sabato 11 luglio 2009
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Choice ma pro life: lo scambio di doni tra Obama e Ratzinger
lug 11, 2009 il Riformista
Paolo Rodari
La prima visita di Barack Obama al Papa (ieri pomeriggio in Vaticano) verrà ricordata anzitutto per i gesti.
Tra questi, molto significativi, i regali che Benedetto XVI ha fatto al presidente americano e viceversa.
Obama ha usato un’attenzione particolare donando al Pontefice una stola liturgica che è stata per diciotto anni, nel santuario di Philadelphia, sul corpo di san Giovanni Napomuceno Neumann, ovvero il primo vescovo degli Stati Uniti elevato agli onori degli altari. La stola, a conti fatti, è una vera e propria reliquia per contatto.
Benedetto XVI, invece, oltre a un mosaico raffigurante piazza San Pietro e la basilica vaticana,ha donato a Obama le copie autografate di due testi che dicono molto: l’ultima enciclica sociale Caritas in veritate e l’istruzione della congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas personae dedicata ad alcune questioni di bioetica. Ed è il dono di questo testo che è risultato importantissimo per lo svolgimento dell’incontro di ieri.
Prima che Obama lasciasse la Santa Sede, infatti, è stato il segretario del Papa, monsignor Georg Gaenswein, a commentare la consegna della Dignitas personae: «La lettura di questo documento - ha detto - potrebbe aiutare il presidente Usa a comprendere meglio la posizione della Chiesa su queste tematiche». Mentre è stato Obama, salutando Ratzinger, a dire: «Avrò qualcosa da leggere sull’aereo». E ancora, è stato sempre Obama ad assicurare circa l’impegno di ridurre il numero degli aborti negli Stati Uniti. Un impegno già manifestato dal presidente americano in occasione della sua visita alla Notre Dame University del 17 maggio scorso. Una promessa sulla quale la Santa Sede manterrà un’attenzione vigile.
Si era parlato, prima dell’arrivo di Obama, delle divergenze tra Washington e il Vaticano quanto ai temi inerenti la vita e delle maggiori affinità che invece si registrano sulle tematiche sociali e sulla politica internazionale degli Usa. E la visita di ieri, conferma la cosa. Il regalo della Dignitas personae, infatti - ovvero del documento vaticano che riassume le posizioni della Chiesa sull’aborto, la ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’eutanasia e altre questioni relative al rispetto e al valore della vita umana in ogni sua fase - mostra la volontà della Santa Sede di rimanere ferma quanto ai princìpi inerente le tematiche cosiddette eticamente sensibili (soprattutto le tematiche bioetiche) e, insieme, la volontà che la nuova Casa Bianca conosca con esattezza il pensiero della Chiesa cattolica in merito. E la medesima cosa, seppure riferita alle tematiche più di carattere sociale, la si può dire quanto al dono della Caritas in veritate.
Certo, è il dono della Dignitas personae a porre in essere una novità nei rapporti Vaticano-Stati Uniti.
E cioè il fatto che sulle tematiche inerenti la vita, Benedetto XVI dica per la prima volta in forma diretta la sua ad Obama. È vero, già lo scorso febbraio il Papa aveva ricordato, ricevendo in udienza la speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che tutti i cattolici, e specialmente i legislatori, hanno il dovere di «promuovere un ordinamento giuridico giusto, inteso a proteggere la vita umana in ogni suo momento». Ma parole simili dette dal Papa direttamente al presidente americano hanno un altro effetto.
Il colloquio a porte chiuse tra Obama e Benedetto XVI è durato circa quaranta minuti. Secondo un comunicato della sala stampa vaticana i due hanno parlato della «difesa e la promozione della vita e il diritto all’obiezione di coscienza». Quindi dell’«immigrazione - sulle politiche migratorie Obama aveva già in passato ricevuto il plauso dei vescovi americani -, con particolare attenzione all’aspetto del ricongiungimento familiare», sulle prospettive di pace in Medio Oriente (su cui si registrano convergenze), sul dialogo tra culture e religioni, la crisi economico-finanziaria, la sicurezza alimentare, l’aiuto allo sviluppo e il problema del narcotraffico.
All’uscita, il Papa e Obama erano rilassati e sorridenti. «Abbiamo l’aspettativa di relazioni molto forti», ha detto il presidente congedandosi dal Papa. «Presidente prego per lei, per il suo lavoro» ha replicato Benedetto XVI.
Poco prima era arrivata anche la moglie di Barack, Michelle. La first lady, abito nero e capelli raccolti in un velo, era visibilmente emozionata. Anche le figlie Maila e Sasha e la madre di Michelle, Marian Robinson, sono state presentate al Papa.
A conti fatti, un incontro riuscito: le due parti hanno mostrato volontà di dialogo pur non nascondendo le rispettive le divergenze. Ma l’impegno a venirsi incontro (soprattutto l’impegno di Obama sulla vita nascente) resta il risultato più significativo.
© Copyright Il Riformista, 11 luglio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
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