domenica 4 ottobre 2009

Un seminario organizzato alla vigilia del Sinodo dei vescovi: L'Africa protagonista del suo destino (Osservatore Romano)


SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Un seminario organizzato alla vigilia del Sinodo dei vescovi

L'Africa protagonista del suo destino

Roma, 3. Giustizia economica e politica, disuguaglianze sociali, nuove tendenze dei conflitti, interreligiosi e non, traffico d'armi, migrazioni, diritti dell'uomo, democrazia. L'Africa con le sue sfide e i suoi problemi è stata al centro del laboratorio di studio che Pax Romana, il movimento internazionale degli intellettuali cattolici, con il supporto dell'italiano Movimento ecclesiale di impegno culturale e di numerose altre organizzazioni, ha tenuto a Roma alla vigilia del Sinodo per l'Africa. Un contributo del seminario - che ha raccolto esponenti della cultura, dell'università e delle professioni provenienti da molti Paesi - verrà inviato ai vescovi e agli esperti chiamati a partecipare al Sinodo.
Dai tre giorni di studio e di confronto è emersa la convinzione condivisa che occorre analizzare la realtà africana in profondità e non soltanto attraverso gli indicatori economici e finanziari, come già aveva anticipato il presidente internazionale di Pax Romana, il peruviano Javier Iguiniz, presentando l'iniziativa. "L'economia - aveva detto Iguiniz - non basta a spiegarci l'Africa: il Gabon, che ha un reddito pro capite decisamente alto per il continente, ben 14.000 dollari, ha una mortalità infantile del 60 per mille, mentre l'Eritrea, con un reddito individuale annuo di 519 dollari, ha un tasso del 48 per mille. Dobbiamo chiederci il perché e ripartire dai veri indicatori dello sviluppo umano".
Questi indicatori non possono essere esterni, ancora una volta calati dall'alto, come quasi sempre accaduto nella plurisecolare vicenda africana. L'Africa deve diventare protagonista del proprio sviluppo e abbandonare quell'atteggiamento di vittimismo - certo storicamente giustificato, ma infecondo - che troppo spesso è una scusa per non assumersi responsabilità, come ha rimarcato il congolese Medard Ipan Lobota, rappresentante dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite. Lobata ha sottolineato che il disastro africano è anche causato delle élite politiche locali, specie in Paesi sostanzialmente ricchi, ma con popolazioni assolutamente povere.
Tra le grandi piaghe del continente africano ci sono ancora le tante guerre, devastanti e dimenticate, nutrite da un commercio delle armi che prolifera senza alcuna regola. Tra le posizioni fatte proprie dal seminario c'è quella del camerunese Zobel Behalal, responsabile del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo, secondo il quale è necessario arrivare a un trattato internazionale che regoli la compravendita delle armi e che ne impedisca l'acquiso a Paesi dove i diritti umani sono a rischio e che non danno priorità di spesa alla lotta alla povertà.
Anche per questo, l'Africa ha bisogno di una nuova educazione alla cittadinanza, che faccia nascere una nuova classe dirigente locale che si impegni realmente per lo sviluppo. I partecipanti al seminario hanno concordato che in questo ambito le Chiese locali hanno un ruolo importante, ma devono rendere ancora più accessibile il loro sistema di istruzione, da cui le classi sociali più povere sono ancora troppo spesso escluse.
La condizione della gran parte delle popolazioni africane, specialmente delle più vulnerabili, suggerisce alla Chiesa in Africa un forte coinvolgimento nella difesa e nella promozione di un modello agricolo familiare, che anteponga le necessità alimentari locali alle esportazioni. Solo la crescita della produttività di piccole fattorie aiuterà milioni di contadini a uscire dalla povertà estrema e da condizioni ingiuste.
Gli attuali metodi di sfruttamento delle terre africane compromettono, inoltre, il futuro: il riscaldamento globale, lo sviluppo delle megalopoli e delle loro baraccopoli, lo sfruttamento dell'acqua, delle terre coltivabili, delle foreste primarie, gravano di pesanti ipoteche le prossime generazioni.

(©L'Osservatore Romano - 4 ottobre 2009)

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