martedì 7 aprile 2009

La testimonianza di Don Claudio Tracanna: il gigante ci ha assalito di notte come un ladro


Vedi anche:

Terremoto in Abruzzo, il Papa ordina l'invio di tre mezzi dei Vigili del Fuoco del Vaticano (Giansoldati)

Il Pontefice ricorda le vittime degli sbarchi: non possiamo rassegnarci a simili tragedie (Vecchi)

Papa Ratzinger: «Basta stragi di immigrati in mare» (Monteforte)

In Abruzzo è corsa contro il tempo per salvare gli eventuali superstiti

Papa Ratzinger svegliato dalla scossa: «Prego per i bambini e per ogni vittima»

E in Asia Paolo scoprì di saper parlare ai pagani di Marta Sordi. Un inedito della studiosa morta domenica a Milano (Osservatore Romano)

Una moltitudine di rami d'olivo e di palme. La croce dei giovani verso Madrid (Osservatore Romano)

Il Papa ai ragazzi di Madrid: "Sì, cari giovani, Cristo si è donato per ognuno di voi e vi ama in modo unico e personale"

Terremoto in Abruzzo: in preghiera per le vittime. Messaggi di cordoglio, vicinanza e solidarietà (Sir)

Prof. Durand (Lione): Le due responsabilità. Europa e Africa nelle parole di Benedetto XVI (Sir)

SETTIMANA SANTA 2009: I LIBRETTI DELLE CELEBRAZIONI

Persecuzioni e "mea culpa" nelle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo (Apcom)

La Chiesa, tra buon giornalismo e “notiziabilità”. Intervista al prof. José María La Porte (Zenit)

Disastro in Abruzzo: terremoto provoca decine di morti. Il dolore del Papa, solidarietà da tutto il mondo (Radio Vaticana)

Il Papa torna in Valle d'Aosta: confermate le vacanze estive a Les Combes. Forse qualche giorno anche ad Ivrea

Il Papa confida: "Non esiste una vita riuscita senza sacrificio. Se getto uno sguardo retrospettivo sulla mia vita personale, devo dire che proprio i momenti in cui ho detto "sì" ad una rinuncia sono stati i momenti grandi ed importanti della mia vita"

Benedetto XVI, il Papa "francescano" (Galeazzi)

Vittorio Sgarbi: Sono un gaudente, ma sulla rinuncia ha ragione il Papa

Il Santo Padre prega per le vittime del terremoro a L'Aquila e in Abruzzo ed in particolare per i bambini

La grande pena del Papa: «Troppi fratelli hanno trovato la morte nel Mediterraneo» (Accornero)

La Michelin della Cena eucaristica spiegata dal suo autore e primo assaggiatore. E incensata a dovere (Il Foglio)

L'opposizione romana al Papa secondo l'abbé Barthe. Quarta parte (Messainlatino)

La confidenza del Papa durante l'omelia della Messa delle Palme: il bel commento di Andrea Tornielli

La solidarietà e la preghiera del blog per gli amici dell'Abruzzo colpito da un gravissimo sisma

Il Papa: per gli immigrati morti le pie frasi non bastano. In 100mila in Piazza San Pietro e Piazza Pio XII (Izzo)

LA SACRA LITURGIA: LO SPECIALE DEL BLOG

FESTIVITA' PASQUALI 2006-2009: LO SPECIALE DEL BLOG

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"

LO SCENARIO DI UNA VIA DOLOROSA

IL GIGANTE CI HA ASSALITO DI NOTTE COME UN LADRO

DON CLAUDIO TRACANNA

Domenica notte, sono le 3 e mezza e di col­po mi sveglio...
Cosa succede? Sarà la so­lita scossa, che ormai ci perseguita da più di un mese. Al cuore mi sale un pensiero istintivo, co­me sempre, «Signore pensaci tu, sant’Emidio, nostro protettore contro i terremoti, fai qual­cosa ». Però stavolta è diverso, ecco un boato, la scossa ancora dura, non finisce più... Mi alzo, e lo spettacolo appare spaventoso: gli utensili da cucina, i soprammobili, i libri, tutto finisce per terra.
Un altro pensiero istintivo: afferro il cel­lulare e chiamo mia madre, che trovo in preda a una crisi di panico anche perché all’Aquila è andata via pure la luce, e per chi come lei abi­ta ai piani alti diventa pericoloso scendere le scale per mettersi in salvo. Subito mi chiama un amico sacerdote, poi un altro e un altro an­cora. Le domande sono sempre le stesse, an­gosciose: «Come stai? La casa? E la tua chiesa, in che condizioni è?».
Esco e trovo alcuni miei parrocchiani fuori, in piazza, a Pìzzoli. Vedo le luci del municipio ac­cese, e comincio a capire che la cosa è vera­mente seria. Nella mia parrocchia sembra non sia accaduto nulla di grave, e allora mi dirigo ver­so L’Aquila, a vedere come vanno le cose a ca­sa dai miei cari, come sta l’arcivescovo, e i miei confratelli... Davanti all’ospedale vedo una di­stesa di lampeggianti che illuminano l’ingres­so, e questo non fa che accrescere la preoccu­pazione. Anche dai miei la gente è tutta fuori, impaurita, con le coperte al collo per il freddo pungente. Faccio salire mamma in macchina, poi passo da un amico. Il traffico della città è in tilt, il centro è inaccessibile, lo spettacolo è quel­lo di una via dolorosa: case crepate, alcune ra­se al suolo, persone in crisi di panico, c’è chi piange, e viene consolato.
Giriamo tutta la notte aspettando un po’ di lu­ce che venga a calmare il nostro cuore. Un gi­rovagare silenzioso, interrotto solamente dai notiziari ai quali ci aggrappiamo per capire fi­no a che punto questo terremoto abbia voluto colpirci. Un silenzio fatto di tensione, e di pre­ghiera. La notizia di quattro bambini morti ci raggela. «Perché Signore? Perché proprio loro, perché il gigante terremoto ha scelto di com­battere con chi non ha forza?». Finalmente si scorge l’alba, la luce, adesso forse andrà un po’ meglio. Ma proprio mentre tentiamo di salire in casa, facendoci largo tra i calcinacci, ecco un’altra scossa.
Ora però devo tentare di entrare in centro, vo­glio trovare il vescovo. Lascio la macchina in stazione e a piedi, attraverso la fontana delle 99 cannelle, cerco di raggiungere il duomo. Appe­na inizio la salita ecco due frati che conosco: u­no salvo per miracolo, l’altro piange per la fac­ciata della chiesa ridotta a metà. Continuando a salire incontro un amico con la gamba che sanguina: in casa l’odore di gas era fortissimo, non riuscendo ad aprire la finestra ha deciso di sfondarla come poteva. Ancora avanti, a fatica. La mia città è spettrale, solo tegole, pietre di­velte, palazzi diroccati. Eccomi alla fine in piaz­za Duomo, ecco un amico sacerdote tutto bian­co per la polvere: il soffitto della sua casa è crol­lato, ha dovuto scendere dalla finestra con un cordone fatto di lenzuola annodate. «Guarda la cattedrale – mi dice, sconsolato – dovevamo i­naugurarla a fine luglio per la Settimana litur­gica nazionale, invece ora è rimasta solo la fac­ciata... ». E il vescovo, dov’è?
Monsignor Molinari ha trascorso la notte appoggiandosi a una del­le automobili parcheggiate lì attorno e per il re­sto consolando la gente. Vado per salutarlo ma non lo trovo: si è lasciato convincere dalla so­rella a trascorrere qualche momento nella ca­sa di lei. Sfollato anche lui, penso tra me, come migliaia di aquilani.
Vado a vedere la parrocchia dove sono cresciu­to: la canonica non esiste più, crollato il pre­sbiterio. E poi la chiesa di San Giuseppe, delle Anime Sante, di Santa Maria Paganica, una se­quela di ferite aperte. Davanti alla Casa dello studente sento gridare: chiamate un medico, supplicano, serve analgesico per uno degli u­niversitari rimasti sotto le macerie. Finalmen­te raggiungo il vescovo, nel giardino della casa dov’è ospite si è creata una piccola Curia d’e­mergenza, dobbiamo chiamare subito tutti i parroci, capire, sapere. È appena arrivato il re­sponsabile regionale delle Caritas per coordi­nare gli aiuti, intanto continuano a giungere le telefonate di solidarietà di vari vescovi. Tutti ci abbracciano, e questo rincuora. È il momento di darsi da fare, con un’indicibile ansia nel cuo­re.
E intanto la terra non si ferma, trema, trema senza sosta.

© Copyright Avvenire, 7 aprile 2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

A L'Aquila, tolti i crocefissi dai luoghi pubblici, sperimentazioni ed elaborazioni sugli ovuli,...crollano le chiese e forse Dio si ritrae