mercoledì 28 ottobre 2009

Liturgia preconciliare e politica del latino (Massimo Faggioli)


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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questo articolo di Massimo Faggioli sul quale, personalmente, non sono affatto d'accordo.
In particolare non condivido l'affermazione secondo la quale Benedetto XVI avrebbe fatto un passo indietro rispetto alle acquisizioni del Concilio. Nessuna retromarcia, anzi! Il Papa si sta facendo vero interprete dei testi conciliari respingendo i vari "spiriti" che hanno snaturato la riforma e che, purtroppo, hanno portato al caos liturgico attuale
.
R.

Liturgia preconciliare e politica del latino

Massimo Faggioli

Questa settimana sono iniziati i colloqui dottrinali tra la S. Sede e i lefebvriani, incentrati sull’interpretazione da dare al concilio Vaticano II (1959-1965), mentre la settimana scorsa era stato diffuso un sondaggio che affermava la volontà della maggioranza del campione interpellato di ritornare alla liturgia preconciliare in latino.
Tempi duri per quanti credevano, almeno fino a pochi anni fa, che le acquisizioni teologiche della chiesa conciliare fossero entrate definitivamente a far parte del corpo del cattolicesimo contemporaneo.
Lungi dall’essere una questione puramente teologica e interna alla chiesa, il dibattito sulla liturgia e sul concilio Vaticano II in generale ha un contenuto “politico” (nel senso alto del termine) che i politici e il Partito Democratico in particolare dovrebbero tenere in considerazione. Se i padri del Vaticano II non avevano in mente obbiettivi politici quando dibattevano i documenti che “aggiornavano” la chiesa cattolica, ogni passo indietro compiuto dalla chiesa di Benedetto XVI rispetto alle acquisizioni del concilio lancia anche un messaggio politico.
Il caso della riforma liturgica merita qualche considerazione: non solo perché è il campo nel quale la “riforma della riforma” operata dal concilio sembra essere più avanzata, ma anche perché la riforma liturgica fu la prima delle riforme conciliari, in qualche modo programmatica rispetto al resto del Vaticano II.
In primo luogo, la riforma liturgica esprimeva una volontà di rapprochement, di riavvicinamento: non un puro accomodamento ai tempi moderni, ma un avvicinamento alle diverse dimensioni della vita umana e la promozione di un’effettiva comunione all’interno della chiesa cattolica. La struttura dialogica della messa conciliare esprimeva la fondamentale unità della chiesa come popolo di Dio e l’abbandono di una concezione di chiesa tipica della christianitas medievale. In secondo luogo, la riforma liturgica annunciava il fine ecumenico del concilio, il desiderio di unità con le altre chiese cristiane, espresso in modo chiaro fin dall’incipit della costituzione di riforma della liturgia. In terzo luogo, una profonda rivalutazione del contenuto teologico del rapporto tra chiesa ed ebrei, anche a partire da una riforma liturgica che desse spazio alla lettura dell’Antico Testamento come fondamento dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Infine, la riforma liturgica era l’anima di una chiesa che si vedeva immersa nella storia e non giudice al di sopra di essa: la nuova liturgia era anche lo “stile” di una chiesa convinta che la nuova concezione di chiesa fosse necessaria anche per una nuova concezione dei rapporti tra cattolicesimo e mondo moderno.
Il dibattito sulla liturgia conciliare e sul concilio Vaticano II in generale lancia dei messaggi politici al mondo contemporaneo. È evidente che i mutamenti epocali del Vaticano II non hanno una ripercussione che è solo ed esclusivamente interna alla chiesa. In realtà essi hanno un effetto diretto anche sulla contemporaneità della chiesa: tanto sul giudizio politico-culturale quanto sulla sostanza dell’essere della chiesa nel mondo contemporaneo. Tutti questi elementi appartengono alle discontinuità culturali del Vaticano II, coincidono con quanto è rigettato dalla cultura dell’anticoncilio dello scisma lefebvriano, e corrispondono al “nucleo costituzionale” del Vaticano II. Ora, riconoscere il rapporto tra l’interpretazione del Vaticano II e la “politica” dei suoi interpreti (interpreti politici, che sono sia ecclesiastici sia laici) significa prima di tutto riconoscere l’impossibilità di tornare indietro rispetto ad alcuni elementi essenziali di quella cultura politico-costituzionale del Vaticano II. Ciò non significa ripresentare una nuova “età costantiniana”, né abbandonarsi alle sirene della “religione civile”. Né si tratta di rovesciare il Diktum del giurista tedesco Böckenförde, arrivando cioè a descrivere una chiesa che vive di presupposti giuridici costituzionali che non è in grado di garantire. Né si tratta di inseguire una priorità temporale – tra cristianesimo e cultura politica occidentale - nell’acquisizione di alcuni principi “giuridici” fondamentali; né, tantomeno, di consegnare il cristianesimo in dote ai cantori del neo-conservatorismo liberista. Si tratta piuttosto di accorgersi di come funziona oggi il rapporto tra cattolicesimo e società contemporanea attorno e grazie al concilio, e specialmente attorno al suo “nucleo costituzionale” di discontinuità, e di come questo rapporto sia uno spettatore influente nel dibattito attuale sull’interpretazione del Vaticano II. Per questo il dibattito teologico sul concilio Vaticano II nella chiesa di Benedetto XVI tocca direttamente il cattolicesimo democratico e la sua cultura come parte importante e non residuale dello scenario politico.

© Copyright Europa, 26 ottobre 2009

9 commenti:

Fabio ha detto...

Sicuramente però tornando alla liturgia preconciliare si fa un passo indietro. Sono molto pochi quelli che, in realtà, vogliono tornare indietro. Il sondaggio in questione non è altro che un'evidente forma di "propaganda". La Tradizione implica il concetto di sviluppo. Non c'è vera Tradizione Apostolica quando si torna indietro ma semmai un regresso nella comprensione del Mistero di Cristo e della Chiesa. Nel post Concilio ci sono state delle deviazioni ma questo non implica che bisogna tornare alla teologia e alla liturgia preconciliare tout cour. Sarebbe un tradimento della fede cattolica che invece deve proseguire il suo cammino fino al raggiungimento della "maturità di Cristo" dal momento che lo Spirito, ci assicura Gesù, "vi guiderà alla verità tutta intera" nonostante le difficoltà e gli ostacoli che inevitabilmente si frappongono.

Raffaella ha detto...

Infatti il sondaggio (non e' propaganda! Cerchiamo di non offendere chi si e' impegnato tanto!) non afferma che si voglia tornare indietro, ma che gli Italiani vedono favorevolmente la coesistenza delle due forme dell'unico rito romano.
La Tradizione implica il concetto di sviluppo, ma non quello di "strappo" o discontinuita'.
Nessun passo indietro visto che la forma ordinaria del rito romano e' quella conciliare.
L'unita' dei Cattolici presuppone che nessuno sia lasciato fuori dalla porta solo perche' richiede la celebrazione secondo il rito straordinario.
R.

Fabio ha detto...

Cara Raffaela, non voglio offender nessuno... Sono personalmente d’accordo con il S. Padre nel concedere la celebrazione del Rito di S. Pio V ai gruppi “tradizionalisti” affinché questi rientrino nell’unità della Chiesa. Ma la stragrande maggioranza di chi frequenta la Messa domenicale non sa nulla del Rito di S. Pio V e del Summorum Pontificum. La gente - anche la buona gente cattolica delle nostre parrocchie - è lontana mille miglia da questi problemi e da questi sondaggi! Andiamo piano perciò ad enfatizzare certe prese di posizione che rischiano – queste si – di sfasciare l’unità della Chiesa e di andare molto al di là delle intenzioni del s. padre Benedetto XVI che, del resto, non ha MAI celebrato pubblicamente secondo l’Antico Rito dopo la promulgazione del Summorum Pontificum… Ci vuole tanta prudenza nel trattare queste cose! Prudenza, prudenza…
Con le concessioni fatte agli Anglicani il Papa non vuole dire che il Rito Anglicano è migliore di quello Cattolico… Tali concessioni ci permettono di comprendere bene anche le intenzioni del S. Padre nei confronti dei così detti “Gruppi Tradizionalisti”: favorire l’unità di tutti i discepoli di Cristo nell’unica Chiesa.

Raffaella ha detto...

C'e' posto per tutti nella Chiesa Cattolica.
Nessuno e' escluso: non lo sono Kung e Farinella, non devono esserlo neppure i "tradizionalisti" che accettano l'autorita' del Santo Padre.
I tradizionalisti non sono tutti Lefebvriani.
Ci sono gruppi che hanno sempre rifiutato di uscire dalla Chiesa Cattolica per restare fedeli al Santo Padre.
La Fraternita' di San Pietro, l'Istituto di Cristo Re e quello del Buon Pastore sono legati alla Tradizione, ma sono parte integrante, gia' ora, della Chiesa Cattolica.
Isolarli o trattarli come "Cattolici diversi" non rende giustizia all'unita'.
Il sondaggio Doxa dimostra come i fedeli cattolici, soprattutto piu' giovani, abbiamo molti meno pregiudizi dei loro padri e/o nonni.
Tutto cio' e' molto bello soprattutto in una societa' secolarizzata in cui non si sa che cosa sia il Rito di San Pio V ma, purtroppo, si ignora sempre di piu' anche quello di Paolo VI, un po' perche' e' interpretato male, un po' perche' si va poco a Messa.
R.

Anonimo ha detto...

Veramente la rottura dello sviluppo organico della liturgia è avvenuta nel 1969 con la promulgazione del Novus Ordo Missae: tradimento del Concilio e della reale volontà dei Padri conciliari. Basta esaminare senza pregiudizi i libri liturgici per constatare questa amara verità.
Il Missale Romanum riedito dal B. Giovanni XXIII non è un contentino per pochi, ma un patrimonio e una ricchezza per l'intera Chiesa Cattolica.
La stragrande maggioranza dei fedeli, durante il postconcilio, è stata ingannata da una propaganda vergognosa sponsorizzata da un certo clero politicizzato e da certi 'cattolici adulti' ben inseriti nel tessuto sociale. Chi ha veramente tradito il Concilio e il Magistero della Chiesa ????

Areki ha detto...

Sono un sacerdote di 46 anni che ha scoperto da circe due anni il Vetus Ordo e la Messa si San Pio V e ne sono rimasto affascinato! Non posso sempre celebrarla perchè sono parroco e non posso passare di punto in bianco all'antica liturgia che,ripeto, è molto più bella e più sacra. Però celebro nel Vetus Ordo ogni settimana in giorno feriale e vi partercipa sempre qualcuno che apprezza la messa tridentina. Percoò penso sia bene far conoscere sempre più il tesoro che abbiamo. Ringrazio di cuore Papa Benedetto e spero fortemente che il Messale di Paolo VI venga seriamente riformato così come i riti dei sacramenti....

Parati semper ha detto...

Caro Fabio certe espressioni quali "la buona gente cattolica delle nostre parrocchie" mi fanno sempre un po' sorridere perchè poi bisognerebbe capire qual'è la "cattiva gente cattolica", ma non è questo il punto. Senz'altro ci vuole prudenza e condivido la posizione espressa da Raffaella, tuttavia mi chiedo e chiedo a Fabio, quali sono i problemi che hanno determinato la crisi della fede più volte evidenziata da Benedetto XVI? Non sarà che un certo modernismo e progressismo post-conciliare abbia delle responsabilità? Non sarà che la liturgia malinterpretata sia essa stessa la causa dei risultati di questi sondaggi?

Caterina63 ha detto...

In particolare non condivido l'affermazione secondo la quale Benedetto XVI avrebbe fatto un passo indietro rispetto alle acquisizioni del Concilio. Nessuna retromarcia, anzi! Il Papa si sta facendo vero interprete dei testi conciliari respingendo i vari "spiriti" che hanno snaturato la riforma e che, purtroppo, hanno portato al caos liturgico attuale.
R.


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in parte concordo con Raffaella, dall'altra parte è necessario chiarire cosa significhi o cosa si voglia dire tornare indietro...

Benedetto XVI di fatto sta TAGLIANDO i molti abusi compiuti da dopo il Concilio, per alcuni questo è un tornare indietro perchè attribuiscono, erroneamente, le loro innovazioni liturgiche al Concilio...^__^
in verità è un ritornare proprio al vero Concilio nel quale non è mai stato chiesto di trasformare la Messa in un banchetto danzante...nè venne chiesto l'abolizione della Messa di sempre...^__^

Si tratta sempre di un RITORNARE ma dipende appunto da cosa questi signori intendono...
anche il Figliol prodigo ritornò indietro SUI SUOI PASSI...
;-)

Anonimo ha detto...

http://www.rinascimentosacro.com/2009/10/angolo-sinistro-liturgia-preconciliare.html