sabato 9 maggio 2009

Prof. Hasan Abu-Nimah: «Con i capi religiosi oggi un incontro molto importante» (Geninazzi)


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«Con i capi religiosi oggi un incontro molto importante»

DAL NOSTRO INVIATO AD AMMAN

LUIGI GENINAZZI

Alla moschea 'Re Hussein', un enorme e modernissimo edi­ficio con quattro minareti sor­montati da cupole di rame, tutto è pron­to per accogliere Benedetto XVI. Que­sta mattina, dopo una breve visita al­l’interno, il Papa s’incontrerà sul piaz­zale antistante con i capi religiosi mu­sulmani. «Un momento molto impor­tante, che segnerà un ulteriore passo in avanti nel dialogo tra islam e cristiane­simo », è l’opinione del professor Hasan Abu-Nimah, diret­tore dell’Istituto rea­le per gli studi inter­religiosi di Amman. Settantadue anni, ex diplomatico di lungo corso, già am­basciatore in Italia nei primi anni No­vanta e poi negli Stati Uniti, Abu-Nimah è stato tra l’altro uno dei principali ar­tefici della normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Giordania e Santa Sede.

Professore, che cosa si aspetta dall’in­contro del Papa con gli ulema ed i prin­cipali capi religiosi islamici della Gior­dania?

Voglio dire prima di tutto che nel mio Paese c’è grande rispetto e considera­zione per la figura del Papa, che non è solo il capo della Chiesa cattolica, ma una grande autorità morale per tutto il mondo. L’incontro di oggi tra Benedet­to XVI e i principali esponenti musul­mani della Giordania è la conferma che il dialogo tra islam e cristianesimo è u­na realtà consolidata, a dispetto di chi vorrebbe presentare queste due gran­di religioni in contrasto tra loro.

Possiamo considerare quest’incontro come la continuazione del forum te­nutosi in Vaticano lo scorso novembre?

Quel forum è avvenuto in seguito alla lettera che 138 leader del mondo isla­mico avevano indirizzato al Papa, ri­cordando che non ci può essere pace senza una cordiale e amichevole inte­sa tra cristiani e musulmani. Insieme, rappresentano oltre la metà della po­polazione del mondo. La Giordania, nella persona del principe Ghazi bin Ta­lal, è stata un po’ il motore di quest’ini­ziativa. Come dicevo, è un processo che continua.

La Giordania è il primo Paese arabo che viene visitato da Benedetto XVI. C’è un motivo particolare?

La Giordania ha sempre svolto una po­litica di grande moderazione, garan­tendo i fondamentali diritti di libertà ed eguaglianza a tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione civile o religio­sa. In tutta la nostra storia, non si è mai registrato un solo incidente tra musul­mani e cristiani. Non così purtroppo in altri Paesi del Medio Oriente. La visita del Papa è il riconoscimento di questo fatto. Come ha detto all’aeroporto Be­nedetto XVI, il Regno di Giordania è in prima linea nelle iniziative a favore del­la pace e del dialogo interreligioso.

Un recente sondaggio dice che la mag­gioranza dei cittadini giordani simpa­tizza per Hamas e per gli integralisti i­slamici. È così difficile scindere la reli­gione dell’islam dall’estremismo poli­tico e dall’incitamento alla violenza?

Le cose non stanno in questi termini. L’abuso e la strumentalizzazione della fede non sono tipici dell’islam, è un fe­nomeno che si presenta in tutte le reli­gioni. L’islam è una religione di pace e di comprensione reciproca. Se la no­stra gente manifesta simpatie per posi­zioni estremiste, ciò non dipende dal­la religione, ma dalla situazione politi­ca. E da noi in Giordania c’è grande pe­na, c’è enorme preoccupazione per i nostri fratelli palestinesi, in particolare quelli di Gaza.

© Copyright Avvenire, 9 maggio 2009

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho fatto una riflessione che vedo è stata ripresa anche dal sito di El Mundo.
Papa Benedetto alla fine è il Pontefice che più di tutti ha visitato una sinagoga (Colonia e New York) e una moschea (Istanbul e ora Amman).

"Contra factum non valet argomentum".

Antonio

mariateresa ha detto...

anche Allen l'ha sottolineato

http://ncronline.org/news/vatican/benedict-xvi-sets-new-papal-record-mosque-visits
Mi fa piacere notarlo. Anche se, scusate, anche qui si vede che l'originalità nei commenti non è il massimo.
Una piccola parentesi anche sulle scarpe sulle quali, indossate in moschea, qualcuno ha tentato di fare lo spiritoso.
Ho notato che le scarpe (vedi Michelle Obama)
sono diventate un must.
Mi fermo qui perchè mi vengono delle batture agrodolci e spinte.
poi Raffaella si arrabbia.