venerdì 8 maggio 2009
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Oggi in Giordania, dove regna l’islam del dialogo
Primo Paese arabo visitato da Benedetto XVI è un laboratorio della convivenza interreligiosa
I cristiani sono 250 mila (il 3% della popolazione), i cattolici 80 mila.
Qui è partita la «Lettera» dei 138 esponenti islamici ai leader cristiani
DAL NOSTRO INVIATO AD AMMAN
LUIGI GENINAZZI
È il primo Paese arabo visitato da Benedetto XVI, sottolineano tutti con legittimo orgoglio. Comincia oggi dalla Giordania il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa.
«E l’unica cosa che ci dispiace è che venga considerata dai mass media internazionali come una tappa preliminare e di poco conto, mentre invece è di grande importanza », protesta monsignor Salim Sayegh, vicario del Patriarcato latino ad Amman. E non solo perché tanti luoghi della Bibbia si trovano in questa nazione.
Qui la Chiesa è una realtà vivace, calata dentro un contesto di stabilità politica e di tolleranza religiosa che fa del regno hascemita un caso pressoché unico in tutto il mondo arabo.
Benedetto XVI vi trascorrerà tre giorni, una novità significativa rispetto al viaggio del suo predecessore – Giovanni Paolo II vi restò una sola giornata – ed uno straordinario segno d’attenzione a questo piccolo Paese. In Giordania i cristiani sono 250 mila, il 3 % della popolazione. I cattolici sono 80 mila. «Ma non abbiamo affatto la mentalità della minoranza, non abbiamo alcun complesso d’inferiorità – spiega padre Rifat Bader, responsabile della stampa cattolica e editore del giornale on line abouna.org – . Le nostre istituzioni sono rispettate sia dal potere che dai cittadini, la nostra realtà assistenziale ed educativa ha una lunga tradizione e gode della stima e della simpatia da parte dell’intera società». Già nell’Ottocento, ai tempi dell’impero ottomano, c’erano scuole cattoliche che oggi continuano ad essere frequentate anche da ragazzi musulmani, soprattutto quelli delle famiglie meno abbienti. «La cosa più bella della visita del Papa in Giordania è che, come suo primo gesto, incontrerà i più poveri tra i poveri, gli handicappati del centro Nostra Regina della pace». Si trova sulla strada che dall’aeroporto conduce in città e quando oggi pomeriggio arriverà il Papa non ci saranno solo i disabili a fargli festa ma anche migliaia di giovani provenienti da tutta la Giordania.
L’istituto è nato cinque anni fa per iniziativa del Patriarcato latino ed è il fiore all’occhiello della comunità cattolica di Amman. Lo dirige Majdi Dayyat, un giovane 35nne corpulento e gioviale, con le idee ben chiare. «Qui non facciamo solo riabilitazione – mi dice – ma cerchiamo di vivere un’esperienza di unità tra operatori ed assistiti sulla base di tre principi fondamentali: la dignità umana, la fede nell’unico Dio e l’eguaglianza di tutti i cittadini garantita nel nostro Paese. Lavoriamo insieme, cristiani e musulmani sapendo bene che il dialogo è una sfida quotidiana».
In Giordania circa il 10 % degli abitanti è portatore di handicap, quasi mezzo milione di persone. Le famiglie spesso li considerano come una vergogna, e non è facile convincerli a parlare vincendo l’imbarazzo e la paura, racconta Majdi. Così come non è stato facile mettere insieme cristiani e musulmani, realizzando un esempio di quella convivenza pacifica tra le religioni che caratterizza la dinastia hascemita.
Il sovrano Abdallah II si prepara ad accogliere Benedetto XVI con tutti gli onori, cercando di accreditarsi come punto di riferimento di tutto il mondo musulmano per il dialogo interreligioso, in particolare con la Santa Sede. E per dimostrarlo ha dato il via libera alla costruzione di cinque nuove chiese, una per ogni confessione cristiana.
Dalla Giordania è partita la lettera «A common word» («Una parola comune ») che 138 esponenti e intellettuali del mondo islamico hanno indirizzato ai leader delle Chiese cristiane nel 2007 dopo le aspre polemiche seguite al discorso pronunciato da Benedetto XVI a Ratisbona.
L’iniziativa, promossa dal principe Ghazi bin Talal, cugino e consigliere del re di Giordania, ha aperto una nuova fase nel dialogo tra cristiani e musulmani che ha portato al forum islam-cattolico tenutosi in Vaticano lo scorso novembre. Domani Benedetto XVI tornerà in una moschea, dopo la prima volta del 2006 ad Istanbul. Ma allora si trattò di una visita privata ad un luogo storico mentre domani, sul piazzale della grande moschea dedicata al defunto re Hussein, avrà un incontro con i capi musulmani e terrà un importante discorso.
C’è grande attesa in Giordania per l’arrivo del Papa. La televisione nazionale trasmetterà in diretta le immagini di tutta la visita ed il governo ha aperto le porte a decine di migliaia di fedeli provenienti dal Libano, dalla Siria ed anche dall’Iraq. Saranno presenti alla solenne celebrazione che il Pontefice terrà domenica mattina nello stadio internazionale di Amman. Gli organizzatori prevedono un afflusso di 60 mila persone, una vera e propria manifestazione di massa della Chiesa cattolica in un Paese arabo.
© Copyright Avvenire, 8 maggio 2009
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