domenica 31 maggio 2009

Il Papa: lo Spirito Santo scaccia la paura, ci fa sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d'amore (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI nella solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo scaccia la paura, ci fa sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d'amore. Al Regina Caeli aggiunge: la Chiesa è un corpo vivo, la cui vitalità è frutto dello Spirito divino

La Chiesa è oggi in festa per la solennità di Pentecoste. Benedetto XVI ha presieduto stamani la Santa Messa nella Basilica Vaticana per celebrare la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli nel Cenacolo.
Cinquanta giorni dopo la Pasqua si realizza quanto Gesù aveva promesso ai discepoli: il battesimo nello Spirito Santo e l’effusione di una potenza dall’alto per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni. Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio di dar vita ad un popolo nuovo e nasce la Chiesa.
Nell’omelia il Santo Padre si è soffermato sulle immagini con cui viene rappresentato lo Spirito Santo.
Al Regina Caeli ha aggiunto che lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


Riferendosi al racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, Benedetto XVI ricorda che lo Spirito Santo è rappresentato dalle immagini della tempesta e del fuoco. La tempesta è descritta come “vento impetuoso”. Questa metafora – osserva il Santo Padre - “fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere”. L’aria e lo Spirito Santo – aggiunge il Papa - sono entrambi indispensabili per la vita:

“Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale”.

Al parallelismo tra aria e Spirito Santo il Papa accosta poi un’altra similitudine: “Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria - e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità - altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo Spirito”. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste – aggiunge Benedetto XVI - fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, “l’aria salubre dello spirito che è l’amore”.

“Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà”.

Il Pontefice si sofferma poi sul fuoco, l’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli:

“Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce”.

Dio vuole continuare a donare questo “fuoco” ad ogni generazione umana ed essendo spirito “soffia dove vuole”. La via che Dio ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra” – spiega il Papa - è “Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto”. Ma l’uomo oggi “sembra affermare se stesso come dio”. Vuole trasformare il mondo “escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo”:

“L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre”.

Questo allontanamento non si traduce solo in una deriva spirituale ma anche in un pericolo per l’intera umanità:

“Nelle mani di un uomo così, il ‘fuoco’ e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.

Ricevere il dono dello Spirito significa comprendere il significato del vivere in comunità alla luce della Scrittura. Nel racconto che descrive la Pentecoste si sottolinea che i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo luogo – spiega il Santo Padre – è il Cenacolo dove “Gesù aveva fatto coi i suoi apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto”.

“Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: ‘Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera’ (At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera”.

Questo presupposto – aggiunge il Papa – vale anche per la Chiesa di oggi:

“Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla libertà di Dio – che la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla preghiera”.

Lo Spirito Santo vince la paura. I discepoli – ricorda Benedetto XVI - si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e “vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte”. A Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini “uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto”. Non avevano alcun timore – sottolinea il Santo Padre - perché si sentivano nelle mani del più forte:

“Sì, cari fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona”.

Non si può aver timore – afferma il Papa - se ci si affida a questo amore infinito:

“Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore”.

Al Regina Caeli Benedetto XVI sottolinea poi come lo Spirito Santo, “disceso sulla Chiesa nascente”, l'ha resa missionaria, inviandola ad annunciare a tutti i popoli la vittoria dell'amore divino sul peccato”. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui - si chiede il Papa - a che cosa si ridurrebbe la Chiesa?

“Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto frutto dell’invisibile Spirito divino”.

Ricordando che quest'anno la solennità di Pentecoste cade nell'ultimo giorno del mese di maggio, in cui abitualmente si celebra la festa mariana della Visitazione, il Pontefice fa notare che la giovane Maria è “icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato”. Dopo il Regina Caeli, il pensiero del Santo Padre è andato infine ai giovani dell'Abruzzo che in questi giorni si stanno raccogliendo numerosi intorno alla Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, portata in pellegrinaggio nella loro regione da un gruppo di volontari.

"In comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto, chiediamo a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e di speranza".

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