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7 commenti:
le parti sono due:vaticano e lefebvriani.
i vescovi se ne stiano da parte anche perchè le chiese svizzere,tedesche e francesi sono vuote,quelle dei lefebvriani pienissime.
con che coraggio possono parlare i vescovi di quelle nazioni?
Io penso che abbia ragione Accattoli quando scrive che i problemi si risolveranno completamente con la prossima generazione, diciamo con i trentenni e quarantenni di oggi, nati dopo il Concilio e privi di quei pregiudizi che purtroppo abbiamo visto in questi mesi da una parte e dall'altra.
R.
concordo che esiste un problema generazionale che e' anche carico di pregiudizi.
Ma vi sono anche problemi esclusivamente dottrinali...
E qui non e' una questione ne' di generazioni ne' di pregiudizi.
Ci vorra' coraggio e onesta'.
Purtroppo, anche questo pezzo di Accattoli, sulla scia dell'articoletto di "Repubblica", serve solo a intorbidare le acque.
Da parte dei "conciliaristi" di cui Accattoli, piaccia o meno, fa parte da sempre, si vuole forzosamente eleggere a rappresentante invisibile nei dialoghi una fazione - ormai è lecito chiamarla tale - che dovrebbe condizionare con la sua azione "politica" e da sempre rumorosa i rappresentanti di Roma e, in definitiva, il Papa stesso. La fazione è quella delle conferenze episcopali progressiste e dei sostenitori dello "spirito del Concilio"
E'ovvio che questioni del genere non si risolvono con un colpo di bacchetta magica; i tempi sono quelli che sono e tutti i grandi cambiamenti nella Chiesa, l'affermarsi di un nuovo spirito, hanno richiesto decenni dopo i Concili per radicarsi. Ma un atto nell'immediato futuro, chiaro e necessario per non far arenare subito i dialoghi e non allungare il brodo, come si dice già in giro, è necessario. Serve un gesto visibile, parziale quanto vogliamo, ma immediato - magari la sistemazione provvisoria, che sembra profilarsi all'orizzonte.
Ed è questo che dà fastidio a gente come i vescovi suddetti e Accattoli. I quali preferiscono mettere in campo i problemi, buttarla sui tempi "tristi e lunghi", sperando che alla fine, per naturale stanchezza, tutto si areni, per poi gridare all'impossibilità di risolvere per evidente incompatibilità tra i dialoganti. Si contrappongono artificiosamente Fellay e Roma evidenziando surrettiziamente quei nodi chiave che il Papa in realtà conosce benissimo. Sono quelli di sempre, che la FSSPX non ha mai mancato di porre sul piatto. In realtà credo che Benedetto XVI abbia in mente strategie e visioni nuove.
Io pemso che l'ultimo volume di Mons. Gherardini sia chiaro. Al di la di questa prova il Papa sa' che ci sono cose nei testi del Concilio che deve chiarire, o dovranno farlo i suoi successori. per il bene di tutti.
non si tratta di cercare punti di equilibrio
I colloqui li conduce il Papa, tramite i rappresentanti.
L'agenda non la fa mons. Gherardini, che sembra per molti essere diventato l'unica voce insindacabile della verità sul CVII.
Il suo è un contributo prezioso ma suscettibile di discussione, come tutto ciò che riguarda la questione CVII del resto.
Si lasci fare ai Papi, senza imporre aut aut.
La giusta linea di Gherardini, aggiungerei, è suscettibile di discussione e comunque necessariamente da adattare alle esigenze pastorali e strategiche del confronto con la FSSPX.
Ripeto quindi che i punti intermedi nel cammino vanno per forza cercati. Anche perché si sa, nulla è più stabile delle soluzioni provvisorie.
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