venerdì 8 maggio 2009
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Dal Messale per il viaggio apostolico
"Verrò tra voi come pellegrino di pace.
Il mio primo desiderio è di visitare i luoghi resi santi dalla vita di Gesù e di pregare per il dono della pace e dell'unità delle vostre famiglie e per tutti coloro per i quali la Terra Santa e il Medio Oriente sono la propria casa... Rimaniamo saldi nei desideri e negli sforzi di pace".
Ad affermarlo è Benedetto XVI che all'udienza del 6 maggio, ha lanciato un messaggio alle popolazioni giordane, israeliane e palestinesi. Ben consapevole della difficile situazione che regna in questa regione, segnata da un conflitto ultradecennale tra israeliani e palestinesi, Benedetto XVI, dunque, pone la questione della pace come prioritaria. E non solo nei suoi discorsi alle autorità politiche dei Paesi visitati ma anche nei momenti liturgici di tutto il viaggio.
Questi sono presentati nel Messale per il viaggio apostolico (286 pagine), scaricabile dal sito www.vatican.va e curato dall'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
Saluto in arabo.
Il messale, va detto subito, reca sul frontespizio il passo di Matteo 5,9: "Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur" (Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio). La parola "pace" è molto presente nelle liturgie sin dal primo giorno (8 maggio), quando il Pontefice, subito dopo il suo arrivo ad Amman, visiterà il centro di assistenza disabili "Regina Pacis". Qui subito risuona il tradizionale saluto in arabo "As-salamu Lakum", "la pace sia con voi", cui segue una monizione nella quale il Papa ricorda che "quando Gesù venne a predicare la conversione portava la Buona Notizia perché annunciava l'amore e la misericordia di Dio... La Penitenza è il suo dono, un dono che dobbiamo accettare con gratitudine. Tenendo questo in mente apriamo i nostri cuori a Dio con grande semplicità e umiltà, e chiediamo di essere riconciliati con Lui così come noi ci perdoniamo gli uni gli altri". Il tema della pace viene così collegato a quelli, cari al Pontefice, del perdono e della riconciliazione. Un messaggio che, per una regione caratterizzata da continue tensioni e conflitti, potrebbe rappresentare un punto di svolta.
I riferimenti alla pace.
Si ritrovano anche nelle invocazioni e nelle preghiere dei fedeli dei riti del 9 e del 10 maggio. Il sabato nella cattedrale greco-melchita di san Giorgio ad Amman, nel corso dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi ed i movimenti ecclesiali, il Messale prevede che nelle Litanie si preghi, tra le altre cose, "per la pace nel mondo e l'unità delle Chiese", "per il Governo e le Forze Armate", "per la città di Amman e l'intera nazione", "per un clima favorevole, raccolti abbondanti e tempi di pace" e "per i lavoratori, i malati, i sofferenti e i prigionieri". Il tema della pace torna ancora più evidente nelle intenzioni di preghiera, lette poco più avanti, in diverse lingue: "Per la Chiesa, perché sia un segno di speranza e di fede...", "per i leader politici e i responsabili dei destini del mondo, affinché lo Spirito Santo illumini le loro menti e li spinga ad una fruttuosa collaborazione e reciproca comprensione per diffondere pace, giustizia ed uguaglianza nel mondo per sollevare i loro popoli dalle atmosfere violente", "per il mondo in subbuglio, il Signore illumini le menti dei ben pensanti e ispiri loro giuste soluzioni ai conflitti presenti per ottenere una pace duratura", "per le famiglie cristiane, perché il signore le preservi in pace e le protegga dai pericoli".
Domenica 10 maggio.
Nella celebrazione presso lo stadio di Amman, la parola "pace" torna a risuonare collegata alla stretta attualità: "Preghiamo specialmente per la pace in Medio Oriente - si legge nella preghiera dei fedeli - Palestina, Iraq e Libano, chiediamo al Signore di diffondere la pace in tutti i cuori così che la giustizia domini tra tutte queste nazioni che desiderano la pace". Il riferimento all'Iraq è di notevole importanza poiché, come è noto, in Giordania sono presenti decine di migliaia di rifugiati iracheni, attesi anche alla celebrazione, tra i quali anche cristiani e cattolici di rito caldeo. Non è escluso che il Papa possa anche soffermarsi con una delegazione di vescovi iracheni caldei, invitati ad Amman, dalla Nunziatura, per la visita. Dalla preghiera per il Medio Oriente a quella per i cristiani in Terra Santa il passo è breve. Nella messa, nella valle di Josafat a Gerusalemme, la prima all'aperto di un Papa nella città santa, il 12 maggio, la liturgia prevede il ricordo di "tutti i cristiani di Terra Santa, affinché sappiano superare lo scoraggiamento e le numerose difficoltà di questo mondo" e quello dei "credenti di tutte le religioni perché, nella sincera ricerca di Dio, lavorino per la pace e per la costruzione di un mondo più giusto e solidale". In questa messa, tra le lingue, appare anche l'ebraico.
Pace e gioia.
Analoghe preghiere si levano anche da Betlemme (Territori palestinesi), il 13 maggio, durante la messa nella piazza della Mangiatoia. Questa volta le invocazioni sono per tutti i religiosi di Terra Santa "perché sappiano annunciare la gioia" della salvezza, "per la pace in Terra Santa" e "per tutti i bambini del mondo, in particolare per quelli che soffrono privazioni, malattie e povertà, perché siano riconosciuti i loro diritti operando concretamente per garantire loro la crescita nella serenità e nella gioia. Preghiamo per i bambini di Gaza, che sono morti o sono rimasti orfani, e vivono nella miseria e nella paura". Il recente conflitto nella Striscia di Gaza era stato più volte richiamato da Benedetto XVI nei suoi interventi e discorsi ma qui, nella città dove è nato Gesù e dove si ricorda anche la strage degli innocenti, ritorna con una forza e un impatto notevoli.
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