sabato 9 maggio 2009

Il Papa fra i disabili: voi, maestri di vera umanità (Geninazzi)


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Il Papa fra i disabili: voi, maestri di vera umanità

DAL NOSTRO INVIATO AD AMMAN

LUIGI GENINAZZI

È il primo gesto che Benedetto XVI compie subi­to dopo il suo arrivo in Giordania.
Ed è anche il primo contatto diretto con la gente, a dispetto di coloro che hanno presentato il suo pellegrinaggio in Ter­ra Santa come un viaggio superblindato. Stringe le ma­ni di centinaia di ragazzi che s’accalcano alle transen­ne in un clima di grande festa, tra lo sventolio di ban­diere nazionali e vaticane ed i cori ritmati in italiano di «Benvenuto Benedetto».
Il Papa visita, nella capitale giordana, il Centro per disabili «Regina Pacis», una struttura fortemente voluta dalla Chiesa cattolica per curare ed aiutare i portatori di handicap fisici e mentali.
Ma per l’occasione sono convenuti anche migliaia di giovani da tutta la Gior­dania, sciarpe gialle e bianche al collo e tanta voglia di stringersi attorno al Pontefice. L’incontro con gli ope­ratori, i volontari ed i disabili, in tutto cinquecento per­sone, si svolge invece dentro la chiesa dell’istituto.
Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, fa gli onori di casa e nel suo saluto ricorda che in questo cen­tro, inaugurato cinque anni fa, «cattolici e musulmani lavorano insieme aiutando chi è debole e indifeso gra­tuitamente ». Poi tocca a papa Ratzinger prendere la parola. La pri­ma è in arabo: Salam aleku, «pace a voi». Quindi, sen­za perdersi in formalità, si presenta subito come pelle­grino, mosso dal «profondo desiderio di toccare, di trar­re conforto dai luoghi dove Gesù visse» e con una sem­plice intenzione: «pregare per il regalo prezioso dell’u­nità e della pace, in particolare per il Medio Oriente».
E quasi anticipando quello che sarà uno dei probabi­li, attesi temi-chiave del suo pellegrinaggio nella Terra Santa, Benedetto XVI spiega che dev’essere «una pace durevole, generata dalla giustizia, dall’integrità e dalla compassione, la pace che sorge dall’umiltà e dal per­dono ».
È commovente l’umiltà con cui il capo della Chiesa u­niversale si rivolge a questi ragazzi chiedendo di so­stenerlo con le preghiere «ogni giorno di questo mio pel­legrinaggio ». Tutti siamo in cammino verso Dio, dice, e spesso si tratta di viaggi segnati da prove e sofferen­ze come quelli che hanno condotto tante famiglie a chiedere l’aiuto e l’assistenza del Centro «Regina Pacis». In Giordania il 10 % della popolazione è disabile ed il centro voluto dalla Chiesa cattolica rappresenta una realtà pressoché unica nel Paese mediorientale, dove l’handicap, fisico o psichico, è spesso vissuto con ver­gogna dalle famiglie. Proprio qui si colloca l’aspetto innovativo del centro, che non si limita alle cure riabilitative ma è impegna­to a creare un’esperienza comune di vita che sostenga il portatore di handicap nel processo d’inserimento so­ciale e professionale.
Il Papa elogia la lungimiranza e l’impegno degli operatori e dei volontari. «Stando in mezzo a voi – dice – sento la forza che proviene da Dio». E rivolgendosi ai disabili: «La vostra esperienza del do­lore e la vostra determinazione nel superare gli osta­coli che incontrate mi incoraggiano a credere che la sofferenza può determinare un cambiamento in me­glio. Nelle nostre personali prove, e stando accanto a­gli altri nelle loro sofferenze, cogliamo l’essenza della nostra umanità; diventiamo, per così dire, più umani».
Alla fine è il momento dello scambio dei doni. Quello del Papa è un massiccio tabernacolo in oro e argento dove sono raffigurati i simboli sacri dell’Agnello, del Monte e del Libro dei Sette Sigilli. I ragazzi offrono a Be­nedetto XVI incisioni e ceramiche, frutto del loro lavo­ro. Una ragazza musulmana, Haida, con la sua carroz­zina si spinge davanti al Papa per consegnargli un bou­quet di gigli gialli; due boy scout invece gli pongono sulle spalle una kefiah bianca e rossa, simbolo della na­zione giordana, imitando il gesto compiuto da una ra­gazza palestinese due settimane fa in piazza San Pie­tro. Un’immagine destinata a diventare un simbolo di questo viaggio.

© Copyright Avvenire, 9 maggio 2009

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