lunedì 6 aprile 2009
Benedetto XVI e i drammi del mondo: nota Sir
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BENEDETTO XVI E I DRAMMI DEL MONDO: NOTA SIR
Pubblichiamo la nota SIR di questa settimana.
Il Papa ha accompagnato l’intenso passaggio delle relazioni internazionali, con i vertici del G20, della Nato e Usa-Ue, schierandosi decisamente dalla parte dei poveri e degli interessi comuni della gente.
Ne sono testimonianza la lettera al primo ministro inglese Gordon Brown in occasione del Summit di Londra e l’Angelus della Domenica delle Palme.
Di fronte ai giovani accorsi per il passaggio della croce della Gmg tra Sydney e Madrid ha ricordato due drammi. Innanzitutto le mine antipersona e le altre forme devastanti di ordigni bellici, come le munizioni a grappolo, che spesso sono un drammatico retaggio delle guerre, in particolare i cosiddetti “conflitti dimenticati”.
Una specie di “conflitto dimenticato” è anche quello del traffico di esseri umani, in particolare nelle rotte del Mediterraneo tra Africa ed Europa. A questo proposito, accanto al cordoglio per le vittime, che costellano questi viaggi, Benedetto XVI ha concluso in termini espliciti: “Questo problema, ulteriormente aggravato dalla crisi globale, troverà soluzione solo quando le popolazioni africane, con l’aiuto della comunità internazionale, potranno affrancarsi dalla miseria e dalle guerre”.
L’esperienza africana è anche il punto di partenza della lettera indirizzata ai potenti della terra, riuniti nel G20, cui ha ricordato che proprio i Paesi dell’Africa subsahariana, “la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti”. Questa affermazione, lungi dal rappresentare una clausola retorica, è la base per considerazioni sulla crisi e sulla ristrutturazione in atto, su cui vale la pena soffermarsi.
Uscire veramente dalla crisi non può semplicemente significare nascondere con una nuova costruzione i difetti della precedente: questa è stata la logica delle “bolle” speculative successive che hanno caratterizzato la fine del ventesimo e i primi anni di questo nuovo secolo. Oggi occorre mettere mano alle fondamenta. Quali siano il Papa lo indica con chiarezza: “L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze”.
Questo vale tanto ai diversi livelli nazionali che sulla scala internazionale. Questo è il senso dell’appello per cambiare registro. Ecco il senso del riferimento all’Africa, che è anche un modo per rispondere alle polemiche meschine delle ultime settimane: “La fattiva fiducia nell’uomo, soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere”.
© Copyright Sir
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