domenica 31 maggio 2009

Il Papa «Non so perché Dio mi ha scelto» (Lorenzoni)


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Il Papa «Non so perché Dio mi ha scelto»

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Rodolfo Lorenzoni

«Non so perché Dio abbia scelto me: io non avrei mai pensato di diventare Papa».
Con la più stupefacente delle affermazioni, sincera e ingenua come i bambini ai quali si sta rivolgendo, Benedetto XVI sorprende il mondo mostrando il suo volto più profondamente umano.
L'occasione è l'incontro con migliaia di fanciulli dell'Opera per l'infanzia missionaria: il contatto con tanta gioiosa gioventù spinge il Papa teologo a rievocare, con semplice freschezza e parlando a braccio, gli albori della sua vita, ossia i primi passi sulla terra del futuro successore di Pietro.
E quando uno dei bimbi gli chiede se avesse mai pensato di diventare Pontefice, Ratzinger sorride con dolcezza e si lascia andare alla confidenza, confessando candidamente: «Ancora ho difficoltà nel capire come il Signore poteva pensare a me, come potesse destinare proprio me a questo ministero, per questo "mestiere", ma lo accetto dalle sue mani, anche se era una cosa sorprendente e che andava molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta».
Una rivelazione certo straordinaria, una frase insolita sulla bocca di un Vicario di Cristo, ma che può apparire stonata solo a chi non conosce questo Papa.
Da sempre desideroso di tornare ai suoi amatissimi studi, Ratzinger da cardinale aveva già più volte chiesto al suo venerato predecessore Giovanni Paolo II di poter lasciare Roma e le gravose responsabilità nella curia. Ma, come riconosce oggi lo stesso Benedetto, lo Spirito Santo era già all'opera e lo aveva predestinato al supremo compito di questi anni. Manifestare oggi con candore la sua «ignoranza» per Benedetto è, insieme, il riconoscimento del volere di Dio e l'assunzione sulle sue spalle del sommo dovere che ne è derivato: un atto di fede e l'accettazione, da parte del grande teologo, di un Dio talvolta indecifrabile.
Nel racconto del Papa, infatti, tutto comincia segretamente da lontano: «Sono stato un ragazzo ingenuo in una piccola provincia dimenticata – ricorda Benedetto ai piccoli riuniti in Sala Nervi – noi giovani vedevamo il Papa come nostro Padre, ma anche come una realtà molto lontana e superiore a noi. Chi avrebbe mai pensato che un giorno sarei diventato io Papa?».
All'epoca sul soglio di Pietro, col nome di Pio XI, sedeva Achille Ratti, e il piccolo Joseph era già immerso nella religione. «Facevo sempre il chierichetto – racconta Benedetto con il suo tipico sorriso, parlando degli anni di Traustein, il piccolo paese nei pressi del confine con l'Austria in cui la sua famiglia si era trasferita -. Alle ragazze era affidato il compito di leggere le Sacre Scritture, perché sapevano leggere meglio di noi: non eravamo dei santi, comunque eravamo una bella comunità, dove nei rapporti non c'erano distinzioni tra ricchi e poveri».
Ma la purezza dell'animo, quella era presente già allora: «Eravamo un po' ingenui. La nostra famiglia era arrivata da un altro paese, tuttavia tra noi si era creata una bella comunione. A volte capitava di litigare, ma poi il desiderio era di fare subito pace». L'arte del perdono e della riconciliazione che un giorno quel ragazzo, diventato Benedetto XVI, avrebbe insegnato al mondo.
Sempre ieri il Vaticano ha annunciato il prossimo viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre prossimi. L'annuncio della Santa Sede è arrivato al termine dell'incontro tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus.

© Copyright Il Tempo, 31 maggio 2009 consultabile online anche qui .

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