martedì 27 ottobre 2009
Sinodo per l'Africa, Benedetto XVI: lavoriamo per la fraternità e la condivisione (Muolo)
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«Serve un nuovo modello di sviluppo globale»
Benedetto XVI: lavoriamo per la fraternità e la condivisione
DA ROMA MIMMO MUOLO
Una «macchia» verde circonda in pratica l’altare del Bernini nella Basilica di San Pietro.
Il verde delle casule che Benedetto XVI ha donato ai padri del II Sinodo speciale per l’Africa e che essi hanno indossato nella Messa conclusiva, presieduta dal Pontefice.
Ma il verde, oltre che colore liturgico, è anche la tinta della speranza. Ed è proprio nel segno della speranza che – dopo tre settimane di lavori, la pubblicazione del messaggio finale e delle 57 proposizioni offerte al Papa per la redazione dell’esortazione postsinodale – termina la grande assise continentale.
Benedetto XVI lo dice a chiare lettere sia nell’omelia della Messa, sia al momento dell’Angelus festivo (e di entrambi i discorsi Avvenire pubblica integralmente il testo).
«Alzati, Chiesa in Africa, famiglia di Dio. Coraggio. Alzati, continente africano». E il messaggio di speranza è rafforzato dal fatto che «il disegno di Dio non muta attraverso i secoli», afferma il Papa. Il Signore, infatti, punta alla stessa meta, il Regno della libertà e della pace per tutti. In particolare per i popoli africani, che soffrono povertà, malattie, ingiustizie, guerre e violenze, migrazioni forzate».
«Figli prediletti» di Dio, li chiama Benedetto XVI, e ricorda che a loro il Signore, che venne ospitato nella terra africana al tempo della fuga da Erode, ha rinnovato la sua chiamata. «Sì, la fede in Gesù Cristo – quando è bene intesa e praticata – guida gli uomini e i popoli alla libertà nella verità, o, per usare le tre parole del tema sinodale, alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace», sottolinea Papa Ratzinger.
Poi lo sguardo si allarga anche oltre i confini del continente africano. Richiamando la «Caritas in veritate» Benedetto XVI sottolinea l’esigenza di «rinnovare il modello di sviluppo globale, in modo che sia capace di 'includere tutti i popoli e non solamente quelli adeguatamente attrezzati'».
Del resto «quanto la dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto a partire dalla sua visione dell’uomo e della società, oggi è richiesto anche dalla globalizzazione». Una globalizzazione che, in quanto realtà umana «è modificabile secondo l’una o l’altra impostazione culturale».
E la Chiesa «lavora con la sua concezione personalista e comunitaria, per orientare il processo in termini di relaziona-lità, di fraternità e di condivisione».
Nella Basilica di San Pietro le parole del vescovo di Roma si intrecciano alle voci ritmate dei cori della comunità nigeriana di Roma e del Collegio etiopico, esempio visibile di quella inculturazione della fede e della liturgia di cui si è parlato, insieme con gli altri temi, nelle tre settimane di Sinodo . Il Pontefice non manca di rivolgere loro «un grato pensiero » al termine dell’omelia.
Poi aggiunge: «Questo è la Chiesa nel mondo: una comunità di persone riconciliate, operatrici di giustizia e di pace; “sale e luce” in mezzo alla società degli uomini e delle nazioni». Il Sinodo , del resto, «ha ribadito con forza, e lo ha manifestato – prosegue Benedetto XVI –, che la Chiesa è Famiglia di Dio, nella quale non possono sussistere divisioni su base etnica, linguistica o culturale. Testimonianze commoventi ci hanno mostrato che, anche nei momenti più bui della storia umana, lo Spirito Santo è all’opera e trasforma i cuori delle vittime e dei persecutori perché si riconoscano fratelli. La Chiesa riconciliata è potente lievito di riconciliazione nei singoli Paesi e in tutto il Continente africano».
Perciò serve una «urgente azione evangelizzatrice ». E questo «comporta anche un appello pressante alla riconciliazione, condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà al di là delle rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, culturali e sociali».
Anche al momento di recitare l’Angelus, il Papa sottolinea l’esperienza di «preghiera e di ascolto reciproco» offerta dal Sinodo , esprimendo la gioia per il dinamismo delle comunità cristiane africane.
Quindi guarda avanti e ricorda che dal 10 al 24 ottobre del 2010 si svolgerà il Sinodo per il Medio Oriente: «In occasione della mia visita a Cipro (giugno 2010, ndr) – annuncia – avrò il piacere di consegnare l’Instrumentum laboris di tale assise». La stessa cosa aveva fatto recandosi a marzo in Africa.
© Copyright Avvenire, 27 ottobre 2009
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