sabato 11 luglio 2009
Pace, sviluppo e difesa della vita al centro del primo incontro tra Benedetto XVI e Obama, in Vaticano. Il commento di padre Lombardi (Radio Vaticana)
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Pace, sviluppo e difesa della vita al centro del primo incontro tra Benedetto XVI e Obama, in Vaticano. Il commento di padre Lombardi
La difesa della vita, la pace in Medio Oriente, la crisi economica e il dialogo interreligioso: sono alcuni dei temi affrontati nel primo atteso incontro tra Benedetto XVI e il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ricevuto ieri pomeriggio in Vaticano assieme alla First Lady, Michelle, alle figlie e al seguito. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“It’s a great honour for me”, “E’ un grande onore per me”: sono state queste le prime parole del presidente Barack Obama al momento della stretta di mano con Benedetto XVI.
Quindi, rispondendo ad una domanda del Papa, il presidente americano ha affermato che il G8 dell’Aquila è stato “molto produttivo”. Il Papa e il presidente americano si sono poi intrattenuti, per circa 40 minuti, a colloquio a porte chiuse nello studio privato del Santo Padre.
Colloqui cordiali, sottolinea una nota della Sala Stampa vaticana, nei quali “ci si è soffermati innanzitutto su questioni che sono nell’interesse di tutti e costituiscono la grande sfida per il futuro di ogni Nazione e per il vero progresso dei popoli, quali la difesa e la promozione della vita ed il diritto all’obiezione di coscienza”.
Durante l’udienza, si legge ancora nella nota, “si è anche accennato all’immigrazione, con particolare attenzione all’aspetto del ricongiungimento familiare”. “Al centro dell’incontro - prosegue il comunicato - sono stati pure temi di politica internazionale, alla luce anche dei risultati del Vertice dei G8” e “ci si è soffermati sulle prospettive di pace in Medio Oriente, su cui si registrano convergenze, e su altre situazioni regionali”. Sono stati poi affrontati alcuni “argomenti di maggiore attualità come il dialogo tra culture e religioni, la crisi economico-finanziaria a livello globale e le sue implicazioni etiche, la sicurezza alimentare, l’aiuto allo sviluppo soprattutto all’Africa e all’America Latina, ed il problema del narcotraffico”. Infine, conclude la nota, “si è sottolineata l’importanza dell’educazione alla tolleranza in ogni Paese”. Per il protocollo quella di ieri è stata una visita privata, ma quando si tratta del presidente degli Stati Uniti non può essere un’udienza come le altre. Il corteo presidenziale è giunto in Vaticano poco dopo le 16, accompagnato in Via della Conciliazione dagli applausi di turisti e romani che si erano assiepati ai bordi della strada. Il 44.mo presidente statunitense è stato accolto in Vaticano dal prefetto della Casa Pontificia, mons. James Harvey. Quindi, si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, per circa un quarto d’ora. Momento conclusivo dell’udienza con il Papa, la tradizionale cerimonia dello scambio dei regali. Il presidente Obama ha donato a Benedetto XVI una stola, che dal 1988 al 2007 è stata sulle spoglie di John Neumann, primo vescovo statunitense diventato Santo. Obama ha inoltre consegnato al Pontefice una lettera del senatore Ted Kennedy, gravemente malato. Da parte sua, Benedetto XVI ha regalato ad Obama una copia autografata dell’Enciclica Caritas in veritate, l’Istruzione sulla bioetica Dignitas Personae e un mosaico raffigurante Piazza San Pietro. Prima del congedo, il Papa ha assicurato al presidente che pregherà per lui e gli ha augurato buon lavoro. Dal canto suo, il presidente si è detto sicuro che quelli tra la Santa Sede e la sua amministrazione saranno “rapporti molti forti”.
Sul clima e i contenuti di questo atteso incontro tra Benedetto XVI e il presidente americano, Barack Obama, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
R. - Si è respirato un clima di cordialità, la soddisfazione dei due interlocutori per essersi potuti conoscere di persona, quindi essersi potuti incontrare, con una possibilità di dialogo, di espressione e di ascolto reciproco. Questo è sempre un passo avanti nelle relazioni fra le persone e, in questo caso, tra persone che hanno una grande autorità ed una grande importanza nel cammino dell’umanità.
D. - I doni, in queste occasioni, dicono tanto; il Papa ha regalato ad Obama l’Enciclica Caritas in veritate e il documento Dignitas personae…
R. - Certamente. L’Enciclica invita a ripensare il progetto culturale di vero sviluppo dell’umanità e quindi il Papa ha dato il suo contributo. Allo stesso tempo, come sappiamo, nell’America di oggi vi è un grande dibattito sui valori fondamentali della tutela della vita ed in questo la prospettiva della Chiesa e la politica del presidente Obama mostrano delle differenze anche piuttosto significative. Il fatto che il Papa abbia offerto il documento Dignitas personae - che è una delle espressioni recenti più complete ed approfondite della prospettiva cattolica sull’etica della vita - è molto significativo. Il Papa ha fatto delle proposte al presidente Obama, in modo molto chiaro e leale, ottenendone un’accoglienza rispettosa, anche se poi bisognerà vedere e valutare come queste esigenze vengano o meno rispettate.
D. - Il presidente un impegno l’ha preso in difesa della vita…
R. - Sì, ha ribadito quello che aveva già detto: che ha tutta l’intenzione, con l’impegno del governo, di ridurre il più possibile il numero degli aborti. Questo è un impegno apprezzabile. Non è tutto dal punto di vista della morale della Chiesa, però certamente - data la realtà della gravità dell’aborto - è indubbiamente un impegno positivo che egli ha anche voluto riaffermare davanti al Santo Padre, il quale gli faceva presente le preoccupazioni della Chiesa per la vita umana.
D. - Che bilancio si può fare di un evento così importante?
R. - Un bilancio certamente positivo. E’ quello che potevamo attenderci e sperare, cioè mostrare la possibilità, la capacità d’iniziare un dialogo responsabile nei confronti dei grandi problemi dell’umanità di oggi e di domani, e il presidente Obama ha dimostrato di poter offrire una creatività ed una personalità capaci di suscitare speranze e di attirare consenso per la ricerca di nuove soluzioni, rispetto ai grandi problemi che abbiamo dinanzi.
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