domenica 30 agosto 2009

Lucio Brunelli: I cattolici e la morale. Cosa insegna questo caso (bellissimo articolo!)


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Dalla lettura dei giornali di oggi esce un quadro desolante (devastante?) della politica italiana, dei media e persino della Chiesa...

Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo questo editoriale di Lucio Brunelli. Leggiamo e poi commentiamo.
R.

I cattolici e la morale
Cosa insegna questo caso


Lucio Brunelli

La penosa vicenda degli attacchi de il Giornale al direttore di Avvenire induce numerose riflessioni, ad intra e ad extra della Chiesa. Tralasciamo quelli più generali, pur gravi ma già evidenti a tutti: l'imbarbarimento della informazione e della lotta politica nel nostro Paese. Proviamo a capire, invece, cosa abbia da dire, ed eventualmente da insegnare, agli stessi cattolici, quanto è avvenuto e sta ancora avvenendo.
Pochissimi, nei sacri palazzi, credono che Berlusconi fosse completamente all'oscuro dell'iniziativa di Feltri. E comunque è stato il premier a volerlo, pochi giorni fa, alla direzione del quotidiano. Al di là dei singoli e parzialissimi dettagli le «rivelazioni» del Giornale assomigliano molto ad un avvertimento. Un atto di intimidazione. Non diretto alla persona di Boffo ma alla Chiesa, o a quegli ambienti di Chiesa che si sono permessi di muovere critiche ai comportamenti del premier e ad alcune scelte del governo, ad esempio sull'immigrazione.
È come se si fosse svelato all'improvviso l'altro volto del berlusconismo: accanto a quello bonario, simpatico e ammiccante, anche quello aspro e vendicativo.
È vero, Berlusconi si è «dissociato» e qualcuno lo dipinge irritatissimo con il Giornale. Ma il sospetto rimane, anche perché Feltri è ancora lì, pimpante, che annuncia nuove puntate. Ora, la Chiesa non ha come vocazione di fare la guerra al potere ma di salvare anime. Il Vangelo insegna a dare a Cesare quello che è di Cesare, san Paolo ricorda ai cristiani che si deve rispettare l'autorità costituita. Nessuna crociata è indetta contro l'inquilino di Palazzo Chigi. Ci sono cose più urgenti e serie da fare.
Ma almeno i cattolici hanno imparato un maggior realismo. Contare più sul Padre Nostro che sta nei cieli, che sui favori degli uomini che sembrano contare quaggiù.
I cristiani non hanno patria. Vivono questa condizione con umiltà e letizia. Non si sentono più forti di quelli che sono.
L'istinto della fede gli fa cogliere, giorno per giorno, situazione per situazione, dove passa il confine tra un compromesso realistico e la svendita della propria dignità. Soprattutto non sentono il bisogno di idealizzare o, peggio, sacralizzare il potere.
I primi cristiani furono messi a morte solo per questo. Non avevano come obiettivo il crollo dell'impero romano, erano sudditi leali, ma incensare il dio-imperatore no, proprio non era possibile. Si poteva e forse si può ancora scegliere di votare Berlusconi. Ma farne una questione di fede e di principi morali no, non è più possibile. Con tutto il rispetto…
C'è un altro possibile insegnamento che viene da questa vicenda. E riguarda la dimensione più profonda e intima della fede. Quella che Benedetto XVI prova a insegnarci ogni settimana con le sue pazienti catechesi del mercoledì.
Il cristianesimo non è innanzitutto una morale. Ma l'essere attratti da un incontro, da una Persona. Il sentimento più forte vissuto, a livello umano, da tutti i grandi santi è la coscienza della propria fragilità e incoerenza. Tanto più grande è il dono della santità tanto più è acuminato il sentimento di essere peccatori.
Nel romanzo L'Eredità di Tamara lo scrittore Alver Metalli scrive: «Dove l'irreprensibilità morale è il solo ideale là prospera il ricatto». È proprio così. Chi sa di essere peccatore e affida tutta la sua speranza di giustizia alla Misericordia di un Altro teme di meno le accuse e i ricatti del mondo. L'attrattiva della grazia libera, fa sentire in pace con se stessi, apre al rapporto con gli altri.
Il moralismo lascia sempre insoddisfatti, lancia i suoi lacci, porta a rinchiudersi in un fortino. La grazia rende possibile cambiamento. Il moralismo soffoca la speranza, produce i farisei, campioni della doppia identità.
Sembrano cose astratte, dette così. Ma sono le uniche concrete. Quelle che fanno della Chiesa una realtà sui generis, differente da ogni altra agenzia etica o politica. Benedetto l'affaire «Feltrusconi» se aiutasse noi cristiani a riscoprirle e viverle nel quotidiano.

© Copyright Eco di Bergamo, 30 agosto 2009

Sono completamente d'accordo!
Una grande lezione si puo' e si deve trarre da quanto e' accaduto: i Cristiani non hanno una patria.
Non sono di destra o di sinistra in virtu' della propria fede, ma solo in base alle loro convinzioni politiche o alle necessita' contingenti.
Abbiamo capito che ricercare l'appoggio di questo o di quel potente di turno non porta a nulla! Anzi...
Cio' che conta e' l'esempio, la coerenza, la bonta' d'animo.
Benedetto XVI non e' un Papa "moralista" nonostante la vulgata dei media.
Nelle GMG non ha mai parlato ai giovani di morale sessuale, ma ha indicato l'esempio dei Santi, ha incoraggiato le nuove generazioni a ragionare con la propria testa, a compromettersi con Dio, a non inseguire il facile successo.
Ecco! E' questo l'insegnamento che possiamo trarre da questa vicenda.
C'e' ancora molto da imparare e tutti dovremmo fermarci a riflettere, laici, sacerdoti, vescovi e cardinali.
Credo che non sia un caso che in queste ultime settimane io abbia maturato una forte insofferenza verso le cene, gli ammiccamenti e gli scambi fra la Chiesa ed il potere temporale.
Anche questo e' un grande insegnamento del Papa
.
R.

10 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

"Il moralismo lascia sempre insoddisfatti, lancia i suoi lacci, porta a rinchiudersi in un fortino. La grazia rende possibile cambiamento. Il moralismo soffoca la speranza, produce i farisei, campioni della doppia identità."

Questo vale per tutti i moralismi, da qualunque parte provengono.

E vale ancora di più per coloro che scambiano il loro essere cristiani con l'adesione a una dottrina morale - cosa che non può non essere superficiale.

Il moralismo che si vorrebbe vendere come cristiano è espressione di apostasia. O per dirla con una parola antica: è segno dell'anticristo.

Anonimo ha detto...

non voglio più saperne. Son stanca e sfiduciata. Non vedo da anni la televisione. Ora non leggerò più i giornali e non guarderò più Internet, se non per le previsioni del tempo e gli scioperi.
Nessuno è più credibile. E' tutto tempo sprecato.

Gonzalo ha detto...

Complimenti vivissimi a tutti i "moralisti" (o moralizzatori) che attendevano questo disgustoso episodio per togliere i loro personali sassolini dalle scarpe, dando addosso a Boffo, Bagnasco, la Cei.
Io penso che prima o poi dovranno chiedere scusa. O, almeno, tacere.

Anonimo ha detto...

Bell'articolo, condivido, ma come cristiano mai ho pensato che un potere possa salvarmi o salvare la mia "parte" o la Fede.

Essa rimarra' sino alla fine dei tempi perche' cosi' e' scritto.

Quanti cattolici sono saliti convinti e saccenti su questa barca dopo il naufragio di altre ?? ben piu' solide....

Mi sembra pero' un articolo incompleto, perche' tace sulle riflessioni da farsi in casa cattolica.

E' stata giusta la linea di Avvenire? Giusto lasciare Boffo al suo posto? Giusto che lui avanzasse critiche morali? Giusto che un direttore accetti e paghi un patteggiamento di tale tipo, e rimanga li a parlarci di famiglia o morale??? Giusta questa difesa senza alcuna riflessione...


Mi sembra doveroso fermarci anche su tali aspetti, non secondari...

Anonimo ha detto...

La morale, ed in particolare la morale cristiana che è il "compimento" della morale naturale inscritta da Dio nella creatura, ha un obiettivo preciso: per noi cristiani è la risposta con la vita e l'azione a Cristo che ci interpella. Quando la morale è chiusa in se stessa, guarda solo alla regola che è devoroso eseguire punto e basta!, non è cristiana ma esteriorizzante, buona per "sepolcri imbiancati"

Anonimo ha detto...

Carissima Raffa, ti segnalo la pubblicazione del secondo volume
di don Gino Oliosi "Alla scuola di Benedetto XVI. La Sapienza della Tradizione" edito da "Fede & Cultura". A presto!!

sam ha detto...

Bellissimo davvero quello che questo articolo dice...

massimo ha detto...

bell'articolo.certo sarebbe stato interessante completarlo come qualcuno ha appuntato.
premetto che berlusconi non mi piace,mi piace pensare al magnificat che ci dice :"...ha rimandato i ricchi a mani vuote,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore...." tant'è,ci deve bastare.
ma ho da dire una cosetta che non ho digerito di boffo,bravo direttore,ma carente e di parte talvolta,ricordate la lettera del parrocco don matteo?(o giù di lì)bene sto parrocco rimproverava ad avvenire di essere severo con tutti,sulla bioetica,sulla morale cattolica,come la comunione ai divorziati.......ma non esserlo con il principe di turno.
boffo rispose,fumosamente,ma a mio avviso commise un grave errore,si è dimenticato di ricordare al giovane parroco che il giornalone da cui lui stesso intendeva giudicare il principe e su cui la gerarchia doveva basare la critica ai comportamenti è il giornale più anticattolico e anticristiano che c'è in italia,che questo giornale è il maggiore veicolatore di cultura del libertinismo e del relativismo che abbiamo,oggi paladino di un moralismo senza etica,becero,che pretende di moralizzare il paese attraverso l'antiberlusconismo non attraverso i valori,anzi dei valori cristiani fà disprezzo.
c'è dell'altro,a quel prete così solerte nel leggere repubblica e a raccogliere le proteste dei fedeli che trattano,mi sà,repubblica come depositaria della verità perchè non ha ricordato che la chiesa è depositaria del dono della misericordia che si esercita con il ministero sacerdotale,ministero sacerdotale che si nutre non di "fondi" di scalfari o mancuso o rodotà ma dei padri,che sò...sant'Agostino?Benedetto XVI?
che quel prete invece di pendere dai fogli del peggior nemico della chiesa cercasse di essere meno secolarizzato,più spirituale,più saldo nella certezza che la chiesa anzitutto è una realtà sacra e spirituale con forza sacramentale.
al quel prete il boffo doveva dire chiaramente che dare tanto credito ai venti e alle mode,ai tumulti politici non è cristiano,che affiancarsi ai farisei con le pietre in mano per lapidare lo scandaloso di turno non è cristiano,che invece di andare in edicola attento a essere moderno soi perde tempo,che stesse in parrocchia il reverendo a confessare,a organizzare qualcosa che faccia ragionare i nostri bambini e nostri ragazzi con la loro testa non con la testa dei cattivi maestri,quel prete non doveva essere preoccupato del vociare dei laiconi,o delle porcate presunte in casa sua del principe, ma della propia santità e dare l'esempio.
porca miseria ma Boffo queste cose le ha mai scritte?..........
oggi repubblica si preoccupa già di difenderlo,terribile,è la cosa peggiore.

Anonimo ha detto...

Massimo, hai proprio ragione...la chiesa si deve ricordare che:
SOCIETAS CUM POTENTE NONDUM EST SICURA...e questo vale anche e soprattutto per chi vede in Repubblica (che è nei fatti un vero e proprio partito, ben più potente di certi VERI partiti) la fonte di ogni verità.
La chiesa deve essere "nel mondo, ma non DEL mondo".
Vittorio

gemma ha detto...

@massimo
condivido ogni riga che hai scritto
Non mi importa nulla di Berlusconi ma nemmeno degli editoriali di Scalfari, che leggo per rispetto del pluralismo di idee ma che mi scivolano addosso senza modificare il mio essere. La fratellanza, la solidarietà e la misericordia non possono avere colore politico, altrimenti non c'è alcuna differenza fra noi e i compagni da una parte o i camerati dall'altra, perchè nel mezzo di due fazioni politiche sta solo l'odio ideologico. E io non voglio odiare nessuno, solo perchè possiede più di me o la fa franca. Sono altri i metodi che da cristiana posso usare per liberare il mondo da quelli come lui. Ultimamente le riviste cattoliche troppo spesso si sono preoccupate di attaccare ciò che non è morale non secondo i propri canoni, cristiani, ma salendo sul carro di chi, a parte la dottrina sociale che accomuna al marxismo, dei valori cattolici si fa beffa e delle parole del Papa disprezzo irridente. Noi dovremmo avere altri principi e altre basi con cui raccontare, giudicare e muoverci nel mondo, non la santificazione delle parole di una escort o le estrapolazioni di un agente di polizia o di una sentenza umana (anche i giudici come tutti gli uomini possono sbagliare? E se si, perchè in alcuni casi più si che in altri?). Repubblica può fare cronaca ed esprimere giudizi talvolta condivisibili ma sacerdoti, Avvenire devono volare alto, superando la cronaca e quei giudizi spesso diretti soprattutto a fini politici e di parte. Esattamente come ci stiamo sforzando di fare noi per la cronaca e i giudizi del Giornale.