lunedì 31 agosto 2009
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Santa Monica: un riferimento anche per i genitori di oggi
Fabio Zavattaro
La Giornata per la salvaguardia del creato – che da alcuni anni a questa parte si celebra il primo settembre – è occasione, per papa Benedetto, per ribadire, da un lato, l’importanza della questione ambientale e, dall’altro, per ricordare che l’occidente, il nord ricco del pianeta, ha una grande responsabilità nei confronti del sud del mondo. Soprattutto nel tempo della globalizzazione, l’ambiente e la salvaguardia del creato sono temi che devono essere coniugati con lo sviluppo sostenibile o, come scrive papa Benedetto nella sua enciclica “Caritas in veritate”, con uno sviluppo umano integrale.
Così a distanza di pochi giorni Benedetto XVI torna a parlare di ambiente con i fedeli convenuti a Castel Gandolfo, esortando tutti “ad un maggiore impegno per la tutela del creato, dono di Dio. In particolare, incoraggio i Paesi industrializzati a cooperare responsabilmente per il futuro del pianeta e perché non siano le popolazioni più povere a pagare il maggior prezzo dei mutamenti climatici”.
Ambiente come “dono prezioso”, creato, donato all’uomo dal Creatore che chiede a noi di averne cura mentre godiamo della sua bellezza e delle meraviglie che ci sono offerte. Di qui la necessità di avere un corretto rapporto con l’ambiente. Non si può restare indifferenti di fronte ai fenomeni di degrado ambientale; e non possiamo non guardare anche ai nostri errori nel rapporto con la natura,quando siamo colpiti da calamità naturali.
Il rispetto dell’ambiente va di pari passo con un corretto utilizzo delle risorse del pianeta. È nella mente di tutti quel rapporto tra nord e sud del pianeta che ci dice come il 20 per centro della popolazione del mondo – noi dell’occidente ricco e distratto – utilizziamo l’80 per cento dei beni. Ecco che papa Benedetto ci invita anche ad una ricerca di sobrietà nei nostri stili di vita; anzi, parlando alla vigilia di Pasqua, chiedeva di avere uno stile di vita azzimo, essenziale, dunque, come il pane non lievitato.
Il rispetto dell’ambiente chiede anche una nuova attenzione nei rapporti con i Paesi in via di sviluppo, nuove strategie da mettere in atto, capaci di costruire non passiva dipendenza ma attiva partecipazione ai programmi di sviluppo. Si tratta di mettere in atto politiche in grado di combattere la fame e la povertà, troppo spesso legate a fenomeni di violenze e guerre a volte aiutate, in un certo senso, proprio dal nord ricco, attraverso il commercio delle armi, lo sfruttamento delle ricchezze delle nazioni povere, l’utilizzo di mano d’opera, spesso minorile, pagata in modo tutt’altro che adeguato. È allora impensabile che siano i Paesi poveri a pagare i costi dello sviluppo del nord ricco del mondo; è impensabile che le persone, i bambini muoiano per malattie facilmente curabili; che le tecnologie legate allo sviluppo siano esclusiva dei Paesi ricchi. Ambiente, pace, sviluppo, rispetto della vita sono aspetti sempre più legati tra loro.
C’è tutto questo in quell’attenzione all’ambiente che papa Benedetto chiede alla vigilia della Giornata voluta dalla Conferenza episcopale italiana e dedicata, quest’anno, al tema dell’aria. “Non è forse vero – si è chiesto il Papa mercoledì scorso – che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa l’ultima istanza e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile”.
Analisi, quest’ultima, che ci porta a mettere l’accento sulla prima parte della riflessione domenicale del Papa, e cioè la famiglia vista come luogo dove Dio è trasmesso, consegnato ai figli. Ricorda la figura di santa Monica, la madre di sant’Agostino, “modello e patrona delle madri cristiane”, e sottolinea come il grande vescovo “bevve il nome di Gesù con il latte materno e fu educato dalla madre nella religione cristiana, i cui princìpi gli rimarranno impressi anche negli anni di sbandamento spirituale e morale”.
Santa Monica, ricorda il Papa, non smise mai di pregare per la conversione del figlio “ed ebbe la consolazione di vederlo ritornare alla fede e ricevere il battesimo”. Agostino non solo si convertì – diceva: “è impossibile che un figlio di tante lacrime vada perduto” – ma divenne monaco e fondò una comunità di monaci. Monica era diventata per il figlio “più che madre, la sorgente del suo cristianesimo”.
La storia del cristianesimo, afferma ancora papa Benedetto, “è costellata di innumerevoli esempi di genitori santi e di autentiche famiglie cristiane, che hanno accompagnato la vita di generosi sacerdoti e pastori della Chiesa”. Tra i nomi che ricorda, ci sono quelli dei coniugi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, vissuti tra la fine del XIX secolo e la metà del 1900, beatificati da Giovanni Paolo II nell’ottobre del 2001, in coincidenza con i vent’anni dell’esortazione apostolica “Familiaris consortio”. Un documento, quest’ultimo, che illustra il valore del matrimonio e i compiti della famiglia. Dice il Papa ai fedeli a Castel Gandolfo: “Quando i coniugi si dedicano generosamente all’educazione dei figli, guidandoli e orientandoli alla scoperta del disegno d’amore di Dio, preparano quel fertile terreno spirituale dove scaturiscono e maturano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. Famiglie, dunque, come piccole chiese “in cui tutte le vocazioni e tutti i carismi, donati dallo Spirito Santo, possano essere accolti e valorizzati”.
E forse non è difficile concludere che proprio all’interno della famiglia, cellula fondamentale della società, scuola di formazione delle future generazioni, si possa non solo trasmettere la fede, ma anche dare quella capacità di discernere tra comportamenti rispettosi della natura, dell’ambiente, e scelte che possono compromettere il dono ricevuto dal creatore. La scommessa di un futuro migliore, un mondo più bello da consegnare ai nostri figli, passa anche dalla famiglia.
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