venerdì 1 maggio 2009

Il concerto offerto al Papa dal presidente Napolitano: Haydn e Mozart in versione ottimista (Osservatore Romano)


Il concerto offerto al Papa dal presidente della Repubblica italiana

Haydn e Mozart in versione ottimista

di Marcello Filotei

Due sinfonie ottimiste quelle in programma nel concerto offerto dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione del quarto anniversario dell'elezione di Benedetto XVI.
Nel pomeriggio del 30 aprile presso l'Aula Paolo VI, l'Orchestra sinfonica e il coro "Giuseppe Verdi" di Milano eseguono la Sinfonia numero 95 di Haydn, del quale ricorrono i duecento anni dalla morte, e la "Haffner" di Mozart, prima di passare al Magnificat in sol minore di Vivaldi e chiudere con il celebre Ave Verum Corpus, ancora del salisburghese.
Sotto la bacchetta di Xian Zhang, da poco nominata direttore musicale del complesso milanese, sfilano due lavori che non si possono dire leggeri, ma comunque spiccano per levità. Nel caso di Haydn si tratta di una delle sinfonie cosiddette "londinesi", l'ultimo gruppo di lavori di questo genere, composte fra il 1791 e il 1795 in Inghilterra. Erano finiti i tempi in cui Haydn scriveva per la corte degli Hesterházy, il pubblico era ormai più vasto e richiedeva un linguaggio accessibile, ricco di contrasti, sorretto da una eccezionale brillantezza melodica, il tutto sostenuto da schemi dalla netta e facile individuazione messi a punto negli anni precedenti e ora mostrati con chiarezza e in modo definitivo. Il successo fu tale che l'autore restò quasi prigioniero di questo clichet, essendo il suo sinfonismo identificato con questa serie di lavori. Il resto della produzione fu a lungo trascurata e questa fissità su una parte del catalogo finì per restituire un'immagine falsata del compositore.
Si tratta certo di opere accattivanti, come lo sono tutte quelle che vanno dalla 93 alla 99. L'autore sembra abbandonare ogni sfida intellettuale per adattarsi ai canoni estetici in voga, fatti di umorismo e sorprese, limpidi concatenamenti armonici e melodie cantabili, ricerche timbriche limitate alla coloritura e formule di sviluppo tematico di carattere immediato. Ne scaturisce un linguaggio capace di fondere l'immediata capacità di presa dello stile galante settecentesco con le novità stilistiche oramai conclamate, senza spingersi in ulteriori sperimentalismi: una sorta di summa di quanto era stato acquisito, votata a compiacere un ascoltatore che ama essere sorpreso e vezzeggiato, che non disdegna qualche accento drammatico, ma inserito in una cornice patinata: le lunghe introduzioni, che ventilano qualche adombramento, finiscono sempre per illuminarsi in un allegro consolatorio.
L'originalità e l'inventiva consentono all'autore di fuggire il rischio di stereotipi e ripetizioni, così come Mozart riesce a tenere assieme la Haffner, malgrado fosse concepita inizialmente come una serenata. Tipica musica d'occasione la Sinfonia numero 35 k. 385 fu composta dal genio salisburghese nei primi anni del suo soggiorno viennese e dedicata a Sigmund Haffner Junior, membro di un'altolocata famiglia salisburghese che aveva chiesto una musica adeguata alle celebrazioni per il conferimento del titolo nobiliare "von Imbachhausen".
Scritta nella tonalità di re maggiore, l'opera è pensata come un brano d'intrattenimento, tanto che erano stati messi in cantiere due minuetti e una marcia. Una forma che si allontanava chiaramente dal sinfonismo classico, fermo sui quattro movimenti canonici. Poco incline a sottoporsi a imposizioni di carattere estetico, Mozart non scrisse mai la marcia e inviò a Salisburgo la partitura in più riprese. In mancanza di musica originale, in occasione della festa per la quale il brano era stato commissionato la marcia potrebbe essere stata rimpiazzata con quella della serenata k. 250, scritta nella stessa tonalità.
La stesura finale della k. 385, così come viene eseguita ai nostri giorni, pur seguendo i canoni della sinfonia, mantiene in parte l'originale vocazione alla serenata, soprattutto nell'Andante, ricco di passaggi galanti, ma anche di momenti intimi. Subito prima l'Allegro con spirito è costruito sulla classica forma sonata, ma con una sorpresa: al posto dei due temi canonici - il primo deciso e il secondo cantabile, proposti uno dopo l'altro e poi assieme nello sviluppo prima di ritornare ormai pacificati e nella stessa tonalità nella ripresa - in questo caso Mozart usa una sola idea portante, svelandone tutte le potenzialità attraverso un raffinato trattamento contrappuntistico. Se il minuetto, l'unico sopravvissuto dei due previsti, richiama echi haydniani, il presto finale, da eseguire il più velocemente possibile, è una sorta di spirale sonora interrotta a tratti da momenti melodici.
A chiudere il programma il Magnificat vivaldiano e l'Ave verum corpus di Mozart, con i soprani Roberta Invernizzi e Marina De Liso, il contralto Sonia Prina e il Coro preparato da Erina Gambarini.

(©L'Osservatore Romano - 1 maggio 2009)

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