sabato 5 dicembre 2009
Il Papa: guardare a Dio guida la buona politica (Celletti)
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Il Papa: guardare a Dio guida la buona politica
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DA ROMA
VIRGILIO CELLETTI
Fra Bach e Michelangelo. Lo splendore della Cappella Sistina e la magnificenza musicale dell’Oratorio di Natale per conferire un alone di solennità all’incontro fra Benedetto XVI ed Horst Köhler, presidente della Repubblica Federale di Germania, a Roma in questi giorni insieme alla consorte. «La sua visita – dirà il Papa all’ospite al termine del concerto interpretato dal Coro di voci bianche del Duomo di Augusta e dalla Residenz- Kammerorchester di Monaco, sotto la direzione di Reinhard Kammler – mi reca un grande piacere, perché esprime la vicinanza e l’affetto del popolo tedesco al successore di Pietro, che è suo connazionale».
Duplice l’occasione di questa solennità. «Da un lato – ha ricordato il Papa – celebriamo i 60 anni della fondazione della Repubblica Federale di Germania; dall’altro ricordiamo il 20° anniversario della caduta del Muro di Berlino, quella frontiera di morte che per tanti anni aveva diviso la nostra patria e aveva separato a forza uomini, famiglie, vicini e amici. Molti allora avevano avvertito gli avvenimenti del 9 novembre 1989 come gli albori inaspettati della libertà, dopo una lunga e sofferta notte di violenza ed oppressione per un sistema totalitario. Oggi qualcuno si domanda se l’ordine sociale occidentale sia tanto migliore e più umanitario. La storia della Repubblica Federale di Germania, di fatto, ne è la prova. E ciò lo dobbiamo in buona parte alla Legge Fondamentale. Tale Costituzione ha contribuito essenzialmente allo sviluppo pacifico della Germania nei sei decenni trascorsi.
Perché essa esorta gli uomini a dare la priorità, in responsabilità davanti a Dio Creatore, alla dignità umana, a rispettare il matrimonio e la famiglia quali fondamento di ogni società, nonché ad avere riguardo e profondo rispetto per quanto è sacro agli altri». Una responsabilità davanti a Dio – ha aggiunto il Pontefice richiamando la storia dell’Europa nel XX secolo – che «è di importanza decisiva per il retto agire politico». Ai due eventi aveva accennato a sua volta, prima del concerto, il presidente Köhler che ha anche rievocato la figura di Giovanni Paolo II e l’importanza di quel suo «Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo», rivolto a tutti i popoli della terra, e l’impegno espresso dal suo successore affinché lo sviluppo dei popoli consista soprattutto nel riconoscersi in un’unica famiglia. E su questo auspicio è cominciato il concerto. Quella di Bach è parsa una voce esemplare per esprimere il significato della celebrazione. Del resto la sua musica parve subito, vent’anni fa, come una meditazione sull’atteso evento: è passato alla storia come un momento di grande commozione quell’assolo di violoncello, un tema in adagio di una delle celebri Partite bachiane che il russo Rostropovich improvvisò fra la polvere del muro ormai abbattuto.
Illuminato conoscitore delle musica, il Papa ha apprezzato e giustamente valutato alla fine la performance dei bravissimi giovani interpreti, citando alcuni fra i momenti più significativi dell’Oratorio, soffermandosi su quello che rievoca la dolcezza di Maria mentre ascolta, inchinata sulla culla i pastori che diventano testimoni o annunciatori del messaggio degli angeli.
© Copyright Avvenire, 5 dicembre 2009
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