sabato 21 novembre 2009

L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina: il vostro genio testimoni al mondo la speranza e un riflesso dell'Infinito


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L'incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina: il vostro genio testimoni al mondo la speranza e un riflesso dell'Infinito

“Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità”.
Con queste parole - definite un “amichevole ed appassionato appello” - Benedetto XVI ha concluso questa mattina l’atteso incontro con il mondo dell’arte. Nella splendida cornice della Cappella Sistina, il Papa si è rivolto a oltre 250 personaggi di fama internazionale nell’ambito delle arti figurative, della musica, del cinema, del teatro e dell’architettura, che hanno risposto all’invito del Pontefice. Sullo sfondo dell’evento, una doppia commemorazione: i dieci anni della Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II e i 45 anni dall’analogo incontro con gli artisti voluto da Paolo VI. La cronaca di Alessandro De Carolis:


Arte che esprime la bellezza: una bellezza che scuote l’uomo dal suo torpore, lo induce a superare i limiti del mero estetismo, gli apre il cuore alla speranza, lo spinge verso un Oltre, verso una trascendente bellezza che tocca lo spirito fino a riflettere i contorni del volto di Dio. E’ questo, in sostanza, il percorso, alto e profondo, della via pulchritudinis che Benedetto XVI ha delineato “per riaffermare - ha detto - l’amicizia fra la Chiesa e le arti”. Come per Paolo VI nel 1964, è stato il “santuario di fede e creatività umana” della Cappella Sistina a ospitare la cerimonia, introdotta e conclusa dalle note di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Il Papa è partito dagli affreschi di Michelangelo per avviare la sua articolata e densa riflessione sulla bellezza come punto di convergenza tra fede e arte:

“Questo affresco pone davanti ai nostri occhi anche il pericolo della caduta definitiva dell’uomo, minaccia che incombe sull’umanità quando si lascia sedurre dalle forze del male. L’affresco lancia perciò un forte grido profetico contro il male; contro ogni forma di ingiustizia. (…) La drammatica bellezza della pittura michelangiolesca, con i suoi colori e le sue forme, si fa dunque annuncio di speranza, invito potente ad elevare lo sguardo verso l’orizzonte ultimo”.

A più riprese le affermazioni di Benedetto XVI si sono riferite alle celebri parole di Paolo VI del 7 maggio di 45 anni fa, in particolare sulla maestria degli artisti nel saper rendere accessibile il mondo dello spirito, dell’invisibile, sottolineate anche dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel suo indirizzo di saluto al Papa. Così come sono riecheggiate le considerazioni di Giovanni Paolo II agli artisti contenute nella Lettera del 1999, della quale l’attore italiano, Sergio Castellitto, ha letto alcuni brani:

“Nessuno meglio di voi, artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio all’alba della creazione guardò all’opera delle sue mani (...) Voi sapete, tuttavia, che la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale: questa, infatti, anche al di là delle sue espressioni più tipicamente religiose, quando è autentica ha un’intima affinità con il mondo della fede”.

Nel momento attuale “purtroppo segnato - ha riconosciuto Benedetto XVI - oltre che da fenomeni negativi a livello sociale ed economico”, da uno sfruttamento spesso non saggio delle risorse del pianeta, “che cosa - si è chiesto il Papa - può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano” a “sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza?”:

“Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare 'scossa', che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo 'risveglia' aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto”.
Tuttavia, ha chiarito il Pontefice, la ricerca della bellezza di cui parlo, evidentemente, non consiste in alcuna fuga nell’irrazionale o nel mero estetismo. Né è quel tipo di bellezza, ha osservato, “illusoria”, “superficiale e abbagliante fino allo stordimento”, che schiavizza l’animo anziché liberarlo:

“Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull’altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L’autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé”.
E qui, Benedetto XVI ha spinto in avanti il suo pensiero. “La bellezza - ha detto - da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”:

“L’arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità”.

Molte sono state le citazioni sulla bellezza di Santi come Agostino, o di grandi scrittori come Dostoevskij, che hanno costellato il discorso del Papa. In particolare, parlando della cosiddetta via pulchritudinis - ovvero di quella “via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica” - Benedetto XVI ha ricordato una frase del teologo Hans Urs von Balthasar sul concetto di bellezza:

“Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che – segretamente o apertamente – non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare”.

Ecco stabilita la connessione ultima tra l’arte e la sua capacità di proiettare l’uomo verso il mondo dello spirito, che rende i suoi interpreti, gli artisti, “custodi della bellezza del mondo”, secondo le parole di Paolo VI. Benedetto XVI ha suggellato questo rinnovato legame col mondo artistico con quello che ha definito “un cordiale, amichevole ed appassionato appello”:
“Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità! E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”. (applausi)

Sul lungo, insistito, applauso tributato alle sue parole, Benedetto XVI si è congedato dalla Sistina, mentre a suo nome è stato come previsto mons. Ravasi a consegnare agli artisti presenti una medaglia del Pontefice coniata per l’occasione.

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