lunedì 25 maggio 2009

Il Papa: «La disoccupazione è una ferita. Soluzioni subito» (Bobbio)


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IL PAPA A CASSINO E MONTECASSINO: I VIDEO

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A CASSINO E MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Il Papa: «La disoccupazione è una ferita. Soluzioni subito»

Benedetto XVI a Montecassino, dove la crisi della Fiat colpisce pesantemente

Bonanni: per noi un incoraggiamento. Sacconi: moratoria dei licenziamenti

Alberto Bobbio

Montecassino

La disoccupazione è una «ferita» e il Papa si china sopra di essa, chiedendo a politici e imprenditori di «ricercare con il contributo di tutti valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie».
Joseph Ratzinger ieri a Cassino ha intrecciato uno dei cardini della spiritualità benedettina con una difficile attualità, che segna una città dove la grande fabbrica della Fiat in crisi travolge operai e impiegati e migliaia industrie dell'indotto dell'auto.
Parla nella piazza della città, sotto l'Abbazia appesa al monte, davanti a una folla di 25 mila persone, davanti al sottosegretario Gianni Letta e al segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.
Quasi tutte le famiglie qui hanno a che fare con la crisi dell'auto.
La Fiat occupa quattromila persone e l'indotto quasi 1.500. Questa che si vive in questi mesi è solo l'ultima crisi. Altre hanno colpito negli anni scorsi. C'è chi lavora solo due giorni al mese, ci sono le settimane di chiusura per cercare di smaltire le scorte di auto, ci sono le fabbriche dell'indotto e le aziende di servizio collegate, che hanno licenziato gli operai. La diocesi di Montecassino e l'abate, dom Pietro Vittorelli, non li hanno mai mollati i lavoratori in crisi. Su nell'Abbazia l'abate ha messo attorno a un tavolo molte volte imprenditori, dirigenti, sindacati, politici per cercare soluzioni.
È andato anche a Roma a bussare a Palazzo Chigi per chiedere maggior attenzione ai lavoratori e alle famiglie di qui.
Benedetto XVI sa tutto, promuove l'azione della Chiesa locale, perché essa è tipica «dell'anima del monachesimo» e si compiace dello «sforzo» di stare «a fianco dei lavoratori». Poi esclama: «So quanto sia critica la situazione di tanti operai». Parla di «precarietà preoccupante», di «lavoratori in cassa integrazione o addirittura licenziati».
Il leader della Cisl lo ascolta attentamente, poi sale anche lui all'Abbazia e si ferma a pranzo ospite dell'abate, insieme al Papa. Con i giornalisti commenta le parole del Pontefice: «Un appello così forte è per noi un incoraggiamento a chiedere misure sempre più importanti a favore dei precari, dei disoccupati e di quanti vedono a rischio il proprio posto di lavoro».
Poi sottolinea che «aver pronunciato quelle parole a Cassino, un'area particolarmente sensibile, dove la Fiat e il suo indotto danno lavoro a migliaia di persone, rafforzano la nostra richiesta di incontro e di massima attenzione da parte del governo e della stessa Fiat».
In serata anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha commentato quanto il Papa ha detto a Cassino e ha rilanciato la sua proposta della «moratoria dei licenziamenti da parte delle imprese». Benedetto XVI nel suo intervento a Cassino ha sottolineato che anche la «famiglia ha oggi urgente bisogno di essere meglio tutelata», essendo «fortemente insidiata nelle radici stesse della sua istituzione».
Il Papa ha chiesto «attenzione all'uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati».
Prima di salire all'Abbazia ha inaugurato la Casa della Carità della diocesi, in un padiglione ristrutturato nel vecchio ospedale dalla Regione Lazio.
Il Papa ha detto che «i volontari che opereranno nella Casa della Carità dovranno ispirarsi a San Benedetto e ai suoi monaci, che hanno fatto dell'ospitalità la via che conduce a Dio». Poi ascolta il presidente della Regione Piero Marrazzo: «Questa è una frontiera per le nuove povertà, dove l'accoglienza si esercita con la carità, la solidarietà e lo spirito di sussidiarietà».
Nella preghiera mariana del Regina coeli torna sugli insegnamenti di San Benedetto.
Ricorda la parola che è posta come motto all'ingresso dell'Abbazia di Montecassino come di ogni altro monastero benedettino del mondo, «Pax», e osserva che per «assicurare il progresso sociale nella pace» occorre «un'autentica vita di preghiera» e per i credenti uno «sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia».
Ripete il concetto al pomeriggio durante la celebrazione dei vespri nella basilica dell'Abbazia, prima di sostare in preghiera sulla tomba di San Benedetto. Spiega che fu «maestro di civiltà», che suscitò «una fraternità autentica e costante» perché «nel complesso dei rapporti sociali non si perdesse di mira un'unità di spirito capace di costruire e alimentare sempre la pace».
E ricorda che per questo è stato ricostruito il monastero «dopo l'immane disastro del secondo conflitto mondiale»: «Si eleva come silenzioso monito a rigettare ogni forma di violenza per ricostruire la pace nelle famiglie, nelle comunità e tra i popoli».
In tutto ciò l'Europa ha un ruolo importante. Benedetto XVI ieri ne ha parlato due volte.
In francese nel saluto al Regina coeli dice che la figura di San Benedetto, protettore dell'Europa cristiana, può aiutare «i popoli che vivono in questo continente a rimanere fedeli alle loro radici cristiane e a edificare un'Europa unita e solidale, fondata sulla ricerca della giustizia e della pace». E alla fine dei vespri insiste perché l'Europa «sappia valorizzare il patrimonio di principi e di ideali cristiani che costituisce un immensa ricchezza culturale e spirituale».
Poi va pregare al cimitero polacco, uno dei numerosi cimiteri di guerra, intorno a Montecassino.
Durante la Messa aveva ricordato quello «polacco, quello tedesco, quello del Commonwealth». Accende una fiamma, sosta a lungo in raccoglimento e legge una preghiera per i caduti di tutte le guerre e di tutte le nazioni, nella quale afferma che «la pace è più preziosa di ogni tesoro».

© Copyright Eco di Bergamo, 25 maggio 2009

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