martedì 7 aprile 2009

L'Italia in lacrime. Oltre duecento morti in Abruzzo. Quando i riflettori si spegneranno la Chiesa continuerà a essere presente (Osservatore Romano)


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L'Italia in lacrime
Oltre duecento morti in Abruzzo


L'Aquila, 7. Si scava ancora con le mani, a L'Aquila e nei paesi della provincia ridotti a cumuli di macerie. Si cerca con il terrore di non essere arrivati in tempo. E con il timore di nuovi crolli, per vie delle scosse di assestamento, alcune abbastanza forti, che continuano a flagellare la zona.
Ma finché si usano le mani e le ruspe lavorano a ritmo ridotto vuol dire che c'è ancora speranza di recuperare qualcuno in vita. Sarà così ancora per le prossime quarantotto ore. Oggi, però, dopo la concitazione che ha fatto seguito alla scossa di terremoto di lunedì mattina, è il momento nel quale l'incredulità fa largo al dolore. Per i morti e per le case distrutte. Per un mondo di affetti e di simboli da ricostruire.
Secondo i dati resi noti dal presidente del Consiglio Berlusconi nella tarda mattinata di oggi, quindici persone mancherebbero ancora all'appello. Duecentosette sono invece i morti accertati, di cui diciassette non riconosciuti, e mille i feriti, un centinaio dei quali in condizioni gravi.
Le cifre relative agli sfollati sono invece più positive rispetto alle stime iniziali. Ieri, nel corso della giornata si era arrivati a ipotizzare che il numero dei senza tetto potesse arrivare a centomila. A seguito delle verifiche che si stanno effettuando in queste ore, la cifra si è ridotta notevolmente: si parla di 15.000 persone rimaste senza casa. Sono comunque molti. Saranno i protagonisti delle cronache dei prossimi mesi, gli abitanti delle venti tendopoli allestite nei pressi dei centri semidistrutti. La gente, in Abruzzo come altrove, ha bisogno di rimanere vicino a quel che resta della propria casa, anche se si tratta solo di una montagnola di macerie. Ha bisogno di vedere le facce di sempre, almeno quelle di chi è sopravvissuto. È questo il motivo per il quale solo poche famiglie di terremotati hanno accettato di essere trasferite in alberghi della costa abruzzese, messi a disposizione per passare la scorsa notte.
La speranza è che questa volta non sia come le altre: che si possa ricostruire bene e in fretta. In tutta Italia si stanno raccogliendo i fondi. Il Governo ha stanziato 30 milioni per l'emergenza. Altri fondi saranno messi a disposizione. La Chiesa è mobilitata. Anche in Europa: il cardinale Péter Erdo, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee, ha scritto un messaggio nel quale invita "chi è stato colpito da questa sciagura a non perdere la speranza" ed esorta "quanti in Europa abbiano la possibilità, di dare un segno concreto di incoraggiamento e di vicinanza e farlo senza tentennamenti, anche attraverso un contributo economico secondo le modalità predisposte dalle istituzioni ecclesiali e civili preposte a questo servizio".

(©L'Osservatore Romano - 8 aprile 2009)

Riunione a L'Aquila delle Caritas mentre da tutte le diocesi arrivano offerte di aiuto

Quando i riflettori si spegneranno la Chiesa continuerà a essere presente

L'Aquila, 7. La priorità è non intralciare gli aiuti. Lo ha chiesto esplicitamente il prefetto Aurelio Cozzani al presidente della Conferenza dei vescovi di Abruzzo e Molise, l'arcivescovo di Lanciano-Ortona Carlo Ghidelli. La Chiesa in Abruzzo sta dunque lavorando per essere pronta quando la fase della prima emergenza sarà terminata. Quando, forse, i riflettori cominciano a spegnersi e la gente colpita dal terremoto rimarrà sola con il dolore e la difficoltà di ricominciare da zero. Questa mattina la Caritas nazionale si è incontrata a L'Aquila con le Caritas diocesane per organizzare e coordinare al meglio gli interventi. Al più presto verrà convocata una riunione straordinaria dei vescovi della regione. "Ora chiediamo soprattutto - spiega l'arcivescovo Ghidelli - che ci sia sintonia spirituale con queste persone, bambini, anziani, famiglie che hanno perso tutto. Chiediamo una preghiera di suffragio per i molti, troppi morti e un sussulto di generosità anche materiale, convogliando le donazioni alle Caritas diocesane".
Fino a poche ore prima del sisma, i vescovi abruzzesi avevano lanciato l'allarme per gli effetti della crisi economica che rischia di aver un impatto drammatico sull'occupazione. Il terremoto è intervenuto a riazzerare ogni programma. "Noi comunque - continua il presule - non ci tiriamo indietro. Parteciperemo alla colletta promossa dalla Conferenza episcopale italiana il 31 maggio per costituire il fondo di solidarietà per tutte le famiglie del Paese, così come saremo accanto a chiunque nella regione abbia necessità. Per il momento, sempre rispettando la richiesta delle autorità, ci limitiamo agli aiuti di primissimo soccorso. Sappiamo che manca acqua, per esempio. Stiamo fornendo anche dove è possibile qualche aiuto pecuniario".
I vescovi della regione, su indicazione delle autorità civili, stanno anche verificando la staticità dei molti edifici di culto che sono stati danneggiati dal terremoto. Ma tutta la Chiesa in Italia è chiaramente mobilitata. Ieri la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha espresso il suo dolore per gli effetti del sisma: "Sgomenti per la catastrofe del terremoto che ha colpito L'Aquila e numerosi centri dell'Abruzzo - è scritto in un comunicato - vogliamo far giungere la nostra vicinanza alle popolazioni coinvolte.
Mentre ci raccogliamo in preghiera per tutte le vittime, auspichiamo che la rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali contribuisca ad alleviare le difficili condizioni in cui migliaia di persone sono costrette a vivere. Ci auguriamo che la generosità di tanti lenisca il dolore fisico e la sofferenza morale di chi ha visto in un attimo distruggere i sacrifici e le fatiche di una vita. La Pasqua ormai vicina, di passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, sia per tutti un segno di speranza e sorgente di carità".
Da tutte le diocesi italiane arrivano espressioni di vicinanza nella preghiera e di solidarietà concreta. E anche la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia ha lanciato una sottoscrizione. Una preoccupazione particolare viene poi dall'Associazione italiana genitori: sarà necessario, si legge in una nota, "ripartire al più presto e la leva dell'educazione, della scuola e della socialità è necessaria per rafforzare legami e offrire futuro, con una speciale attenzione per i bambini". Molti di loro sono rimasti orfani.

(©L'Osservatore Romano - 8 aprile 2009)

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