lunedì 2 novembre 2009
Commemorazione dei fedeli defunti. Il Papa: guardare con serenità al mistero della morte illuminati dalla fede nelle risurrezione (Radio Vaticana)
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Commemorazione dei fedeli defunti. Il Papa: guardare con serenità al mistero della morte illuminati dalla fede nelle risurrezione
Tutta la Chiesa si raccoglie oggi in preghiera per la commemorazione dei fedeli defunti. Benedetto XVI si recherà nel pomeriggio nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera per i Pontefici che lo hanno preceduto.
Ieri, all’Angelus in Piazza San Pietro, ha invitato a vivere con “autentico spirito cristiano” questo giorno, guardando al mistero della morte con serenità e speranza, illuminati dalla fede nella risurrezione. Un’esortazione più volte riproposta in questi anni di Pontificato. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Papa ricorda che “della morte del corpo non c’è da aver paura” perché “sia che viviamo, sia che moriamo, siamo con il Signore”.
“Già l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a ‘non essere tristi come gli altri che non hanno speranza’. ‘Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti’ (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere”. (Angelus del 2 novembre 2008)
Ma l’uomo moderno - sottolinea Benedetto XVI – rimuove spesso il pensiero stesso della morte vivendo come se Dio non esistesse:
“L’uomo moderno l’aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita”. (Angelus del primo novembre 2006)
Eppure Dio continua ad esistere, anche se non ci crediamo: e con Lui, l’aldilà. Così la Chiesa c’invita a offrire per i fedeli defunti, Messe, preghiere, indulgenze, e le nostre sofferenze e fatiche quotidiane, affinché, “completamente purificati”, siano ammessi alla vita eterna. Ma cosa è questa vita eterna?
“Vita eterna per noi cristiani non indica però solo una vita che dura per sempre, bensì una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell’amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore”. (Angelus del primo novembre 2006)
Dio è Amore, e ha dato la sua vita per noi e non ci abbandona, perché ci ama sino alla fine:
“Sono risorto e ora sono sempre con te - ci dice il Signore - e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce”. (Angelus del 2 novembre 2008)
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