mercoledì 28 gennaio 2009
Lefebvriani, Lezione del Papa «laico» ai teorici del dialogo (Il Tempo)
Vedi anche:
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I Lefebvriani chiedono scusa al Papa
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Baget Bozzo: L’Olocausto non c’entra. Il Pontefice vuole sanare uno scisma
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BENEDETTO XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI VESCOVI LEFEBVRIANI: LO SPECIALE DEL BLOG
Su segnalazione di Alessia leggiamo:
Il ritiro della scomunica ai lefebvriani
Lezione del Papa «laico» ai teorici del dialogo
Che i teologi tacciano, vien fatto di pensare, mentre le parole di Vito Mancuso, sulle colonne de La Repubblica, disegnano un ordito di menzogne su quanto ha saggiamente fatto Benedetto XVI: ritirare la scomunica ai lefebvriani. Mons. Williamson, vescovo lefebvriano, nega la Shoah e, così, il teologo Mancuso è andato su tutte le furie.
Mancuso è un perfetto inquisitore progressista, intollerante al punto giusto. Clericale e non laico, non comprende il gesto del Papa. Mancuso accusa il Papa di aver salvato i lefebvriani, che hanno chiesto perdono al Papa vietando a Williamson di intervenire ancora su questioni politiche o storiche, senza aver usato lo stesso trattamento nei confronti dei teologi della liberazione.
La Chiesa, infatti, ha distinto le opinioni personali dalla questione ecclesiale, cioè la fratellanza con chi, ieri, era fuori, e oggi, mutati i tempi, può stare dentro la Chiesa di Roma. Blasfemia, per Mancuso, perché i teologi della liberazione, candidi come agnelli e marxisti più di Lenin, sono stati repressi a causa delle opinioni politiche personali, e non per ragioni teologiche.
È ovviamente falso, perché c'erano gravi ragioni dottrinali, ma quel che il teologo non riesce a capire è che questo gesto non ha niente di clericale, ma è interamente laico, apre alla società intera, fatta di credenti e non credenti, con un messaggio forte e chiaro: la tradizione, tanto religiosa quanto laica, è importante e, senza di essa, non può esistere degna e civile convivenza. E, poiché la Chiesa è una grande convivenza di uomini, il Papa, senza troppi sermoni e con l'equilibrio di chi non fa il verso a Robespierre, ha fatto entrare le pecorelle smarrite. Gesto sodo e reale.
Parlare di dialogo nei convegni è una cosa, praticarlo è un'altra. La prima cosa non costa nulla e fa molto "figo", la seconda ha un prezzo: ti vengono addosso perché hai trattato male gli ebrei. La doppia morale dei falsari del dialogo: dialoganti di tutto il mondo, unitevi, ma attenzione, perché prima viene il Nemico e poi tutto il resto.
Non solo. Questa gente è ipocrita fino al midollo, tutti, intendo, da Mancuso a Veltroni: prima scaricano addosso le colpe della crisi morale, sociale, culturale, bla bla alla società capitalistica, moderna fino all'osso contro la tradizione umana e religiosa, e poi, quando qualcuno si avvicina a certi tradizionalisti religiosi, anticapitalisti come loro, invece di applaudire, sparano a zero. Isteria tipica di chi vuole scegliere il "suo" dialogante: i teologi della liberazione, comunisti, vanno benone, perché hanno il bollino blu della Rivoluzione e sputano con una certa classe sul capitalismo; i tradizionalisti di Lefebvre, no, perché sono volgari antisemiti e, se anticapitalisti, non nel modo giusto. La solita storia: gratta, gratta, dietro ai progressisti arrabbiati trovi sempre un cuginetto di Robespierre e un totalitario provetto.
Il Papa, invece, più laico di loro, distingue il grano dal loglio e vive bene. Loro non tollerano la laicità vera e scomunicano perfino il Pontefice. Perché non è "cattolico" come loro. Meno male.
© Copyright Il Tempo, 28 gennaio 2009 consultabile online anche qui.
Qualcuno sa chi ha scritto questa meraviglia di articolo?
R.
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