domenica 10 maggio 2009
Il Papa: «Religione sfigurata quando serve la violenza» (Giansoldati)
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PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
«Religione sfigurata quando serve la violenza»
Il Papa in Giordania. Gesto distensivo verso l’Islam: cristiani e musulmani credono nell’unico Dio
FRANCA GIANSOLDATI
dal nostro inviato
AMMAN - Di prima mattina è salito sul monte Nebo col pensiero rivolto all’«inseparabile vincolo che unisce la Chiesa al popolo ebreo»; due ore dopo si è diretto in moschea per ripetere quel gesto distensivo nei confronti dell’Islam compiuto anche a Istanbul, in Turchia, tre anni fa, nel tentativo di calmare la violenta bufera sollevata dal discorso di Ratisbona. Stavolta Benedetto XVI ha voluto varcare la moschea di Al Hussein Bin Talal, imponente edificio dedicato al re giordano defunto, non tanto per sanare una ferita, ma per cementare un’ amicizia. E magari incoraggiare cristiani e musulmani a collaborare per contrastare l’ondata di laicismo imperante ed arginare così l’azione di coloro che vorrebbero marginalizzare la religione nella società. «Non possiamo non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere, per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’ espressione di comunione tra persone e con Dio». Musulmani e cristiani, ha detto, «devono oggi impegnarsi per essere individuati e riconosciuti come adoratori di Dio, fedeli alla preghiera, desiderosi di comportarsi e vivere secondo le disposizioni dell’Onnipotente», dimostrandosi «misericordiosi e compassionevoli, coerenti nel dare testimonianza di tutto ciò che è giusto e buono, sempre memori della comune origine e dignità di ogni persona umana, che resta al vertice del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia». Tra l’altro è in questo modo che nei fatti si smentirebbe quella «manipolazione ideologica della religione» che, per scopi politici, sfocia nella violenza e nel terrorismo. Papa Ratzinger giunge in moschea a metà mattinata, dopo un viaggio in Papamobile sul monte Nebo, terminato con una puntata a Madaba, giusto il tempo per benedire la prima pietra di una università cattolica. Occasione, questa, che gli ha offerto la possibilità di tornare a parlare del rapporto tra fede e ragione. Quali credenti nell'unico Dio, cristiani e musulmani sanno che la ragione umana è in se stessa dono di Dio. Certo, ha sottolineato il Papa, le differenze ci sono. I cristiani «descrivono» Dio come «ragione creatrice», mentre i musulmani «adorano Dio, «creatore del cielo e della terra». Ma la ragione non è loro esclusa. E, comunque, «insieme, cristiani e musulmani sono sospinti a cercare tutto ciò che è giusto e retto». Tuttavia la religione può «corrompersi» ed essere «sfigurata» quando «viene costretta a servire l'ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l'abuso».
L’onore di accogliere Benedetto XVI nel grande cortile della moschea è spettato al principe Ghazi, fratello del re e suo consigliere in materia religiosa. E’ una figura ben nota in Vaticano poiché è l’artefice di una lettera conciliante e di dialogo con la Chiesa, firmata da ben 138 ulema e intellettuali del mondo islamico. Il principe si è intrattenuto con l’ospite illustrandogli per sommi capi il progetto di questa notevole costruzione inaugurata da poco, con grandi sforzi finanziari. Una coda di dignitari e di prelati vaticani li seguiva a distanza, avanzando lentamente verso l’ingresso principale.
«Benvenuto». «Grazie per l’invito». All’interno sono seguite altre spiegazioni sull’edificio, ma stavolta a chiarire questo particolare o quell’altro è stato l’architetto che ha firmato il progetto, il quale ha fatto sostare il Papa davanti al Mihrab ed al pulpito da dove l’imam sale per tenere il sermone del venerdì. Contrariamente però a quello che era accaduto a Istanbul, stavolta Papa Ratzinger si è limitato ad osservare, ascoltando attento le spiegazioni sulla direzione della Mecca, sugli intarsi del legno, sulla cupola, senza pregare, né raccogliersi in silenzio e senza nemmeno togliersi le scarpe. Infine l'esponente della casa regnante hashemita lo ha ringraziato per il chiarimento fornito sulla lectio di Ratisbona ed aver puntualizzato che la figura di Maometto è «completamente e interamente differente» dall'immagine che ne ha dato la storiografia occidentale. Per l’Islam moderato il caso è definitivamente archiviato.
© Copyright Il Messaggero, 10 maggio 2009 consultabile online anche qui.
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