sabato 30 maggio 2009

Divorziati risposati, Mons. Inos Biffi: sono pienamente nella Chiesa (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e profonda gratitudine pubblichiamo questa agenzia di Salvatore Izzo che fa ulteriore chiarezza sulla condizione dei divorziati risposati dopo la recente "bomba mediatica" orchestrata ad arte.
R.

DIVORZIATI RISPOSATI: MONS.INOS BIFFI, PIENAMENTE NELLA CHIESA

(AGI) - CdV, 29 mag. -

di Salvatore Izzo

"Il divorziato non si trova escluso dalla Chiesa, non solo perche' la Chiesa in varie forme lo prende a cuore e prega per lui, ma anche perche' lui stesso e' chiamato a pregare, anzi a prender parte all'orazione della Chiesa nell'assemblea liturgica".
Lo afferma il teologo Inos Biffi sull'Osservatore Romano, rispondendo - pur senza citarlo - al libro "Siamo tutti sulla stessa barca", firmato dal card. Carlo Maria Martini e da don Luigi Verze', che invoca per i divorziati risposati il perdono concesso ai vescovi lefebvriani che furono scomunicati per le ordinazioni illecite.
Ma i primi sono sempre rimasti nella comunione ecclesiale, dunque non c'e' nessuna scomunica da togliere, mentre i secondi se ne autoesclusero e per questo il Papa ha voluto aprire loro la possibilita' di un rientro.
"Non deve stupire - aggiunge Biffi - che si affermi, per un verso, che il divorziato non deve tralasciare l'assemblea eucaristica senza che, per l'altro verso, riceva il Corpo e il Sangue del Signore.
La tradizione della Chiesa conosce queste forme ridotte di partecipazione: i catecumeni, per esempio, non partecipavano a tutta la celebrazione; la categoria dei penitenti a sua volta si asteneva, in attesa che, compiuto l'itinerario penitenziale, ricevendo l'Eucaristia rientrassero in piena comunione con la Chiesa".
In sintonia con le affermazioni di Benedetto XVI, il teologo ricorda che anche non ricevendo l'Eucaristia si realizza "la comunione spirituale, ossia di desiderio". E assicura: "A nessuno, nella misura della sua buona volonta', e' lasciata mancare la grazia della misericordia e della salvezza".
Per Inos Biffi, insomma, "non si tratta di essere convenzionali o anticonvenzionali, ma semplicemente di sapere che cos'e' per un cristiano l'Eucaristia, la quale non e' un bene o una proprieta' di cui il sacerdote possa disporre".
Al libro di Martini e Verze' - al quale allude distinguendolo da recente pubblicazione di Corrado Augias e Vito Mancuso che criticano dall'esterno la Chiesa - vuole rispondere anche una nota pubblicata dall'agenzia vaticana Fides a firma dei teologi don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello.
"Di tanto in tanto, con cadenza 'stranamente' regolare, vengono dati alle stampe - scrivono - libri piu' o meno 'contro corrente' che propongono, con quasi ostinata ripetizione, quasi fosse un mantra e come se un'affermazione non vera, a furia di ripeterla divenisse autentica, come rimedio e panacea di ogni male, una ulteriore secolarizzazione della Chiesa, un suo 'adeguamento' al mondo, ottimisticamente inteso", dimenticando che "la vera 'differenza cristiana', consiste esattamente in quell'essere 'nel mondo ma non del mondo'".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

"La tradizione della Chiesa conosce queste forme ridotte di partecipazione: i catecumeni, per esempio, non partecipavano a tutta la celebrazione;

Aggiungiamo anche questa considerazione: persone oggettivamente in contrasto con quanto stabilito da Cristo- quindi in situazione oggettiva di peccato grave - equiparate a catecumeni, che si preparano a entrare nella Chiesa. Il nesso logico (?) e teologico lo vede solo Inos Biffi.