domenica 31 maggio 2009

Il Papa: "Ancora ho difficoltà di capire come il Signore poteva pensare a me, destinare me a questo ministero..." (Pinna)


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PAPA: NON HO CAPITO PERCHE' DIO HA SCELTO PROPRIO ME

di Elisa Pinna

CITTA' DEL VATICANO

Non capita tutti i giorni che un papa confessi in pubblico, sul palco dell'Aula Nervi e di fronte a migliaia di ragazzini, di chiedersi ancora perché Dio abbia scelto proprio lui nel ruolo di successore di Pietro.
Benedetto XVI lo ha fatto oggi, rispondendo con sincerità alle domande di alcuni suoi piccoli fedeli che hanno avuto l'opportunità di intervistarlo, durante l'incontro organizzato dall'associazione cattolica dell' 'Opera dell'infanzia missionarià.
"Ancora ho difficoltà di capire come il Signore poteva pensare a me, destinare me proprio a questo ministero, ma lo ho accettato dalle sue mani, anche se era una cosa sorprendente e che andava molto oltre le mie forze.
Il Signore mi aiuta", ha spiegato Ratzinger ad un bambino che, microfono in mano, gli aveva chiesto se da piccolo avesse mai immaginato di diventare pontefice. "Non, non lo avrei mai pensato", ha risposto, dichiarandosi ancora stupito per quel che gli è accaduto. Parole che possono sorprendere un pubblico che vede in Benedetto XVI il volto del teologo rigoroso e intransigente in materia di fede.
Ma non chi conosce la sua storia personale, la sua timidezza, la sua modestia.
Già dal 1991, Ratzinger aveva chiesto di poter lasciare il suo posto di Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede (che occupava dal 1981) e di tornare a dedicarsi ai suoi studi, nella prospettiva di una tranquilla vecchiaia.
Papa Wojtyla aveva però sempre rifiutato le dimissioni del suo più prezioso collaboratore; Dio - come ha ricordato oggi lo stesso pontefice in carica - ha poi deciso altrimenti. L'incontro con i ragazzini, ha dato lo spunto a Benedetto XVI per un più ampio amarcord sulla sua infanzia. Come un nonno ai nipotini, Ratzinger si è raccontato: era un bambino "ingenuo", non un "santo", a cui capitava anche di bisticciare con gli amici, per poi subito riappacificarsi. "I litigi capitano nella vita - ha ammesso il papa. "L'importante - ha raccomandato ai suoi giovani interlocutori - è l'arte del perdono e della riconciliazione, che non lascia amarezze nell'anima". Ratzinger ha trascorso gli anni della scuola elementare a Traunstein, un paesino di 400 persone a ridosso del confine austriaco, dove la sua famiglia si era trasferita dalla natia Marktl Amm Inn. Era un villaggio "dimenticato" della provincia tedesca, ha rievocato il papa, lontano dai grandi agglomerati cittadini.
"Eravamo un po' ingenui - ha detto Benedetto XVI -. La nostra famiglia era arrivata da un altro paese e noi, agli inizi, eravamo un po' stranieri per loro, parlavamo anche un altro dialetto". "Tuttavia - ha proseguito - si era creata una bella comunione tra noi; mi hanno insegnato il loro dialetto, abbiamo collaborato, anche litigato e poi ci siamo riconciliati e dimenticato quanto accaduto".
All'età di 8-9 anni Joseph diventò chierichetto. "Le ragazze - ha ammesso - leggevano meglio di noi e a loro era affidato la lettura delle sacre scritture". "Non eravamo santi - ha aggiunto sorridendo - ma eravamo una bella comunità, dove non c'erano distinzioni tra ricchi e poveri". Joseph e i suoi amici di Traunstein guardavano al papa di allora, Pio XI, con senso di amore e soggezione.
"Era ad un'altezza per noi irraggiungibile", ha osservato l'uomo divenuto 265/esimo successore di Pietro, nel conclave dell'aprile 2005.

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Noi continuiamo a "stupirci dello stupore" dei giornalisti :-)
R.

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