giovedì 13 novembre 2008

Il master "In ascolto di Benedetto XVI" sul testo "Introduzione allo spirito della liturgia" (Osservatore Romano)


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Un'esigenza nel mondo dell'architettura e dell'arte

Per riannodare i fili di un dialogo interrotto da troppo tempo

di Michael John Zielinski

L'arte e l'architettura sacra, possono obbedire unicamente al "criterio del tempo", come qualunque altra forma espressiva, o domandano di percorrere anche altre vie?
Forse, come non tutte le filosofie sono ugualmente idonee a esprimere e significare le verità di fede rivelate, così non tutte le forme espressive sono ugualmente idonee a "tradurre", nel prezioso e universale linguaggio dell'arte, la fede cristiana che ha, al proprio centro, il mistero dell'incarnazione del Verbo in Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, e quello della risurrezione nella carne: entrambi profondamente "visibili, toccabili, udibili", come insegna l'evangelista Giovanni.
Se le espressioni artistiche contemporanee, soprattutto nell'ambito del sacro, spesso non convincono il grande pubblico, è anche perché esse obbediscono più a criteri di "creatività soggettiva" che all'anelito di rappresentare quanto è oggettivamente accaduto nella storia: Dio si è fatto carne, rendendo visibile agli uomini il volto del Padre. "Chi vede me, vede il Padre" (cfr. Giovanni, 14, 9; 12, 44).
In un'epoca dominata dal relativismo, nella quale il pluralismo è un assoluto, indipendentemente dal problema del vero e del bene, come non riconoscere le conseguenze di una tale impostazione culturale, anche nell'ambito artistico e architettonico, nei quali sembra, talora, che le opere siano "apofatiche", incapaci di narrare la storia di Dio con gli uomini.
Dalla consapevolezza di questa situazione, e dal conseguente diffuso disagio, sia da parte degli artisti sia della committenza, nasce l'esigenza, sempre più improrogabile, di "riannodare i fili" del dialogo - forse per troppo tempo interrotto - tra arte e fede, tra architettura, teologia e liturgia.
È quanto accade in alcuni master promossi a Roma: penso al Pontificio Istituto Sant'Anselmo o alla Pontificia Università Gregoriana; e soprattutto al master in architettura, arti sacre e liturgia accolto e promosso dall'Università Europea di Roma e dal Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Questo master, che gode del patrocinio della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, è alla sua seconda edizione, ed è nato non per iniziativa voluta "dall'alto", ma per l'esigenza - direi quasi la domanda - di alcuni architetti e artisti che si sono rivolti "ad amici teologi", chiedendo di esser aiutati a comprendere e approfondire i temi portanti della fede, così da tradurli in opere.
Si è scoperta, in tal modo, una vera esigenza nel mondo dell'architettura e dell'arte: un'attesa di approfondimento teologico, storico, liturgico; una volontà e un desiderio autentici di comprendere che cosa realmente possa significare "costruire lo spazio" , "immaginare e disegnare" le forme di un'arte sacra non svincolata dalla realtà, e quindi dalla dottrina cattolica, se essa desidera davvero portare a compimento la propria missione, estetica e perciò evangelizzatrice.
Avere un fine e desiderare di trasmettere un contenuto, spirituale o morale, attraverso la bellezza della forma plastica, non è una riduzione della gratuità assoluta e indisponibile dell'arte e della bellezza; al contrario ne è quasi "l'esplosione", il compimento, perché l'espressione di un singolo, inserito in una storia e in una comunità, diviene accessibile a tutti, descrivendone l'esperienza. Il genio è chi riesce a esprimere, in modo straordinariamente efficace, quello che tutti vivono, pensano: sia come domanda, sia come risposta possibile, incontrata, perché prima, e sempre "rivelata".
Così è nato il master. Per una domanda che, progressivamente, ha incontrato una risposta: coinvolgendo certamente le migliori competenze, sia dal punto di vista artistico-architettonico, sia sotto il profilo storico, teologico e liturgico; e permettendo che "qualcosa accadesse" nella vita stessa degli architetti e degli artisti.
Se, come dice l'enciclica Deus Caritas est: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, ma l'incontro con un avvenimento, una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (DCE, n. 1), come non desiderare che tale "nuovo orizzonte" coinvolga anche l'esperienza del sacro e del bello, dell'arte e dell'architettura? e che si possa, magari germinalmente, scorgere un "nuovo inizio", anche in questi ambiti tanto delicati?
Il master, nel quale ho l'onore di insegnare, si pone esplicitamente "In ascolto di Benedetto XVI", - com'è possibile evincere dal manifesto d'indizione, rintracciabile nel sito dell'Università Europea www.universitaeuropeadiroma.it - e vede nell'opera di Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, il proprio percorso teologico e liturgico e, per naturale conseguenza, architettonico e artistico.
A testimonianza di ciò il fatto che coordinatore scientifico del master è il reverendo professore Michael Lang, citato dallo stesso Santo Padre nell'Introduzione alla sua Opera omnia, recentemente presentata in Vaticano, e autentico protagonista di una corretta ermeneutica della riforma liturgica voluta dal Vaticano ii.
Il Santo Padre ha più volte invocato l'inizio di un "nuovo movimento liturgico", capace di riprendere i fondamentali della liturgia cattolica: "C'è innanzitutto l'intimo rapporto tra Antico e Nuovo Testamento; senza la relazione con l'eredità veterotestamentaria la liturgia cristiana è assolutamente incomprensibile. Il secondo ambito è il rapporto con le religioni del mondo. E si aggiunge infine il terzo ambito: il carattere cosmico della liturgia, che rappresenta qualcosa di più della semplice riunione di una cerchia più o meno grande di esseri umani; la liturgia viene celebrata dentro l'ampiezza del cosmo, abbraccia creazione e storia allo stesso tempo" (Joseph Ratzinger, Introduzione all'opera omnia).
Il master in architettura, arte sacra e liturgia si pone in tale prospettiva. E speriamo che il cielo albeggi.

(©L'Osservatore Romano - 13 novembre 2008)

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