, di Natalia Ginzburg,una scrittrice che ho amato e che amo molto.
Questa scrittrice era di sinistra , è stata eletta nel Parlamento italiano dove era a suo agio come un cane in Chiesa, come si dice dalle mie parti, perchè era una bella persona con degli ideali e con un cuore grande.
Il suo Lessico familiare è uno dei primi libri che ho letto a mia figlia.

http://digilander.libero.it/galatrorc4/crocifisso4/19880322_ginzburg_croce_rappresent_tutt.htm

Anonimo ha detto...

"...la sentenza spagnola fa riflettere su un orientamento che serpeggia in Europa e che tende a relegare sempre di più la religione nell’ambito del privato."

Sbaglio la religione dovrebbe essere proprio un fatto privato?
Spetta poi a ciascuno di noi portare i valori del cristianesimo nella vita di tutti i giorni.