martedì 14 aprile 2009

Il Papa: Non siamo fuori dalla storia. La resurrezione è nella vita di ogni giorno (Doldi)


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BENEDETTO XVI - Non siamo fuori dalla storia

La resurrezione è nella vita di ogni giorno

Marco Doldi

La Pasqua non è un avvenimento astorico, quasi un ideale, a cui ogni tanto guardare.
Al contrario è un fatto storico: nel senso che la Risurrezione di Cristo è realmente avvenuta, pertanto, è soggetta ai parametri della storia. Nello stesso tempo, è un fatto storico perché annualmente celebrata tocca la storia nelle vicende di quel momento.
Come potrebbero i cristiani celebrare la festa del Signore risorto, dimenticando il tempo in cui vivono?
La Pasqua irradia sempre una forza di risurrezione e di vita a cominciare da quei luoghi dove c’è la morte. E, in questo 2009 non mancano i sepolcri: il dramma del terremoto in Abruzzo, gli immigrati che muoiono in mare, i conflitti in Medio oriente e in tante altre parti del mondo, la crisi economica, che tocca così da vicino tante persone anche in Italia, e, ancora, le morti dell’anima: il materialismo, il nichilismo? etc. Se si vuole parlare di Pasqua in modo credibile si deve partire da qua.
L’annuncio della Chiesa nella liturgia non è altro dalla storia. Al contrario, è modulato da alcuni segni concreti come il vivere umano.
Li ha ricordati Benedetto XVI nella grande Veglia e nel giorno di Pasqua. Che cosa è la Resurrezione? “La Chiesa – ha detto il Papa - cerca di condurci alla sua comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo contemplare questo evento sconvolgente.
Nella Veglia Pasquale ci indica il significato di questo giorno soprattutto mediante tre simboli: la luce, l'acqua e il canto nuovo - l'alleluia” (Omelia dell’11/04/09).
C'è innanzitutto la luce. “La risurrezione di Gesù è un'eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la Luce del mondo”. Con la risurrezione il giorno di Dio entra nei sepolcri della storia e ovunque si fa giorno. Solo Gesù Cristo è la luce vera, più del fenomeno fisico di luce! Egli ci indica la strada. Nella Veglia Pasquale, la Chiesa rappresenta il mistero di luce del Cristo nel segno del cero pasquale, la cui fiamma è insieme luce e calore. A questo cero i cristiani accendono le loro candele, perché da Cristo attingono luce e calore per sé e per il prossimo. “In Lui riconosciamo che cosa è vero e che cosa è falso, che cosa è la luminosità e che cosa il buio”. In Cristo si trovano quei valori necessari per l’oggi, quei valori secondo cui educare sé stessi e i giovani: come l’amore, la giustizia, la sobrietà, la solidarietà, il rispetto per la vita.
Il secondo simbolo della Veglia Pasquale è l'acqua. Cristo è disceso nel mare, nelle acque della morte come Israele nel Mar Rosso. Risorto dalla morte, Egli dona la vita. “Ciò significa – ha spiegato Benedetto XVI - che il Battesimo non è solo un lavacro, ma una nuova nascita: con Cristo quasi discendiamo nel mare della morte, per risalire come creature nuove”. Nello stesso tempo, Cristo è sorgente d’acqua nuova e fa dei discepoli sorgenti di acqua viva per le aridità della storia: Agostino, Francesco d'Assisi, Teresa d'Avila, Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, persone, attraverso le quali veramente fiumi di acqua viva sono entrati nella storia. Ma, non solo questi grandi: quante persone che sono oggi sorgente con il bene che compiono nel silenzio del loro ambiente. Persone oneste, buone, generose, fedeli ai propri impegni, autentici servitori del bene pubblico e ministri della Chiesa.
Il terzo grande simbolo della Veglia Pasquale è di natura tutta particolare; esso coinvolge l'uomo stesso. È il cantare il canto nuovo - l'alleluia. “Quando un uomo sperimenta una grande gioia, non può tenerla per sé. Deve esprimerla, trasmetterla”. Quando l'uomo viene toccato dalla luce della risurrezione e in questo modo viene a contatto con la Vita stessa, con la Verità e con l'Amore, il parlare non basta più. Egli deve cantare. Cantando – la Chiesa - si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene al di sopra della forza di gravità della morte e del male, sollevata e attirata dentro la nuova forza di gravità di Dio, della verità e dell'amore. “Al momento si trova ancora tra i due campi gravitazionali. Ma da quando Cristo è risorto, la gravitazione dell'amore è più forte di quella dell'odio; la forza di gravità della vita è più forte di quella della morte”. Non è forse questa veramente la situazione della Chiesa di tutti i tempi? I cui figli talvolta sono come moribondi, ma sempre vivono! (Cfr. II Cor 6, 9).
Insomma, nella Pasqua i credenti diventano “azzimi”, cioè cosa “cosa nuova”: a questo ha fatto riferimento Benedetto XVI nel giorno di Pasqua. Così rinnovati possono contribuire alla trasformazione della storia in cui sono immersi.
Per questo nel Messaggio “Urbi et Orbi” il Papa ha invitato i credenti, che hanno celebrato la Pasqua, ad intraprendere una coraggiosa battaglia contro i segni del vecchio dominio della morte. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, “ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore”.

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