lunedì 26 gennaio 2009

Dichiarazione del card. Ricard (Bordeaux) sulla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani


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Clicca qui per leggere (in francese) il testo integrale della nota del card. Ricard segnalataci da Syriacus.

Leggo:

Celui qui était à l'époque le cardinal Ratzinger avait été marqué par l'échec de sa mission.

Fallimento della sua missione?
Strana espressione in bocca ad un vescovo soprattutto in tempi di religiosamentemediaticamente corretto!

VESCOVI LEFEBVRIANI: CARD. RICARD (FRANCIA), “SOLO L’INIZIO DI UN PROCESSO DI DIALOGO”

“La remissione della scomunica non è mai un fine ma l’inizio di un processo di dialogo”.
Così il card. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e membro della Commissione pontificia “Ecclesia Dei” scrive in una dichiarazione pubblicata ieri dalla Conferenza episcopale francese a proposito della revoca della scomunica a 4 vescovi della Fraternità di San Pio X decisa per decreto da papa Benedetto XVI e comunicata sabato scorso.
“Papa Benedetto XVI – scrive il cardinale – ha voluto andare fino in fondo a ciò che poteva fare come mano tesa, come invito alla riconciliazione. Il Papa, teologo e storico della teologia, conosce il dramma che rappresenta uno scisma nella Chiesa”. “Lui stesso si è sentito investito della missione di ricucire i fili sfilacciati dell’unità ecclesiale”. Il cardinale francese invita a questo proposito a ricordare che questo papa “conosce molto bene il dossier” relativo a mons. Lefebvre in quanto se ne interessò su richiesta di papa Giovanni Paolo II come allora card. Ratzinger costatando alla fine “il fallimento della sua missione”.
La revoca della scomunica – prosegue Ricard – “apre un cammino da percorrere insieme. Questo cammino sarà sicuramente lungo. E richiederà una migliore conoscenza e stima reciproche”.
Ci sono infatti, osserva l’arcivescovo , “due questioni fondamentali” da affrontare: “la struttura giuridica della Fraternità di San Pio X nella Chiesa e un accordo sulle questioni dogmatiche ed ecclesiologiche”.
Ma soprattutto, “ad un certo punto, dovrà essere posta la questione del testo stesso del Concilio Vaticano II come documento del Magistero di primaria importanza. E’ la questione fondamentale”. Ma non è tutto: “le difficoltà – avverte l’arcivescovo – non saranno necessariamente solo di tipo dottrinale. Altre, di tipo culturale e politico possono emergere. Le ultime esternazioni, inaccettabili, di mons. Williamson che negano il dramma dello sterminio degli ebrei, ne sono un esempio”. “Non dimentichiamo – conclude l’arcivescovo – che il cammino più sicuro per giungere all’unità di tutti i discepoli di Cristo rimane la preghiera”.

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