sabato 22 novembre 2008

La Cei ai rabbini: riprendiamo il dialogo (Politi)


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La Cei ai rabbini: riprendiamo il dialogo

MARCO POLITI

Repubblica — 21 novembre 2008 pagina 16 sezione: CRONACA

ROMA - Ha lasciato il segno la decisione dei rabbini italiani di sospendere la giornata del dialogo ebraico-cristiano. A nome della Cei mons. Vincenzo Paglia, responsabile della commissione Ecumenismo e Dialogo, corre ai ripari dai microfoni della Radio vaticana augurandosi che i rapporti fra cristiani ed ebrei si intensifichino anche in vista dell' impegno comune contro l' antisemitismo. «Rispetto la loro decisione, è un dispiacere ma c' è sempre tempo per un ripensamento», ha commentato il segretario di Stato vaticano cardinale Bertone. La motivazione ufficiale, illustrata dal Giuseppe Laras presidente dell' assemblea rabbinica italiana, è che permane «non risolta» la questione della preghiera inserita nella messa tridentina rilanciata da Benedetto XVI. Un appello, caro ai tradizionalisti, affinchè Dio «illumini i cuori» del popolo ebraico perché riconoscano Gesù Cristo come Salvatore. Per i rabbini italiani resta un' esortazione alla «conversione» degli ebrei. Replica mons. Paglia che si tratta di una invocazione in cui tutto è rimesso nelle mani di Dio e quindi dal valore «escatologico», cioè riguardante la «fine dei tempi». Perciò il problema dovrebbe essere risolto. Se c' è una ferita, afferma il vescovo, «è una ferita che ci auguriamo aiuti ad approfondire meglio l' indispensabile raccordo e rapporto tra cristiani ed ebrei». Per questo la Cei celebrerà lo stesso il 17 gennaio una giornata di «riflessione ebraico-cristiana». Ma le cose non sono così semplici. Il retroscena dell' assemblea rabbinica è che gli esponenti ebraici sono rimasti irritati perché l' interpretazione della preghiera (da collocarsi alla «fine dei tempi», come autorevolmente sottolineato dal cardinale Kasper sull' Osservatore Romano nella primavera scorsa) non è stata fatta propria dalla Cei in una dichiarazione congiunta, che avrebbe dovuto recare anche la firma del cardinale Bagnasco. La Cei si è rifiutata e i rabbini ne hanno tratto le conseguenze. Ad accrescere il malumore dei rabbini, confida a Repubblica un partecipante all' assemblea, ha contribuito poi la recente ondata di glorificazione di Pio XII da parte delle più alte gerarchie vaticane. Per gli ebrei italiani il «silenzio» di papa Pacelli non è leggenda nera bensì memoria storica: sotto le finestre del palazzo apostolico furono trascinati sui camion diretti alla stazione con destinazione Auschwitz un migliaio di ebrei romani e Pio XII non levò una parola di protesta pubblica. Ancora ieri il cardinale Bertone ha tuttavia ribadito che ignorare quanto ha realmente compiuto Pio XII con la sua attività diplomatica, «sarebbe un atto di grave mancanza di riconoscenza per tutto ciò che ha fatto a favore della comunità ebraica in Italia». In ogni caso sia da parte cattolica che dall' ebraismo internazionale il dialogo è considerato irreversibile. Così hanno ribadito i partecipanti al convegno interreligioso di Sant' Egidio a Cipro, proprio mentre Laras comunicava lo stop alla giornata.

© Copyright Repubblica, 21 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Mah...non si puo' vivere sempre sotto ricatto.
La giornata di preghiera non si fara'? Non e' la fine del mondo e poi (parliamoci chiaro!) le scaramucce ci sono solo in Italia.
A livello internazionale autorevolissimi esponenti della religione ebraica hanno compreso perfettamente il senso della preghiera del Venerdi' Santo.
E rimane il problema di fondo: quella preghiera e' rimasta immutata dal Pontificato di Giovanni XXIII a quello di Giovanni Paolo II ma nessuno, in quei lunghi anni, ebbe nulla da protestare.
Questo fa riflettere...eccome!

R.

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