venerdì 8 maggio 2009

La scuola che educa cristiani e musulmani: il Papa ha scelto di partire da qui (Sussidiario)


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TERRA SANTA/ 2. La scuola che educa cristiani e musulmani: il Papa ha scelto di partire da qui

Redazione venerdì 8 maggio 2009

Sarà la prima visita del Santo Padre nel suo lungo e intenso viaggio in Terra Santa. Appena arrivato nella capitale giordana di Amman, Benedetto XVI si recherà oggi stesso presso il centro “Nostra Signora della Pace”: un luogo che accoglie persone disabili, sostenuto dall’organizzazione non governativa Avsi attraverso la formazione degli educatori e del personale che vi lavora.

Perché mai questa visita? Che cos’ha di importante un centro come questo da meritare questa attenzione da parte del Papa? Lo spiega a ilsussidiario.net Simon Suweis, giordano di origine e ora rappresentante di Avsi in Giordania: «Il centro “Nostra Regina della Pace” è una realtà non solo di accoglienza per i disabili, ma è un vero e proprio luogo di pace e di carità, creato dai cristiani e aperto a tantissimi musulmani».

All’origine di questa e di altre opere di accoglienza c’è la forte volontà di Sua Eccellenza Mons. Saleem El Sayegh, vescovo di Giordania. Come spiega ancora Simon, «Sua Eccellenza ha voluto con tutto il cuore che nascessero queste opere di carità. E soprattutto ha voluto che qui si esercitasse l’accoglienza attraverso l’opera educativa».

Perché è così importante l’aspetto educativo, e che valore aggiunto dà a realtà come questa in cui si sperimenta la convivenza tra cristiani e musulmani? «L’educazione – ci dice Simon – è l’aspetto fondamentale perché nasca e cresca una vera convivenza. In centri di accoglienza, di formazione, in scuole come queste dove i bambini, cristiani e musulmani, crescono insieme e condividono fin da piccoli lo stesso banco, il tipo di rapporto che nasce e matura fra di loro è molto intenso e libero. Non c’è più il problema di dire “non ti conosco”; e così il pregiudizio viene tagliato alla radice».

«Quindi – continua Simon – è molto bello e importante il fatto che il Papa incominci da qui: da un’opera di carità fatta da cristiani, e i cui destinatari sono per lo più musulmani di famiglie povere. Inoltre il centro non è solo adibito all’accoglienza dei disabili, ma è anche un luogo dove si svolgono ritiri spirituali, e dove i giovani si ritrovano. Insomma: è una grande famiglia, e questa famiglia darà con gioia il suo benvenuto al Papa».

Per chi vive in prima persona l’esperienza dell’educazione e della carità che si respira in un centro come questo, deve essere dunque una grandissima gioia poter accogliere l’arrivo del Papa. Ma il resto della società, i giordani come si apprestano a questo evento? «C’è molto interesse per questo arrivo – racconta Simon –. Da una parte la Chiesa sta lavorando moltissimo e sta organizzando in modo molto accurato l’evento. Dall’altra i mezzi di comunicazione parlano molto di questo viaggio, e spesso anche in modo positivo. E questo crea grande sensibilizzazione e grande attesa. Un’altra cosa molto interessante è poi il fatto che si preparano ad arrivare molte persone anche da altri paesi arabi, tutti con l’intento di venire qui a salutare il Papa: arriverà gente dal Libano, gente dall’Egitto, e da altri Paesi ancora. Insomma: si vede chiaramente che c’è molta attesa per l’arrivo di un grande uomo».

Un arrivo che è anche una grande speranza, per tutti coloro che lavorano quotidianamente per una pace e una convivenza che può sembrare solo un lontano miraggio. Con quale sguardo e con quale speranza attendere questo evento? «Per me personalmente – risponde Simon – si tratta di un avvenimento grandissimo, che mi riempie di gioia e di attesa. In particolare è bello il fatto che questo viaggio chiarirà molte cose che si sono dette su questo Papa, soprattutto dopo il discorso di Ratisbona. Molte critiche in realtà si erano già rivelate del tutto false, come si è poi visto in occasione dell’incontro a Roma con la delegazione di intellettuali islamici. Ma ora tutto questo sarà ancora più evidente, e porterà ancora di più il dialogo e la pace». Una pace che ha poi un fondamento molto chiaro e preciso: «Questa – conclude Simon – è la terra del fiume Giordano, la terra da dove è iniziata la missione di Gesù. Anche questa è Terra Santa. Da qui dunque inizierà questa viaggio. Sarà una cosa grande, e sono certo che non deluderà».

© Copyright Il Sussidiario, 8 maggio 2009

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